Il caso del volo 1549
Parliamo di un pomeriggio di sole del gennaio del 2009 dove 150 passeggeri presero il volo 1549 delle US Airways.
I miracoli succedono
Nel gennaio del 2009, in un pomeriggio di sole, 150 passeggeri presero il volo 1549 delle US Airways. Tre minuti dopo il decollo, dall’aeroporto La Guardia di New York, uno stormo di oche canadesi si avvicinò all’aereo in perfetta formazione di volo, e a un’altezza di 850 metri, i passeggeri e l'equipaggio, cominciarono improvvisamente a sentire dei forti colpi. Le oche avevano urtato contro i motori dell’aereo. Un motore può ‘ingerire’ uccelli più piccoli ma non le oche canadesi, che pesano dai 5 kili in su (e se l’uccello è troppo grosso non esplode, però si spegne il motore dell'aereo). Le oche che si erano infilate in uno solo dei motori, ma in tutti e due.
Quando i passeggeri capirono che stavano precipitando nell'aereo cadde il silenzio. Non c'era il panico, ma solo preghiere mute. Il capitano Chesley Sullenberger chiamò la torre di controllo e disse 'Urtate oche. Persa spinta in tutti e due i motori. Torniamo verso La Guardia.' il capitano puntò il fiume Hudson. I passeggeri non sapevano che cosa stava accadendo in cabina. Sentirono solo: 'è il capitano che parla. Prepararsi all'impatto'. Ci fu l’urto; l'aereo si fermò. Quando furono aperte le porte di emergenza la luce del sole entrò. Tutti si precipitarono verso le uscite. Le ali dell'aereo, ancora a galla ma che lentamente affondava, erano zeppe di persone in giacca-salvagente che aspettavano i soccorsi. Si salvarono tutti.
Il tutto accadde nei tre minuti che passarono fra l’urto con le oche e il tuffo nel fiume.