Michael Romano

Salute & Benessere

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I PROBLEMI DELL' INTESTINO

2019-03-25 08:18:33

Miliardi di organismi, soprattutto batteri, popolano il nostro intestino. Questo popolo di microbi chiamato microbiota ci aiuta ad assimilare il cibo, ci protegge da molte malattie e ci fa stare me

Nell'intestino risiedono circa 400 - 500 specie di microrganismi: batteri, funghi, virus e protozoi. E qui è il 70% dell’intero sistema immunitario. I microbi intestinali sono essenziali alla maturazione e allo sviluppo del sistema immunitario.

L’intestino non è il solo a lavorare alla digestione del cibo per l’organismo: lo aiuta una popolazione di microbi che svolge attività metaboliche e nutrizionali, ha funzione protettiva e stimola la risposta immunitaria di fronte all’attacco di agenti patogeni residenti o arrivati dall’esterno. Tutti i microrganismi dell’intestino, in parte autoctoni e in parte di origine ambientale, fanno parte del cosiddetto microbiota, ovvero l’insieme di tutti i microbi che abitano dentro e sulla superficie del nostro corpo: il loro numero è pari a 10 volte quello delle nostre cellule, che sono circa 10 mila miliardi.



Nell’intestino umano è presente il cosiddetto microbiota intestinale, un sottoinsieme del più generale microbiota, ma certamente il più ricco e importante. Pesa circa 1 chilogrammo e mezzo ed è composto da circa 500 specie di batteri diverse tra loro, divise in 45 generi e 14 famiglie: alcune sono utilissime, come Bacteroides thetaiotaomicron, che aumenta enormemente la capacità dell’organismo di metabolizzare i carboidrati, altre invece possono diventare nocive, come il Clostridium difficile, la cui azione in genere viene arginata dalla presenza di altri microbi, ma che in alcuni casi può causare diarrea e febbre.



La popolazione di microbi “buoni” dell’intestino (che sono la grande maggioranza), tra l’altro protegge l’ospite, cioè l’uomo, producendo il muco che fa da barriera tra i microrganismi e le cellule che formano le pareti dell’intestino. Inoltre stimola la risposta infiammatoria e le difese immunitarie nel caso di un attacco al nostro organismo.



Per questi motivi il microbioma è diventato un campo di estremo interesse per tutta la medicina, perché a differenza di alcuni fattori che non sono modificabili e che incidono sull’insorgenza di malattie – come l’età e la genetica – modificare il microbioma si può. Almeno in teoria.



Nel 2010, uno studio eseguito da alcuni ricercatori dell’Ospedale Meyer e del dipartimento di Farmacologia dell’Università di Firenze ha rivelato che alcuni bambini del Burkina Faso, abituati a una dieta quasi vegetariana e ricchissima di fibre, hanno nell’intestino una popolazione di microbi molto più ricca e varia rispetto a quella contenuta nell’intestino dei coetanei fiorentini, abituati a mangiare zuccheri, grassi, carne e molte meno fibre. E che i primi soffrono molto meno rispetto ai secondi di malattie autoimmuni non trasmissibili.

ESTINTI PER SEMPRE.

La scoperta dei ricercatori fiorentini e di altri scienziati che stanno studiando il microbiota intestinale (e il relativo genoma, definito microbioma), dimostrerebbe inoltre che esiste una correlazione stretta tra ciò che mangiamo, i microbi che abitano l’intestino e il nostro stato di salute. Una dieta ricca di fibre, simile a quella dei bambini del Burkina Faso, è certo più vicina a quella originaria dell’uomo: prima dell’era industriale, infatti, la nostra specie si è nutrita per millenni di vegetali e di (poca) cacciagione.

Questo tipo di dieta darebbe origine a una maggiore biodiversità del microbiota: nell’intestino delle popolazioni di “nativi” ancora presenti sul pianeta sono state trovate il 50 per cento in più di specie di microbi rispetto a quelle contenute nell’addome di nordamericani ed europei. Basterebbe allora cambiare dieta e iniziare a mangiare alimenti ricchi di fibre (legumi, cereali integrali, frutta, verdura) per ripopolare il nostro intestino delle specie perdute? Non è esattamente così: un cambiamento di stile di vita stimola un arricchimento del microbiota, in quantità e diversità dei microrganismi, ma non è in grado di farci recuperare specie che non fossero già presenti nel nostro organismo alla nascita.



Con un esperimento condotto sui topi e compiuto presso il Sonnenburg Lab dell’Università di Stanford, è stato infatti verificato che i microbi scomparsi dall’intestino della madre a causa di una dieta “occidentale” risultano definitivamente estinti nell’intestino del figlio immediatamente dopo il parto. Molti microrganismi, infatti, passano al neonato attraverso i contatti con la pelle, i capezzoli e le labbra della mamma. E se la mamma non li possiede, la trasmissione non può avvenire.

 

TRAPIANTO DI MICROBI

A contribuire a questo processo di estinzione microbica nell’uomo occidentale sarebbero stati anche altri fattori intervenuti con il progresso: per esempio, l’urbanizzazione e dunque l’allontanamento da terreni agricoli e bestiame (fornitori di una maggiore varietà di microrganismi), e l’uso degli antibiotici, in grado di uccidere gran parte della microflora. Processi dagli effetti talmente irreversibili da far pensare ad alcuni scienziati che l’unico metodo possibile per ricreare nell’addome degli uomini civilizzati un microbiota simile a quello dei popoli di nativi (più sani) sia quello di salvare i microbi a rischio di estinzione in una sorta di “arca di Noè” biologica, per poi reimpiantarli artificialmente nei nuovi ospiti umani.

L’impoverimento del microbiota sarebbe alla base della recente diffusione di patologie tipiche della società contemporanea, come il cancro del colon, le malattie autoimmuni, ma anche dell’obesità, di patologie depressive e disturbi d’ansia. Secondo le ricerche del microbiologo Usa Justin Sonnenburg, quando la nostra dieta si impoverisce di fibre, i batteri abituati a metabolizzarle, non trovandone più a disposizione, attaccano il muco che protegge l’intestino dagli altri microbi e questi ultimi, arrivati a contatto con le cellule intestinali, provocano un’infiammazione.

Sarebbe proprio l’infiammazione cronica causata dalla dieta errata e dal conseguente assottigliamento del muco protettivo a scatenare le patologie “occidentali” (del resto, quasi del tutto sconosciute alle tribù di mangiatori di fibre). Una dieta più frugale, al contrario, stimolerebbe i batteri a produrre composti chimici utili all’organismo, come il butirrato (che si trova anche nei formaggi stagionati), capace secondo i ricercatori di proteggerci contro alcune malattie come il morbo di Chron, grazie al suo potere antinfiammatorio.

Fonte testo: www.focus.it/scienza/salute/che-cose-il-microbiota-spy

Frutto-oligosaccaridi per il tuo intestino

I frutto-oligosaccaridi (noti anche con la sigla FOS) sono particolari tipologie di oligosaccaridi: in particolare sono catene polisaccaridiche a basso numero di unità che si ottengono mediante idrolisi dall’inulina (polisaccaride di origine vegetale).

In natura i frutto-oligosaccaridi sono presenti in vari tipi di frutti, ortaggi e cereali come per esempio banane, cipolle, cicoria, carciofi, pomodori, fagioli, frumento e orzo.

Numerosi studi hanno mostrato che i FOS vengono digeriti solo in piccolissima parte nel tratto gastrointestinale superiore (stomaco e intestino tenue) e passano praticamente indigeriti nel colon, dove fermentando sono utilizzati come nutrimento dai batteri probiotici. I FOS possono incrementare anche di dieci volte la crescita di bifidobatteri e lattobacilli mentre invece batteri nocivi alla salute come il clostridium and l'Escherichia coli (così come altri micorganismi patogeni e le tossine d essi prodotte) tendono invece ad essere soppressi utilizzando quantità adeguate di FOS.

Proprietà

Sono sostanze in grado di stimolare in modo selettivo la crescita e il metabolismo della flora batterica, favorendone il riequilibrio; svolgono quindi azione prebiotica, ovvero sono il nutrimento preferenziale per le popolazioni batteriche che si trovano nella nostra flora intestinale. Insieme ai probiotici (i batteri amici) promuovono la salute del nostro intestino, pretendendo disturbi intestinali come colite, costipazione e diarrea, inoltre migliorano la digestione e l’assimilazione.

Sono molto importanti per chi ha in corso o ha da poco terminato una terapia antibiotica: gli antibiotici creano forti squilibri nella flora intestinale ma i FOS uniti ai probiotici aiutano a riequilibrare l’intestino.

Sono indicati anche in caso di alimentazione carente o poco bilanciata, a chi viaggia spesso ed è sottoposto quindi a stress, ambienti inquinanti, infezioni intestinali.

I FOS sono anche utili in caso di diabete perché aiutano a diminuire gli sbalzi glicemici, migliorando la funzionalità epatica. Sono molto efficaci anche nella prevenzione cardiovascolare perché contribuiscono a ridurre i livelli di lipidi e di colesterolo e regolano la pressione sanguigna.



I benefici dei FOS sono contenuti nell’integratore per il benessere quotidiano Start Drink.