Massimo d'Aquino

Ho sempre la sensazione di non aver fatto abbastanza e se da una parte a volte prende il sopravvento una sorta di rassegnazione serena, dall’altra ho una gran voglia di far vedere ciò di cui, credo, sono capace: emozionare. Farti provare dolore per il mio dolore che diventa anche tuo, per una cosa che non sai cos’è, ma ce l’hai dentro e non riesci a scacciarla via. Siamo in due in un solo corpo? Sono pazzo o pazza? Provo a farlo tacere e a vivere come le altre femmine. Non c’è verso, adesso si è pure innamorato di quella del terzo banco a sinistra, Amanda. Questo maledetto fiocco rosa sul grembiule nero pare un catarifrangente su cui a caratteri cubitali compare impietosa la scritta: FEMMINA! E ora che faccio? A chi lo dico che non è così? Non c’è scritto niente da nessuna parte: non esisto. Mi chiamano con un nome che non sento mio e si aspettano cose che non riesco a fare, neppure se ci provo. Riuscite a vedermi davvero? Io…Io mi vedo come un gatto che abbaia! E tu mi presenti a tutti come tua figlia, con quale coraggio scegli di NON stare dalla mia parte? Tu, mia madre, avevi il dovere di capire, di andare fino in fondo, di comprendere la mia perenne rabbia, la mia sofferenza, la mia continua richiesta d’amore, ma ero troppo difficile da sopportare: una figlia di cui vergognarsi! Mai! Meglio morire! E così hai fatto. Per liberarmi hai deciso di morire. Col tuo sacrificio hai scontato tutti gli errori commessi e hai rimesso al mondo un figlio nuovo: il Massimo che avrai dinnanzi tra qualche anno. No, non posso e non voglio cedere il posto ad una serena rassegnazione, non è ancora arrivato il momento. Ho ancora tanto daffare e sto cominciando adesso a divertirmi davvero, a far cadere nell’oblìo i sensi di colpa e la vergogna, il terrore d’essere abbandonato e la gelosia. Sto togliendo via le ultime macerie di quelle spesse mura che mi soffocavano e sto vivendo il presente. Sono così tanto felice che mi chiedo spesso quanto mi resta da vivere, tuttavia non ho paura di morire. Sono ancora tanti i sogni da realizzare anche se il più importante è questo meraviglioso presente. A breve ripresenterò a Roma “Camminavo Rasente i Muri” stesso libercolo, nuova veste e, soprattutto, un nuovo grande editore, Fabio Croce. Questo per rinfrescare la memoria e preparare l’uscita di “Io che da mio padre ho preso solo gli occhi chiari”, finalmente terminato e pronto a nascere col nuovo anno. Con la “complicità” di Leila, che asseconda benevola ogni mia follia, credo ne uscirà qualcosa di carino. Sono un resiliente “naturale”, traggo il bello.

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Massimo d'Aquino

Quanta libertà c'è nello scrivere per se stessi! Fiumi di parole per descrivere ogni più piccola emozione nel dettaglio, fin nel più intimo dei dettagli. Parole che non verranno mai pubblicate e che, con molta probabilità, nessuno mai leggerà. C'è il rovescio della medaglia in queste pagine nascoste. Il "Mostro Nero" che mi tormenta la mente, la Follia che mi fa scrivere cose torbide e inenarrabili. Come un verme strisciante lo sento arrivare e un gelido freddo mi assale. Debbo alzarmi e chiudere gli scuri perché possa prendere in prestito le mie mani candide ed insozzarle. (tratto da "Schizzi & Sprazzi" di Massimo d'Aquino)

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