Michele Cragnolin

Top Founder Executive

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Storie di schemi: l’evoluzione della tattica. Seconda parte

2018-09-28 06:10:04

La “piramide” di Cambridge: Lo sviluppo delle strategie di gioco fu senza dubbio agevolato dal fatto che il calcio di fine secolo si giocasse soprattutto in ambiente universitario: l’evento agonistico, infatti, divenne oggetto di studio, in vista di un suo progressivo perfezionamento. Il college di Cambridge, uno dei più prestigiosi d’Inghilterra, ideò una formula rimasta fondamentale nella storia del calcio e alla quale, in ultima analisi, vanno fatti risalire tutti gli schemi moderni. Il passing game, come si è visto, aveva introdotto il concetto della collaborazione fra i compagni di squadra, anche di reparti diversi. Per ottenere una più razionale occupazione del terreno di gioco, Cambridge adottò e diffuse uno schema a piramide: davanti al portiere si collocavano due difensori (backs); poco più avanti si posiziona un’altra linea, formata da tre giocatori (definiti half-backs, e poi semplicemente halfs), che dovevano raccogliere le respinte dei difensori e tramutarle in suggerimento per la linea degli attaccanti (forwards), composta da cinque uomini che occupavano l’intera larghezza del campo. Quando fu introdotta in Italia, questa impostazione a 2-3-5, portò a definizioni ancora in uso: ‘prima linea’ (a partire dall’alto) per gli attaccanti, ‘linea mediana’ per quella intermedia (e mediani furono definiti i suoi interpreti), ‘terza linea’ per gli ultimi difensori, chiamati quindi terzini. La rappresentazione grafica di questo schieramento, comprendente un portiere, due terzini, tre mediani, cinque attaccanti, assume la forma di una piramide rovesciata, e col nome di ‘piramide’ questo schema si diffuse in tutta Europa. Si tratta di un sistema di gioco già completo, cui manca però un elemento: la marcatura, cioè l’abbinamento di un proprio difensore a uno specifico attaccante avversario, e proprio per questa caratteristica, in un certo senso, la piramide di Cambridge può essere considerata un antecedente della ‘zona’. È comunque da questa formula che partono i due schemi gioco destinati alla massima diffusione nel periodo fra le due guerre: il ‘metodo’ e il ‘sistema’. La foto (1894) – Una formazione della Cambridge University.

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Michele Cragnolin

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Storie di schemi: l’evoluzione della tattica. Prima parte

2018-09-27 08:50:01

Usiamo cam.tv per quel che è nato!! Vorrei lanciare una "rubrica" per percorrere e condividere insieme a voi la mia grande passione per il calcio. All’inizio c’era la Piramide di Cambridge, poi si passa dal sistema di Chapman alle grandi innovazioni di Viani, Rocco ed Herrera, dal calcio olandese contrapposto a quello all’italiana fino alla rivoluzione di Sacchi. Dalle origini al passing game: All’inizio il calcio non aveva regole codificate e valide per tutti. Dunque è privo di senso, per la fase iniziale, parlare di tattiche o di strategie di gioco e tantomeno di spirito collettivo. Chiunque venisse in possesso della palla iniziava un’azione individuale muovendosi in direzione della porta avversaria finché le forze sorreggevano il suo slancio. In questa prima forma di calcio, gli undici giocatori si disponevano alla rinfusa e soltanto il portiere, l’unico autorizzato all’uso delle mani, aveva una sua specifica caratterizzazione. In una fase successiva, dopo che la creazione della Football Association (1863) aveva posto alcune norme fondamentali per differenziare il calcio dal rugby, davanti al portiere si disposero in verticale due giocatori, mentre gli altri otto erano unicamente proiettati all’attacco. Utilizzando le formule aritmetiche che sono attualmente di uso comune per classificare gli schemi di gioco, si dovrebbe parlare di 1-1-8, e se consideriamo che il modulo oggi più diffuso è il 4-4-2, potremmo dedurne che, dalle origini a oggi, il calcio si è evoluto esclusivamente in fase difensiva, sottraendo uomini all’attacco, per irrobustire la fase di copertura. Furono gli scozzesi, che alla fine del 19° secolo si distinguevano per praticare il calcio più sofisticato e meglio organizzato, a modificare per primi lo schieramento standard, raddoppiando il numero dei giocatori addetti alla difesa della propria porta. Per rimanere ai numeri, nacque così il 2-2-6: due coppie verticali di difensori, che dovevano contrastare, su due successive linee, lo slancio degli attaccanti. È in apparenza singolare, dunque, che il primo match internazionale della storia, che oppose il 30 novembre 1872, a Glasgow, il 2-2-6 scozzese all’1-1-8 inglese, si sia concluso a reti inviolate, nonostante entrambi i moduli adottati fossero nettamente offensivi. Sin da allora, divenne evidente che l’efficacia di un attacco non dipende dal numero degli attaccanti, bensì dal loro razionale impiego. Quest’epoca del calcio viene definita del kick and yusch (“calcia e corri”), espressione che sta a indicare un gioco assolutamente spontaneo, frutto della libera iniziativa dei singoli, e privo di un benché minimo collegamento fra i diversi reparti. I difensori, per esempio, provvedevano unicamente a rilanciare il pallone il più lontano possibile, senza prendere nemmeno in considerazione l’idea di mettere in azione i propri attaccanti. Nei college inglesi, questa fase caratterizzata da un gioco esclusivamente individuale venne chiamata dribbling game. Fondamentale fu il passaggio, sempre sotto la spinta decisiva degli scozzesi, al passing game, cioè alla manovra basata sui passaggi fra i compagni di squadra: è proprio con il passing game che il calcio inizia la sua lunga e complessa evoluzione tattica. La foto (1872) rappresenta il primo match internazionale: Inghilterra-Scozia 0-0

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Michele Cragnolin

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Sergio Marchionne aveva investito il 9% del suo patrimonio personale in questa nuova tecnologia!!

2018-09-25 06:39:01

La notizia è di quelle dell’ultima ora, ed è sorprendente per chi, come noi, conosceva Marchionne solo attraverso i media. Da fonte segreta, molto vicina alla famiglia del compianto Sergio, è trapelata questa indiscrezione: il 9% del patrimonio personale di Marchionne, ereditato dalla famiglia, risulterebbe investito in una compagnia di nome Bitcoin Code. Pare che l’idea non fosse stata sua, ma provenisse da una stretta cerchia di potenti uomini d’affari americani, con cui Sergio aveva stretto amicizia nel corso delle sue missioni al quartier generale Chrysler. Ed evidentemente non si era fatto sfuggire l’occasione, investendo in totale 54 milioni di dollari dei sui capitali personali, per assicurarsi una fetta consistente di Bitcoin Code. Prima di addentrarci nei dettagli di Bitcoin Code, vogliamo ricordare brevemente chi era Sergio Marchionne. Sergio Marchionne era un visionario, qualcuno lo ha definito il più grande manager degli ultimi 30 anni. Arrivato alla FIAT nel 2004, con la casa automobilistica in piena crisi, è stato capace di trasformarla nel terzo gruppo automobilistico mondiale, dopo l’acquisizione dell’americana Crysler; nel 2017 ha realizzato 110 miliardi di euro di fatturato e sfiorato i 4 miliardi di utile. Questo dimostra che il suo enorme investimento in Bitcoin Code è stato il frutto di un piano ben congeniato per moltiplicare i suoi risparmi, mettendo le mani in gran segreto su una tecnologia che avrebbe rivoluzionato la finanza. Esattamente cosa è Bitcoin Code? Bitcoin Code è una financial technology con un piano di redistribuzione del capitale mondiale. Praticamente attingere dallo 0.1% dai più ricchi e darlo indietro al restante 99.9%. Sergio aveva capito che la ricchezza non è equamente distribuita nel mondo, e per quanto sapesse che ci sarebbero sempre stati ricchi e poveri, immaginava che la situazione sarebbe stata sempre meno tollerabile da parte delle classi più povere, con lo 0.1% che controlla più o meno il 90% della ricchezza mondiale. Marchionne stimava di poter riuscire ad abbassarla a circa il 20% senza causare una crisi finanziaria globale. Tradotto in parole semplici: cosa significa per te, una normale persona di classe media o bassa? Significa che diventeresti 2-3 volte più ricco, e nessuno oltre i "super-ricchi" ne sarà influenzato. Sembra fantastico, vero? Ok, questa è la teoria, ma come funzionerà? vi starete domandando. In generale, l'idea è semplice. Lo 0.1% più ricco ha la propria fortuna investita in shares, che vengono gestite per conto loro da broker di Wall Street. L'idea è di battere i mercanti di Wall Street al loro stesso gioco - di fare soldi nel business di Wall Street, in maniera tale che, lentamente ma sicuramente, l'enorme ricchezza inizi a diminuire. come in una partita di poker, dove un nuovo giocatore arriva al tavolo più grande e inizia a vincere. Per fare questo avresti bisogno di previsioni sul mercato finanziaro migliori di quelle di Wall Street. I servizi Cloud non funzionavano un granché in passato, ma questo era prima che Bitcoin Code arrivasse! Questo è il motivo per il quale Marchionne si è interessato non appena ne ha avuto notizia. È rivoluzionario.

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