Manuela Olga Malerbi

Founder Junior

La solitudine (PH. Manuela Olga Malerbi)

2019-03-21 11:15:19

Quando mi rifugio sulle sponde del “mio Fiume” lo faccio per rigenerarmi ed anche, sembra una contraddizione ma non lo è, per sentirmi meno sola. Ma non fraintendete, ho intorno persone che mi amano ma la solitudine che sento è riferita al mio rapporto con il mondo esterno. Un giorno mio figlio mi ha detto “ Il mondo è un posto senza calore ma ogni tanto qualcuno accende un fuoco”. La sua frase mi ha colpito molto, è esattamente cio’ che provo perché da sempre sono alla ricerca di piccoli fuochi accesi. Voi direte: Ma che c’entra il fiume? Ebbene esso, come il mare ed altre splendide manifestazioni della natura, mi fa sentire parte di un tutto cosmico, mi da la dimensione di cio’ che sono anche se ancora non ho capito quale sia il mio posto in questo mondo nel quale raramente trovo i miei simili, i miei fuocherelli. So che ci sono e questo mi aiuta ad andare avanti nella loro ricerca.....fino alla fine

Qui di sotto alcune righe di Emil Cioran sulla solitudine

„Ci sono due modi di sentire la solitudine: sentirsi soli al mondo o avvertire la solitudine del mondo. Chi si sente solo vive un dramma puramente individuale; il sentimento dell'abbandono può sopraggiungere anche in una splendida cornice naturale. In tal caso interessa unicamente la propria inquietudine. Sentirti proiettato e sospeso in questo mondo, incapace di adattarti ad esso, consumato in te stesso, distrutto dalle tue deficienze o esaltazioni, tormentato dalle tue insufficienze, indifferente agli aspetti esteriori – luminosi o cupi che siano –, rimanendo nel tuo dramma interiore: ecco ciò che significa la solitudine individuale. Il sentimento di solitudine cosmica deriva invece non tanto da un tormento puramente soggettivo, quanto piuttosto dalla sensazione di abbandono di questo mondo, dal sentimento di un nulla esteriore. Come se il mondo avesse perduto di colpo il suo splendore per raffigurare la monotonia essenziale di un cimitero. Sono in molti a sentirsi torturati dalla visione di un mondo derelitto, irrimediabilmente abbandonato ad una solitudine glaciale, che neppure i deboli riflessi di un chiarore crepuscolare riescono a raggiungere. Chi sono dunque i più infelici: coloro che sentono la solitudine in se stessi o coloro che la sentono all'esterno? Impossibile rispondere. E poi, perché dovrei darmi la pena di stabilire una gerarchia della solitudine? Essere solo non è già abbastanza? 

"Emil Cioran"