Maria Silvia Muscatello

Mele

2020-11-22 17:17:28

I dubbi sui residui di pesticidi nelle mele esistono da tempo, considerando che la coltivazione convenzionale di questi frutti tanto popolari, in genere, implica un uso consistente di agrofarmaci.

Recentemente, inoltre, il tema ha trovato nuova attenzione grazie a due documentari sull’inquinamento e i rischi per chi vive nelle principali zone di produzione italiane. Le mele possono essere nocive? Quanto pesa sulla salute e sull’ambiente l’uso intensivo della chimica? Dopo aver approfondito il caso della presenza di pesticidi nelle banane – probabilmente la coltura più trattata con queste sostanze – stavolta sposteremo l’attenzione sulle mele, cercando di capire se i rischi per i consumatori e per gli ecosistemi sono seri e concreti, come diversi segnali portano a pensare.


La coltivazione delle mele, se condotta con metodo convenzionale, prevede un uso considerevole di agrofarmaci, anche superiore a 10 chilogrammi di prodotti per ettaro, allo scopo di proteggere i frutti e le piante dai parassiti e dalle malattie. I problemi legati all’utilizzo di questi trattamenti, come vedremo tra poco, riguardano l’intero ecosistema agricolo: le piante, gli animali, i terreni e le acque. Tuttavia, ciò che più preme ai consumatori è sapere se le mele che si trovano in commercio possono contenere sostanze nocive. A questo proposito, nell’agosto 2018 il mensile tedesco Öko-Test ha condotto delle rilevazioni su 27 campioni, di cui 5 da agricoltura biologica e 3 coltivati in Italia, acquistati in Germania nella grande distribuzione, ma provenienti da varie nazioni di tutto il mondo.


Gli esiti della prova non sono stati confortanti: solo 9 mele sono risultate prive di residui indesiderati, 5 delle quali erano quelle biologiche, mentre una delle non bio era prodotta nel nostro Paese. Solo 4 delle 22 mele da agricoltura convenzionale, pertanto, non contenevano residui, mentre una mela italiana su tre è risultata “pulita”. Oltre ad accertare la presenza di determinati pesticidi, e in alcuni casi i frutti ne contenevano diversi, il test ha offerto informazioni sulla provenienza e sul ciclo produttivo delle mele che arrivano nei supermercati, coltivate anche a migliaia di chilometri dai punti vendita e talvolta stivate per mesi nelle celle frigorifere, per poter essere commercializzate tutto l’anno. A preoccupare, inoltre, è la progressiva riduzione di varietà indotta dall’industrializzazione dell’agricoltura, una situazione di portata globale, come abbiamo visto nei nostri approfondimenti sui frutti dimenticati.