Natascia Tieri Sociologa

Verso nuovi orizzonti

Come fare per diventare Educatore Professionale

2020-04-07 08:23:18

Saper lavorare in team, avere una profonda attitudine a relazionarsi con gli altri, mantenere i nervi saldi sono alcuni dei requisiti richiesti per intraprendere la professione di Educatore Professionale.

Questa figura lavora per recuperare e reinserire socialmente persone in difficoltà e in situazioni di disagio, che vivono per questo ai margini della società. Un lavoro che richiede senso di responsabilità e una sensibilità fuori dal comune tanto da diventare quasi una vocazione.

L’Educatore in particolare assiste queste categorie di persone:

  • soggetti portatori di handicap psichici o fisici (adulti e minori)
  • persone malate di Aids e con problemi di dipendenza (alcol, droghe)  
  • anziani
  • carcerati

Per la varietà delle problematiche con cui si misura, nonché per la loro specificità, l’Educatore lavora spesso in modo coordinato e integrato con altre figure professionali presenti nelle strutture come psicologi, assistenti sociali e altri operatori. In generale, attua interventi educativi e riabilitativi nell'ambito di un progetto terapeutico elaborato da un'équipe multidisciplinare che ha come obiettivo primario il recupero alla vita quotidiana. Per ottenere il positivo inserimento o reinserimento psico-sociale della persona in difficoltà, l’Educatore: mira al recupero delle sue potenzialità e al raggiungimento di livelli sempre più avanzati di autonomia; organizza le strutture e le risorse sociali e sanitarie al fine di realizzare il progetto educativo integrato; opera sulle famiglie, sulla collettività e sul contesto sociale dei pazienti allo scopo di favorirne il reinserimento; partecipa ad attività di studio e ricerca.

L’Educatore svolge la sua attività professionale in strutture e servizi socio-sanitari pubblici (come ospedali, carceri, ma anche Province, Regioni, Comuni); in strutture residenziali e semiresidenziali private (come case famiglia, comunità terapeutiche, case di cura, case di riposo, cooperative, centri di accoglienza); effettua assistenza domiciliare, offrendo anche solo il sostegno educativo; si reca a scuola per il sostegno dei minori; visita centri educativi diurni che ospitano persone disagiate. Lavora in regime di dipendenza o libero professionale.

Secondo i dati dell’Associazione Nazionale Educatori Professionali (ANEP) relativi al 2014, gli educatori professionali in Italia sono più di 31.000: sono quasi 23.000 gli educatori che lavorano nelle strutture residenziali, circa 3.800 quelli dipendenti del Sistema Sanitario Nazionale, circa 2.000 quelli che lavorano presso il Ministero della Giustizia, a cui si aggiungono coloro che lavorano nei servizi semi-residenziali, nei servizi territoriali e nel sistema scolastico.

Come si diventa Educatori Professionali

Il tipo di attività presuppone un interesse di base in ambito socio-sanitario; a scuola è consigliabile il liceo socio-pedagogico, ma è il percorso universitario che fa la differenza.

Ai sensi della Legge 240/2010 la formazione spetta all'Università e per lavorare come Educatore Professionale è necessario essere laureati in una delle due seguenti discipline:

  1. Corso di Laurea triennale o di I livello in Educatore Professionale Sanitario (Classe SNT/02 - Lauree in Professioni Sanitarie, area della Riabilitazione) - Dipartimento di Medicina e Chirurgia
  1. Corso di Laurea triennale o di I livello per Educatore Professionale (Classe L19 - Lauree in Scienze dell'Educazione e della Formazione - Educatore Professionale Sociale, Educatore Nido, Formatore Continuo) - Dipartimento di Scienze Umane

Sociale e sanitario sono due percorsi universitari paralleli che permettono entrambi l’accesso a questa professione.

Dopo il Decreto Ministeriale del 13 marzo 2018 è prevista l’iscrizione ad un apposito albo professionale.

Fondamentale per tale iscrizione è il titolo di studio relativo all’esercizio della professione.
Il percorso universitario prevede anche ore di tirocinio per fare esperienza sul campo; l’esperienza pratica per questo tipo di professione è particolarmente importante per poter poi affrontare le situazioni problematiche. La formazione include percorsi professionalizzanti presso le strutture sanitarie del Servizio Sanitario Nazionale e le strutture di assistenza socio-sanitaria degli enti pubblici individuate nei protocolli d'intesa fra le regioni e le università stesse.
Terminato il percorso formativo e universitario, è utile fare un’analisi del territorio per conoscere le opportunità presenti nel pubblico e nel privato. Se si desidera lavorare nel settore pubblico, occorre informarsi sui bandi e concorsi attivi preso l’ente pubblico di interesse.
Sempre ai sensi della Legge 240/2010 dopo la laurea triennale si può continuare presso le Università con la Laurea specialistica di II livello di due tipi: Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Corso di Laurea Magistrale in Educatore Sanitario Specializzato (classi LM, SNT/02); Dipartimento di Scienze Umane, Corso di Laurea Magistrale in Pedagogia (classi LM50, LM57, LM85, LM93).
È possibile proseguire con master di I e di II livello, dottorati di ricerca, nonché corsi di perfezionamento e di ECM (Educazione continua in medicina che permette al professionista sanitario la formazione continua).

La differenza con l'Educatore Socio-Culturale

La figura di Educatore Professionale non va confusa con quella di Educatore Socio-Culturale.
Anche l’Educatore Socio-Culturale promuove la crescita personale, l’inserimento e la partecipazione sociale delle persone, ma a differenza dell’Educatore Professionale non può operare in progetti e servizi educativi e riabilitativi in ambito socio-sanitario rivolti a persone in difficoltà (minori, tossicodipendenti, alcolisti, carcerati, disabili, pazienti psichiatrici e anziani).
La sua attività mira a sviluppare le potenzialità ludiche, culturali, espressive, relazionali delle persone. Per fare questo, organizza gli spazi ricreativi e sociali attraverso interventi educativi che rispondono ai bisogni individuali; offre consulenza personale; cerca di mediare i conflitti in tutti gli ambiti in cui è possibile favorire l’incontro tra persone e far crescere le loro capacità di partecipare attivamente alla vita sociale.
Per esercitare la professione di Educatore Socio-Culturale, costituisce titolo di ingresso il possesso del diploma di laurea in Scienze dell’Educazione (classe L19) o lauree con contenuti formativi analoghi.
Dopo un periodo di inserimento di qualche mese, solitamente la figura viene stabilizzata. Con il passare del tempo, attraverso l’acquisizione di esperienza sul campo e di competenze gestionali, può in alcuni contesti (strutture residenziali, semiresidenziali, cooperative sociali, etc.) assumere ruoli di responsabilità e coordinamento come occuparsi della formazione o del tutorato dei nuovi educatori e del loro affiancamento nel team di lavoro.