Marco El Greco Del Barba

Founder Senior

Diciamo SI al calcio e NO al razzismo ! Campagna di sensibilizzazione del Manchester United, uniamoci per uno sport pulito!

2019-09-06 15:49:31

Twitter incontrerà lo United per trovare un sistema per bloccare i tweet razzisti contro i calciatori

Dopo il caso Pogba, investito da migliaia di attacchi a sfondo razziale per aver sbagliato un rigore, si profila un asse tra la società californiana e la Premier League

L’ondata di razzismo degli ultimi tempi allarma la Premier League. Dopo il rigore sbagliato contro il Wolverhampton, nel match del Monday Night, Pogba era stato bersagliato di insulti razzisti sui social, in particolare su Twitter. Prima dell’ex juventino, campione del mondo con i Bleus di Didier Deschamps a Russia 2018, avevano ricevuto insulti razzisti anche Abraham del Chelsea, che aveva fallito il penalty decisivo nella finale di Supercoppa Europea contro il Liverpool, e Meite, calciatore della seconda squadra del Reading.


Troppi episodi

Troppi episodi beceri, condannati da moltissimi giocatori dei Red Devils e non solo: per questo Twitter ha annunciato che presto incontrerà il Manchester United, «Kick It Out (l’organizzazione contro le discriminazioni che opera nel mondo del calcio, ndc) e qualsiasi altro rappresentante della società civile interessato a conoscere il lavoro proattivo che Twitter sta facendo per affrontare il fenomeno degli abusi razzisti online nei confronti di determinati calciatori nel Regno Unito. «Abbiamo sempre mantenuto un dialogo aperto, ma sappiamo che dobbiamo fare di più per proteggere i nostro utenti. I comportamenti razzisti non hanno spazio sulla nostra piattaforma, li condanniamo fermamente» scrive in un comunicato la società californiana. Qualche ora prima, sul tema del razzismo, era intervenuto anche Phil Neville, ex difensore del Manchester United e ora c.t. della Nazionale di calcio inglese femminile, che ha proposto di boicottare i social: «Ho perso la fiducia in chi gestisce i social, per cui mi chiedo se non sia il caso di dare noi, come comunità calcistica, un messaggio forte lasciando i social media per sei mesi: a quel punto vediamo se le aziende che li gestiscono faranno qualcosa».