Mauro Zorzini

Founder Nerd

Gygax-Day: quando il Gioco si fa grande.

2019-07-27 16:28:16

Quando l' uomo diventa un dio... (o molti se preferisce)

"Chi sei tuo? Un Dio?"

Può sembrare un titolo pretestuoso certo, (non certo per chi ricorda la citazione, ovvio) ma quando riesci a concepire e di conseguenza creare un intero mondo prima, e poi diventato un intero multi-verso con tutte le sue sfaccettature, le sue complessità e le sue storie, allora cosa ti differenzia dall' essere un "dio"?

Sostanzialmente NULLA.


Ed è esattamente questo che questo baldo giovanotto dal nome di Gary Gygax, assieme al suo socio in combutta Dave Anderson, in una tempestosa notte del lontano 1974, in una lurida cantina del Bronx, visibilmente alterati da qualsiasi cosa avessero potuto metter mano, creò...


Ok, no. Non è andata proprio così, ma era per rendervi l' idea di cosa significhi l' affermazione: "Creare con le Parole". 


Ma andiamo con ordine: Gygax nacque il 27 luglio 1938 ( TANTI AUGURI!!!) ed è sempre stato appassionato di giochi tattici da guerra, quelli con le miniature per intenderci, tanto da creare lui stesso negli anni '60, un club di war-game medievale e diede vita a quella che ben presto divenne uno dei più importanti appuntamenti del settore: la Gen-Con.


Nel 1973 fondò la Tactical Studies Rules comunemente conosciuta come TSR.


L' anno successivo, creò, appunto con Dave Anderson, quello che è divenuto in poco tempo uno dei più grandi sfoghi e divertimenti di milioni di ragazzi: Dungeons&Dragons comunemente conosciuto come D&D.


Da allora, di acqua sotto i ponti ne è passata e Gygax poi ha creato numeroso materiale per la sua creatura prima di morire nel marzo del 2008 per un aneurisma cerebrale, garantendo a tutti noi ore ed ore di sano divertimento e regalandoci in definitiva uno dei più grandi insegnamenti che possiamo vedere perfettamente espresso in questa stupenda immagine della pagina facebook di "Sesso,Droga e D&D"

Il Gioco come forma d' Arte


Quello che aveva creato Gygax, prendeva spunto sia dalla sua passione per i cosidetti "Secoli Bui" del Medioevo (che poi tanto "bui" non erano ma lo vedremo in un prossimo articolo) sia dalla passione per il genere fantasy, soprattutto per IL Romanzo per eccellenza "Il Signore degli Anelli" (ricordi il mio articolo? No? Beh, lo trovi qui)


Combinando le varie passioni a delle regole ben precise, Gygax e Anderson diedero vita ad un universo sconfinato di potenzialità, dove l' immagine veniva creata tramite la PAROLA  ed occasionalmente tramite l' uso delle miniature.


Un intero mondo prese così vita, e di lì a poco, nel 1974 venne pubblicato il regolamento e poco dopo, nel 1977, venne inserito in quella forma ormai conosciuta da tutti  e comunemente chiamata "La Scatola Rossa",  che avrebbe dovuto servire come introduzione al regolamento Advanced. 


Tante materie in un unico contenitore


Quello che rende il Gioco di Ruolo così piacevole da giocare, è la sua interazione umana e la sua assoluta libertà interna dai pregiudizi: infatti se all' interno del gruppo (il cosidetto party) cominciano a crearsi dissapori, allora il gruppo stesso si scioglie e si sgretola.


Il suo uso terapeutico poi viene oramai riconosciuto ed utilizzato ampiamente anche nella moderna psicologia, a patto ovviamente di NON abusarne,  e vedremo poi il perchè.


L' utilizzo delle meccaniche del gioco si risolve utilizzando dei dadi come questi qui.


Notato nulla di strano?

Ebbene sì: quelli che si usano in D&D non sono dei semplici dadi, o meglio ci sono anche quelli, ma sono in realtà i cosidetti SOLIDI PLATONICI e tutto ciò ad essi connesso che ne richiama il ricordo delle nostre giornate sui banchi di scuola, viene ampiamente inserito all' interno del gioco.


Le proprie esperienze personali e la propria immaginazione poi sono il VERO fulcro del gioco: noi impersoniamo un alter-ego creato su una scheda e gli facciamo vivere delle avventure in un mondo già esistente guidandolo attraverso le nostre convinzioni, i nostri pensieri e le nostre azioni.

Quindi? Chi ha vinto?


Questa "fantastica" domanda è quella che OGNI giocatore di ruolo si è sentito fare da parte di coloro che non ne avevano mai sentito parlare.


Ed in questo punto che una nuova concezione di "Gioco" venne a galla, perchè qui l' importante è DAVVERO divertirsi ed in pratica vincono TUTTI.


Anche se il proprio PG (=Personaggio Giocante) muore, può farlo in modo epico e glorioso, o frutto di una semplice casualità, ma anche questo fa parte del divertimento di non solo sentirsi raccontare una storia, ma esservene proprio parte attiva.


Come in #Camtv se vogliamo: qui, in questa meravigliosa social-company il fulcro dell' azione torna ad essere la persona in quanto individuo, e non più come semplice "fonte di spremitura di informazioni" e questo concetto fa DAVVERO fatica ad entrare nella concezione che alcune persone, oramai disilluse, hanno.

Il rovescio della medaglia

Certo, giocare di ruolo è molto divertente e piacevole, ma negli anni ha subito anche diverse forme di ostracismo, dalla deviazione sessuale dei giovani, al loro indottrinamento satanico e alla loro a-socializzazione.


Certo, molti degli argomenti presenti in un gdr possono portare le menti labili a subire una sorta di influenzamento che se non adeguatamente gestito, può portare a problematiche vere e proprie, ma in questo caso, la colpa non va ricercata nel gdr stesso, ma nella situazione personale di quelle persone.


Come già accennato in precedenza, oramai l' utilizzo del "Gioco di Ruolo" è ampiamente riconosciuto in Psicologia e ne viene fatto un uso assolutamente terapeutico per affrontare situazioni anche di isolamento, non comunicabilità, casi di fobia o anche in carcere.


Quindi, in conclusione, se vediamo alcuni amici giocare attorno ad un tavolo, con dei strani fogli sopra, che stanno tirando dei dadi e magari ridono, soffrono o imprecano, pasteggiando con le peggio cose per la salute,o se sono i nostri figli non schiviamoli e non preoccupiamoci inutilmente, ma anzi, cerchiamo di unirci a loro e trovare un importante punto di contatto, anche generazionale.


Che di questi tempi ve n'è assoluto bisogno.

by Mauro Zorzini