Marco Falasca

La scommessa - Episodio 17 - La ricompensa

2019-09-30 09:49:07

Sara, sfinita dalle incredibili emozioni provate, si addormentò durante il viaggio. Era l'occasione che Edoardo attendeva per integrare un piano già perfetto. Rallentò, si accostò a destra, procedette adagio...

Sara, sfinita dalle incredibili emozioni provate, si addormentò durante il viaggio. Era l'occasione che Edoardo attendeva per integrare un piano già perfetto. Rallentò, si accostò a destra, procedette adagio, tenendo il volante con la sola mano sinistra; con l'altra, infatti, aprì la borsa di Sara e frugandovi con silenziosa rapidità, trovò subito quanto cercava. Soddisfatto rimise tutto a posto e riprese l'andatura regolare. Giunto a Roma, prese Sara per un braccio e scuotendola dolcemente, la svegliò: "Amore, siamo arrivati. Dovresti dirmi dove abiti, così ti accompagno". Lei, dopo aver aperto a fatica i meravigliosi occhi affinché illuminassero il mondo di beltà, con grande sorpresa di Edoardo, mormorò: "Veramente pensavo che, a questo punto, ti avrebbe fatto piacere trascorrere la notte con me". Queste parole, proferite con voce profonda di ardente sensualità, inflissero ad Edoardo una scarica di adrenalina così forte da farlo trasalire. Non le rispose. Si limitò a bloccare immediatamente la macchina e dopo aver spento il motore, a baciarla con impeto devastante. Quindi iniziò a spogliarla, ma lei lo fermò: "Non qui" disse decisa. Edoardo, leggermente contrariato, replicò: "E perché? Non siamo mica negli anni novanta, che se ci scoprono in auto a fare l'amore ci arrestano per atti osceni e ci sequestrano il veicolo: per fortuna quei tempi medioevali sono terminati" "Lo so - riprese lei con dolce fermezza - ma preferisco comunque evitare che…" "Va bene, andremo altrove" la interruppe Edoardo: e dopo averla nuovamente baciata, mise in moto e ripartì, più eccitato che mai. "Sono un mito: il mio fascino è irresistibile - penso compiacendosi - Non avrei mai creduto che sarebbe stata lei ad offrirmisi così spudoratamente, anzi: le avevo perfino preso la chiave di casa, in modo che di conseguenza sarebbe stata costretta a venire a casa mia".

Giunto sotto casa, Edoardo parcheggiò; scese, aprì la portiera a Sara e le disse: "Eccoci al cospetto del mio castello, benvenuta" "Ma scusa, vivi da solo?" replicò questa, perplessa.

"No, ma naturalmente i miei non ci sono" la tranquillizzò Edoardo. Una volta che furono saliti, dopo essere entrati nell'appartamento, Sara si avvinghiò a Edoardo e lo baciò. Ma lui, simulando disappunto ed imbarazzo, se ne staccò lentamente e disse:" Amore, no, ferma. Purtroppo ho commesso l'errore di non staccare l'antifurto appena entrato e pertanto, devo farlo subito, altrimenti suonerà e sveglierà l'intero palazzo. Tu, nel frattempo, mettiti pure a tuo agio, versati qualcosa da bere, fai come se fossi a casa tua". Sara, imbronciata, annuì. 

In realtà, l'appartamento dove Edoardo viveva, era si fornito di allarme, ma questo non veniva più innestato da quando, appena tre mesi prima, dei ladri erano entrati dopo averlo neutralizzato, dimostrandone così l’assoluta inefficacia. Il fatto era che Edoardo, saggiamente, voleva evitare che Sara notasse la sua camicia macchiata: probabilmente, pazza di lui come sembrava, non le avrebbe prestato la necessaria attenzione per ricollegarla al guasto della propria automobile, ma perché correre dei rischi inutili e rovinare tutto sul più bello? Così, dopo aver appeso il giaccone all'attaccapanni, entrò in bagno e sfilatosi la camicia, la gettò nel cestino del bucato sporco. Quindi , andò nella propria camera, laddove Sara già lo attendeva. La trovò, infatti, trepidante ed avida di sesso: praticamente nuda (indossava solo gli slip), distesa sul letto, ansimava morbosamente: "Edoardo vieni, scaldami un pochino". Il tono della voce, così mellifluo ed avvolgente, eccitò Edoardo che però, recuperato il controllo, si impose di essere lui a condurre il gioco degli amorosi sensi e delle torbide passioni. Dopo averla abbracciata, iniziò a morderla, assaporando prima il peccaminoso miele delle sue labbra, poi la dolce durezza dei turgidi capezzoli. Sara si contorse, voluttuosa, per gli spasmi del piacere e gemendo, implorò Edoardo di togliersi i pantaloni. Lui non le diede retta ma, come se non l'avesse neanche ascoltata, stringendole il seno, le tolse gli slip con i denti. Allora, estasiato dalla nudità della ardente ed umida vulva, la leccò con delicatezza, assaporandone la dolce asprezza: Sara provo un godimento tagliente come gocce di rugiada sulla pelle. Edoardo si spogliò e, sollevata Sara per i fianchi, se la mise sopra. Lei iniziò ad agitare lentamente il proprio corpo, sicché lui potesse entrarle dentro piano piano, docilmente; poi, sempre più velocemente, sentendo aumentare l'eccitazione, si chinò e prendendogli la testa, la avvicinò alle rigogliose mammelle. Edoardo, a quel punto, la penetrò con violenza sempre crescente, provocandole urli di straziante piacere. Sara, sentendo che entrambi erano maturi per l'orgasmo, accelerò la cavalcata. Edoardo annegò in lei. Poi il buio