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PARASITE di Bong Joon-ho
Non so chi di voi abbia avuto modo di vedere l'ultimo film del regista sudcoreano Bong Joon-ho, vincitore della Palma d'Oro a Cannes.
TRAMA E MIE IMPRESSIONI
Tante le recensioni che potrete trovare in rete. Elemento comune il non spoilerare troppo la trama, per lasciare intatta la sorpresa su un film che comprende vari generi, dalla denuncia sociale al thriller, passando da qualche momento spassoso ad altri decisamente grotteschi.
Questi inaspettati cambi genere lasciano lo spettatore sorpreso e rendono la storia avvincente.
Il filo conduttore è la divergenza fra i mondi delle due famiglie protagoniste. Da una parte una famiglia estremamente povera, che lotta quotidianamente per la sopravvivenza attraverso miseri espedienti, e che vive in uno squallido seminterrato. La fotografia della loro povera esistenza è talmente efficace da creare da subito un sentimento di angoscia e rifiuto all'occhio dello spettatore.
In tutto questo risalta per contrasto la preoccupazione principale dei vari membri che si affannano fra queste sudicie mura a cercare la connessione internet rubata al negozio sovrastante.
Dall'altra parte una famiglia molto benestante, che vive in una villa progettata da un famoso architetto, le cui immense vetrate affacciano sul maestoso parco che fa da cornice a quest'oasi quasi inaccessibile.
Tramite un colpo di fortuna uno dei componenti della prima famiglia riesce ad introdursi nella lussuosa villa come tutor d'inglese per la figlia della famiglia dei Park.
Attraverso stratagemmi non proprio "puliti" il ragazzo riesce ad inserire uno ad uno i componenti della sua famiglia, al servizio dei suoi "padroni".
Da qui in poi si sviluppano e prendono corpo le variegate vicende che non concedono tregua e che ci conducono senza interruzione di attenzione fino all'epilogo.
Tanti i momenti di riflessione che ci inducono gli atteggiamenti dei vari personaggi, ognuno a suo modo vittima e carnefice. Non ci sono in questa storia né vincitori né vinti ed è difficile riuscire a schierarsi pro o contro qualcuno. Ognuno a proprio modo si affaccia su un abisso, una voragine di vuoto esistenziale che in me d'acchito ha creato un senso di fastidio, di ribellione verso i destini dei vari personaggi , e sulla loro incapacità
di credere di avere in mano talenti da valorizzare diversamente. Ma è sicuramente una realistica rappresentazione di un certo tipo di approccio mentale e culturale calato in una situazione ai limiti dell'umana esistenza.
Il titolo può prestarsi a varie interpretazioni, ma forse il più consono è che ognuno dei personaggi è in qualche modo parassita
di qualcun altro.
È indubbiamente un bel film, che consiglierei assolutamente. Una denuncia su divario sociale e individualismo, e una cruda istantanea di un atteggiamento che lascia poco spazio alla consapevolezza in se stessi quali creatori del proprio destino.
Unico palliativo, una sterile SPERANZA in un futuro di riscatto.