La melodia dell'inconscio
Freud e la musica
La musica come la mistica: analogia citata da Freud. Ma la pensava davvero così?
L’interesse relativo al rapporto tra la musica e la psicoanalisi nasce in seguito ad un passo letto su Il resto è rumore di Alex Ross.
L’atmosfera familiare era tesa. Mahler serbava il ricordo di esser corso fuori di casa per fuggire a una lite tra i genitori. In strada sentì un organetto che suonava la canzone “Ach, du lieber Augustin”. Nel 1910 raccontò l’episodio a Sigmund Freud nel corso di una seduta psicoanalitica che prese la forma di una passeggiata di quattro ore. “Secondo Mahler” osservò Freud, “da quel momento in poi, la terribile tragedia e il frivolo divertimento furono inestricabilmente connessi nella sua mente. (Ross, 2011, p. 41)
In questo passo, dunque, si parla del compositore austriaco Gustav Mahler e viene citato en passant il suo incontro con Sigmund Freud. Tuttavia, all’interno del libro, Freud viene citato più volte, insieme a varie personalità. Quello che desta attenzione è proprio l’accostamento di Freud a musicisti eminenti che hanno fatto la storia della musica del ventesimo secolo. Segno evidente che Sigmund Freud ha avuto contatti con i musicisti della sua epoca e, di conseguenza, con la musica.
Cosa ha detto Freud a proposito della musica? Cosa ne pensava? Lui, che viveva in una città musicale, come Vienna, che ai suoi tempi si ergeva come capitale della musica, ha analizzato il rapporto tra la musica e psiche?
Discorso intorno alle affermazioni di Freud
È ben noto che Freud sentisse un rifiuto assoluto della musica, un’opinione che lui stesso credeva e ripeteva. Amava definirsi privo di sensibilità musicale, ammetteva di non avere “orecchio musicale” e si definiva “sordo alla musica”.
Questo “non sentire” colpisce, quando l’intero problema psicoanalitico, nel suo aspetto clinico, passa proprio per “imparare a sentire” e quando fu proprio Freud che promuovendo una rivoluzione epistemiologica, fece saltare per secoli il metodo fondamentale della scienza, lo sguardo, generando il passaggio tra “campo dello sguardo” e “campo dell’ascolto”.
José Perrés, nel suo libro Freud y la ópera, mette in evidenza come le affermazioni di Freud possono essere relativizzate e qualificate, nonostante avesse toccato solo tangenzialmente il tema della musica. Attraverso i suoi testi, le sue pubblicazioni, le sue manifestazioni verbali, riprodotte da amici e suoi discepoli, nonché attraverso il suo epistolario molto ampio, è possibile rintracciare tutti i riferimenti alla musica, ed in particolare, all’opera. Proprio attraverso la storia documentaria dell’incontro e del disaccordo di Freud con la musica e con l’opera in particolare, possiamo porci alcune domande sul posto che la musica occupa nelle sue teorie e nella sua vita personale, che senza dubbio non è stata evidenziata, come non è particolarmente evidente il rifiuto sistematico che ci hanno presentato i suoi critici, biografi e di cui lo stesso Freud sembrava convinto, come quando affermava in una sua lettera: “La mistica costituisce nel mio caso un libro chiuso come la musica” (Freud, 1929, p. 143).
Il suo biografo “ufficiale”, Ernst Jones, afferma quanto segue:
La sua avversione per la musica era una delle sue caratteristiche più note. Ricordo l’espressione di disgusto che si disegnava sul suo viso quando entrava in un ristorante o in una birreria all’aperto dove c’era un’orchestra e con quanta rapidità metteva le mani alle orecchie per non sentire. (Perrés, 1985, p. 57).
Freud, che poi ci ha insegnato ad “ascoltare” le modulazioni dell’inconscio, avrebbe conosciuto o potuto “sentire” quello che la musica suscita?
Jean-Martin Freud dedica a suo padre, in uno dei suoi lavori, alcune frasi emblematiche:
Non credo che mio padre potesse differenziare una melodia dall’altra e io avevo ereditato questo difetto (che lui chiama “sordità musicale”, un grande svantaggio in un paese musicale come l’Austria…
[Mio padre] non mostrava alcun egoismo tranne che in un raro punto: la sua richiesta di non suonare il pianoforte nell’appartamento era irremovibile.
Il suo atteggiamento nei confronti degli strumenti musicali di qualsiasi tipo non è cambiato in tutta la sua vita. Non c’è mai stato un pianoforte a Bergasse e nessuno dei loro figli ha imparato a suonare uno strumento. Questo era raro a Vienna, allora, e probabilmente sarebbe considerato strano anche oggi, perché saper suonare il pianoforte è considerato una parte essenziale dell’educazione della classe media. (Perrés, 1985, p. 57).
Ci sono molti momenti in cui Freud ammette di non avere “orecchio musicale”.
- In una lettera a Jones dice: “…questo gli ha dato l’occasione di farmi certe promesse che sono per il mio orecchio ciò che la musica è per gli altri”;
- Citiamo ancora suo figlio Jean_Martin: “Mio padre, ovviamente, non capiva gli inconvenienti che avremmo potuto subire in seguito quando imparavamo questo raro inglese-austriaco, e credo che ciò fosse dovuto al fatto che non aveva il minimo orecchio musicale”;
- In un’altra lettera Freud dice: “….mi sono sorpreso a canticchiare una melodia che, sebbene di udito debole, riconosco come l’aria del Don Giovanni…”. (Perrés, 1985, p. 58).
In quest’ultima citazione è evidente come effettivamente Freud conoscesse i motivi musicali, propri dell’opera che sembra essere la sua preferita. Infatti, il suo medico personale degli ultimi anni, Max Schur, dirà: “è piuttosto curioso che Freud, che non era affatto un amante della musica, apprezzerà le opere di Mozart, soprattutto il Don Giovanni” ((Perrés, 1985, p. 58).
La musica in senso metaforico
Per quanto riguarda i riferimenti che Freud fa alla musica è possibile analizzare le analogie riferite alla musica con valore metaforico generale. Il più noto e più citato è quello che presenta nel 1904, nell’articolo tecnico “Sulla psicoterapia”, dove esprime, basandosi sulle parole del principe Amleto – che si fa beffe dei cortigiani inviati dal Re a spiarlo – che “…lo strumento animico non è facile da suonare”. (Perrés, 1985, p. 58).
Un’altra citazione molto interessante appare nel 1914; nel criticare le concezioni di Jung, afferma: “In realtà non era altro che questo: dalla sinfonia dell’occorrenza universale hanno ascoltato solo un paio di accordi culturali e la potente melodia primordiale delle pulsioni è stata nuovamente ignorata” (Perrés, 1985, p. 58).
Nella sua corrispondenza con Lou Andreas-Salome, gli dirà nel 1930: “Io suono una melodia molto semplice nella maggior parte dei casi, e tu fornisci le ottave superiori…”.
Altre analogie toccano più direttamente il tema dell’opera, come le seguenti:
“I chiarimenti più importanti (nel lavoro psicoanalitico) sono solitamente annunciati come ornamenti superflui, come i personaggi travestiti da mendicanti nell’opera…”;
e ancora:
“Ecco le tragedie dell’amore; nel soffocamento dell’amore per la cultura sociale da parte delle istituzioni umane, o il conflitto – famigerato nell’opera – tra “amor e dovere”, costituiscono il punto di partenza di situazioni conflittuali suscettibili di infinite variazioni”. (Perrés, 1985, p. 59).
L’ultima delle metafore generali che compaiono nel suo lavoro si trova in una lettera indirizzata ad Arnold Zweig nel 1933, riferendosi alla sua malattia e alla possibilità di continuare a scrivere. Dice così: “Il mio stato attuale mi fa ricordare quello di quel cantante della sinagoga: per vivere più a lungo vivrà, ma per cantare non canterà più” (Perrés, 1985, p. 59).
Freud è stato indubbiamente a contatto con musicisti, compositori, musicologi, critici, d’arte che hanno esercitato una certa influenza. Affronto l’argomento relativo alle influenze musicali indirette, esercitate da pazienti e discepoli, in un altro lavoro. Ciò a dimostrazione, in linea con quanto sostenuto da Perrés nel suo libro, che le affermazioni di Freud possono essere analizzate e comprese sotto i vari punti di vista.
Ross, Alex, Il resto è rumore. Ascoltando il XX secolo, traduzione di Andrea Silvestri, Milano, Bompiani, 2011.
Perrés, José, Freud y la ópera, México, Fondo de cultura económica, 1985
Freud, Sigmund, Epistolario, t. 2, p. 143, carta a R. Rolland del 20 Luglio del 1929.