Mauro Zorzini

Founder Nerd

Per un capitalismo migliore: ‘Le imprese devono essere meno avide e alzare i salari ai lavoratori’

2019-01-20 16:09:28

Articolo molto interessante di Giovanni Pons

Henry Blodget, fondatore nel 2007 del sito Business Insider, l’anno scorso aveva scelto il palcoscenico di Davos per lanciare il suo manifesto per un “Capitalismo migliore” (Better Capitalism). Idee che hanno bisogno di tempo per essere raccolte e recepite e che sono state rilanciate dallo stesso Blodget a dicembre scorso a New York durante la conferenza internazionale Ignition e che potranno essere ribadite anche quest’anno nel corso del summit tra le Alpi svizzere che si apre martedì 22 gennaio.

In estrema sintesi il Better Capitalism è allo stesso tempo una critica all’attuale sistema capitalistico e una proposta per migliorarne il funzionamento. In particolare Blodget osserva che dagli anni Duemila in poi la crescita della Borsa ha di fatto trasferito un’enorme ricchezza a una fascia molto piccola della popolazione, lo 0,01%. Lasciando indietro chi non possedeva azioni quotate in Borsa, cioé almeno il 48% della popolazione americana.

Le origini di tali enormi diseguaglianze – tra l’altro al centro degli studi di molti economisti negli ultimi anni – sono da ricercarsi, secondo Blodget, negli anni ’70, quando si è imposta con forza la teoria monetarista della scuola di Chicago guidata da Milton Friedman. Da lì in poi il principale motore dello sviluppo economico americano, ma anche mondiale, si è condensato in un solo mantra: “massimizzazione dei profitti”. A cui si è associata la teoria del ‘trikle down’, cioé del fatto che è giusto che la classe imprenditoriale e più ricca del paese si arricchisca, perchè in questo modo avrà più soldi da spendere e per questa via trasferirà i benefici anche alle fasce meno abbienti della popolazione. Una teoria che ha convinto molti per tanti anni ma che ora mostra la corda.
 

Henry Blodget si erige così a promotore di una nuova avanguardia di osservatori illuminati che opera sì a tutto tondo nel sistema capitalistico ma ne riconosce i limiti e di conseguenza ne ricerca i rimedi per renderlo più giusto, ‘migliore’, senza per questo voler tornare agli anni bui del comunismo.

Alcuni grafici sono esemplificativi in tal senso. Da quando si impone la dottrina Friedman (e da quando Gordon Gekko nel film Wall Street teorizza la pratica dell’avidità assoluta) i profitti delle aziende quotate americane cominciano a salire e raggiungono un picco alla fine degli anni Duemila, quando scoppia la crisi finanziaria. Poi una caduta vertiginosa e un’altrettanto rapida risalita che in 7-8 anni riporta i livelli di redditività delle imprese sui loro massimi. Ma in questa oscillazione pluriennale a guadagnarci sono stati in pochi, o comunque una larga fetta di cittadini è stata messa ai margini e fa fatica a sopravvivere.

La curva dei salari negli ultimi vent’anni è esattamente speculare a quella dei profitti, in continua e costante discesa. L’apice viene raggiunto per dimostrare che la teoria del ‘trikle down’ oggi non funziona, e forse non ha mai funzionato. Una tabella preparata da Blodget mostra come un cittadino appartenente allo 0,01% della popolazione con un patrimonio di 370 milioni di dollari possa contare su entrate pari a 11 milioni di dollari all’anno grazie a un rendimento pari al 3%. Ma questi 11 milioni, pur con tutti gli sforzi, non riesce a spenderli interamente. Anche se si compra tre case, spende 3000 $ al giorno per mangiare, 100 mila dollari all’anno per l’educazione dei figli, acquista 5 auto nuove e uno yacht da un milione di dollari e via dicendo.

Questa è la dimostrazione che la ricchezza crea ricchezza e si accumula sui conti correnti delle persone più facoltose le quali non sono in grado di rimettere nel circuito economico i loro lauti proventi. Al contrario, la classe media che è uscita martoriata dagli eventi dell’economia e della finanza degli ultimi anni, consuma tutto quello che possiede e forse anche di più, perché si indebita. E allora il risultato finale è che l’andamento dell’economia reale ha cominciato a non essere più spumeggiante come un tempo, nonostante le forti iniezioni di liquidità. La mancata redistribuzione del reddito abbassa i consumi e di conseguenza correggere queste storture sta diventando un imperativo.

La ricetta di Blodget al riguardo è molto semplice: le aziende devono avere non solo l’obbiettivo del profitto ma devono fare gli interessi di tutte le constituency dell’economia, in particolare della forza lavoro il cui costo non può essere semplicemente minimizzato. I lavoratori sono coloro che permettono alle aziende di produrre i loro prodotti e servizi e inoltre sono anche i cittadini che spendono di più, sono i clienti finali delle aziende. Dunque bisogna trattarli meglio, in una parola sola pagarli di più. Nell’indicare la sua ricetta Blodget arriva a ribilanciare il peso tra capitale e lavoro a favore di quest’ultimo, e qualcuno potrebbe spingersi a definirlo un marxista nell’America post industriale del 2018. Ma in effetti qualcuno ha già cominciato a seguire questi nuovi princìpi: Walmart, Jp Morgan e Amazon hanno alzato il salario orario a 15 dollari all’ora, ma la strada che si aperta è ancora molto lunga.

Ecco gli 8 punti chiave dell’analisi di Henry Blodget:

- Fare business molto spesso significa fare soldi per gli azionisti delle società, ma c’è un modo migliore per definire il ruolo del business: “creare valore per gli azionisti, i dipendenti, i clienti e la società”.
- L’idea del capitalismo degli azionisti nella nostra economia significa che solo una piccola percentuale di cittadini, gli azionisti, traggono i massimi benefici e guadagni dal sistema produttivo.
- L’idea del “trikle down”, cioé che i guadagni della parte alta si possano diffondere anche nella fasce più basse della popolazione in maniera automatica semplicemente non funziona per tutti.
- La creazione di lavoro non arriva solo dai lavoratori ma anche dai clienti. Usando Business Insider come esempio, Blodget dice che l’iniziativa editoriale è in grado di assumere lavoratori e di sostenere il suo sviluppo grazie agli abbonamenti, alla pubblicità e alle vendite.
- “Il capitalismo degli azionisti” è stato il nostro modello economico per decenni. Quarant’anni di questo tipo di capitalismo ci ha reso una nazione di padroni e servi.
- C’è uno straordinario vassoio di prodotti di alta qualità disponibile per noi adesso, ma i consumatori stanno combattendo per guadagnare i soldi che servono per comprarli.
- E’ positivo che alcune aziende come Amazon e alcune città come Seattle abbiano deciso di alzare il salario minimo a 15 dollari l’ora. Ma il 40% delle aziende è ancora sotto questo livello e l’unica strada per coinvolgere i consumatori nel creare una economia migliore è quella di alzare questi salari.
- La soluzione ai nostri problemi economici è un “capitalismo migliore”: come dice il Ceo di Blackrock Larry Fink, le aziende devono dare un “contributo alla società”.

by Mauro Zorzini