La scommessa - Quinto episodio: legami dal passato
Edoardo e Roberto non potrebbero essere più diversi...adesso. Ma ci fu un tempo nel quale le loro vite furono fin troppo simili e proprio tale similitudine ha creato un legame molto forte, che dura tuttora...il quinto episodio de "La scomessa" è un viaggio nel passato...
Roberto De Diavolis, terzino sinistro della Lazio, era l'unico vero amico di Edoardo, anche se questi non lo avrebbe mai ammesso ("L'unico vero amico di Edoardo è soltanto Edoardo" aveva più volte detto o pensato"). I due si conoscevano da oltre 10 anni, fin da quando cioè si erano trovati, per via di una di quelle sconcertanti casualità che alcuni definiscono "arabeschi del destino", nella medesima, squallida, aula del liceo scientifico "Galileo Galilei" di Roma: Edoardo vi era finito per scelta, Roberto perché impostogli dai genitori, i quali non avendo condiviso la sua decisione di iscriversi a ragioneria, lo avevano costretto a cambiare idea. Roberto si era adeguato: protestare avrebbe significato rinunciare al calcio, per via di quelle stupide ripicche con le quali molti - troppi - genitori avversano il senso di indipendenza e le libere scelte dei figli. A quel tempo Roberto giocava nell'Ostiamare, categoria esordienti. Fisicamente fragile, ma tecnicamente molto dotato, Roberto aveva una volontà di ferro ed orgoglio da vendere: ogni pomeriggio si recava ad Ostia da solo, con la metropolitana, per allenarsi e tornava a casa tardi, a sera inoltrata. E' fin tropo facile immaginare come questo andasse a discapito dello studio; ed invero, Roberto quell'anno venne respinto, nonostante l'aiuto di Edoardo. Già, Edoardo: a quattordici anni era molto diverso da adesso. Pur non essendo il Candido di Voltaire, Edoardo era spinto verso la vita da una sano ottimismo e da una discreta generosità la quale, comunque, non lo rendeva cieco di fronte alle agghiaccianti atrocità che gli individui commettono ed hanno commesso - lungo quella strada fatta di sangue e di dolore definita Storia - pur di vincere e dominare. In seguito molti eventi cambiarono il suo carattere, rendendolo egoista, diffidente, duro nell'anima. Così Edoardo rinnegò i "buoni principi borghesi" (casa, chiesa, carità) ad i quali era stato educato dai propri, religiosi, genitori. All'inizio ciò avvenne per puro spirito di contrapposizione; quindi per la sempre maggiore consapevolezza delle proprie capacità individuali che, lentamente ma inesorabilmente, andava acquisendo. La conoscenza e le lezioni di vita di Roberto, infine, lo resero un cinico ed ironico dileggiatore delle ipocrisie e delle debolezze umane; anche se poi, in fondo, Roberto non si perdeva in troppi pensieri o troppe chiacchiere sulla natura delle cose e delle persone, non avendone il tempo. Infatti a differenza di Edoardo, figlio unico di genitori economicamente agiati, Roberto era il quinto ed ultimo figlio di una famiglia proletaria e pertanto, aveva dovuto contribuire fin da piccolo a "mandare avanti la baracca". Sicché egli non solo andava a scuola e giocava a calcio ma in alcune sere, dopo aver cenato, sostituiva il padre nella gestione del bar di famiglia, permettendogli di andare a scaricare le casse ai mercati generali ed incrementare il reddito familiare. Ed è chiaro che guadagnarsi la vita giorno per giorno, con stillicidio di sudore e lacrime amare, non consente di riflettere sulle ingiustizie umane ma, al limite, soltanto di renderle meno pesanti da sopportare attraverso l'ironia e l'umorismo. Al di là delle differenze caratteriali e comportamentali, Edoardo e Roberto condivisero la fase più bella della vita umana: l'adolescenza e tutti i suoi momenti più intensi, felici e tristi, dalle prime esperienze amorose alle manifestazioni politiche, tanto per fare un esempio. Tutto questo un giorno terminò di colpo, come di colpo era cominciato: Edoardo conseguì il diploma di maturità scientifica nello stesso giorno - una piovosa mattina di inizio luglio, del 2014 - in cui Roberto firmò un contratto di ingaggio, con il Montevarchi (una società di calcio di serie C), per effetto del quale se ne andò da Roma, impartendo una svolta decisiva alla propria vita.