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Didattica a distanza: il punto di vista di una docente di scuola media

2020-05-20 12:56:14

La Didattica a distanza è ormai agli sgoccioli, visto che si avvicina la fine dell’anno scolastico. Abbiamo voluto chiedere ad una docente di scuola media, Mara Russo, qual è il suo punto di vista e l’esperienza personale circa questa particolare modalità di insegnamento.

“Quel giorno non lo dimenticherò facilmente: eravamo a tavola, si stava pranzando, la notizia era nell’aria già dalla sera precedente. La tv era sintonizzata su Rai News 24. Attendevamo con ansia l’intervento del Presidente del Consiglio che, dopo i saluti di rito ai giornalisti e pubblico in collegamento, passò subito la parola alla Ministra Azzolina. Questa, senza troppi giri di parole, annunciò la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado fino al 15 Marzo.

Come dimenticare quel brivido lungo la schiena, con lo sguardo bloccato a fissare il piatto del pranzo davanti, mentre le urla di felicità dei miei piccoli si univano, idealmente, a quelle di tutti gli studenti d’Italia, convinti che si sarebbe trattato solo di un breve periodo di “vacanza”.

Io sapevo che non sarebbe stato così, ma in quel momento non ebbi la forza di parlare. Ero come bloccata, immobile, incapace di qualsiasi reazione, letteralmente in preda al panico!

Una lunga lista di interrogativi cominciò ad avvicendarsi insieme agli altri pensieri. Cosa fare? Come continuare la programmazione interrotta? Come continuare a far sentire la mia presenza ai ragazzi? Come far capire loro che non si tratta di una vacanza? E poi pensavo agli alunni in difficoltà, quelli più deboli che avevano già problematicità in classe, o che seguivano piani didattici personalizzati. Pensai alle loro vite sospese, all’esigenza pressante che hanno i ragazzini di quella età di relazionarsi con i pari al di fuori dell’ambito familiare, di muoversi in ambienti più ampi rispetto alla propria abitazione e che, dal giorno seguente, sarebbero rimasti confinati in casa. 

Una casa che, a volte, può essere eccessivamente angusta, soffocata da tanti problemi, con la mamma che non ce la fa, che ha bisogno di qualche ora di pausa perché accudire un figlio disabile è un’impresa a dir poco ardua.

Fortunatamente in breve tempo i colleghi di sostegno sono riusciti ad attivarsi nel migliore dei modi, nonostante le innumerevoli difficoltà, cercando di adeguare la didattica a distanza alle loro esigenze e potenzialità. Grazie anche alla presenza delle famiglie, i docenti stanno svolgendo un lavoro davvero straordinario!

Poi ci sono, invece, quegli alunni che a scuola ci vanno con entusiasmo, e che pressano ogni volta per andare avanti con la programmazione, dietro ai quali faccio fatica. 

Come avrebbero fatto senza le lezioni di arte in presenza? DAD, cosa significherà? Come si potrà attuare in tempi brevi? Non tutte le piattaforme dono supportate da strumentazioni mobili come i cellulari. Quale sarà la piattaforma migliore che consentirà a tutti di seguire senza problemi le lezioni? Era vitale non perdere la connessione con il loro piccolo mondo adolescenziale. Quindi, mi sono attivata immediatamente per non lasciare indietro neppure un alunno, sapendo che l’uso del cellulare sarebbe stato per molti la soluzione più agevole per condividere la comunicazione a distanza.

Lo spirito di servizio e di affezione al lavoro al quale ciascuno di noi è stato chiamato, quel forte senso del dovere e di responsabilità che mi porto dietro sin dai primi giorni di insegnamento, mi ha permesso di non indugiare un attimo a trasferire la mia didattica dal campo reale a quello digitale, cominciando a fare i conti con la nuova realtà.

Tra i tanti risvolti direi inattesi della DAD, c’è n’è un altro che vorrei sottolineare. Per alcuni versi, questa modalità di lezioni a distanza ha addirittura avvicinato alcuni studenti tra loro, stimolando la capacità di osservazione e confronto, grazie all’inserimento di attività impensabili e improponibili in presenza, e che ha portato a risultati straordinariamente positivi.

Nonostante ciò, bisogna considerare la DAD una soluzione provvisoria da adottare in caso di emergenza, e quindi da utilizzare nel miglior modo possibile, consapevoli che, quanto prima, è necessario tornare alla didattica in presenza, la sola in grado di assicurare quella relazione e interazione fisica che non potrà mai essere sostituita da una scuola digitale avanzata.

Oggi stiamo finalmente tentando forme di valutazione delle attività svolte che vertono più sul dialogo educativo, che sulla modalità classica. Questo, ovviamente, comporta non poche difficoltà nel formulare e assegnare delle valutazioni oggettive e sensate. Sin dai primi giorni mi sono resa conto che si trattava di un’esperienza faticosa: preparare le nuove lezioni online richiede un maggiore impiego di ore, oltre che una buona dose di creatività. Ma ho subito colto l’aspetto positivo: tutto questo sarebbe diventato un momento di creazione di un patrimonio da utilizzare anche in futuro".