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LA STORIA DEL VINO

2021-05-11 19:42:14

IL CARIGNANO INTRODOTTO DAI FENICI IN SARDEGNA E POI PORTATO IN TUTTO IL MEDITERRANEO.

Un ipotesi dell’origine di questo vitigno è quella della sua introduzione da parte dei Fenici attraverso l’approdo di Solci, città da loro fondata, le cui rovine sono ancora visibili sull’isola di Sant’Antioco. Questa ipotesi è convalidata dalla presenza di questo vitigno nelle zone viticole della Tunisia, Algeria e Marocco, tutte interessate da insediamenti Fenici. Ma considerando la presenza della vite e del vino in Sardegna alla fine dell’età del bronzo (XV sec a.C.) niente esclude che il vitigno sia stato portato da Solci ad altri insediamenti Fenici.
Siamo nel Sulcis, nell’estremità sud occidentale dell’isola. Una zona dalla storia antichissima, che presenta testimonianze archeologiche della presenza di civiltà nuragiche e della successiva colonizzazione fenicia. Il territorio digrada verso il mare con colline e dune di sabbia, fino alle spiagge. Proprio sui terreni sabbiosi a ridosso della costa, viene coltivato il carignano. Le viti sono allevate secondo l’antico metodo della coltivazione ad alberello, spesso a piede franco. Le origini del vitigno si fanno risalire alla colonizzazione fenicia, vista la sua diffusione in numerosi territori costieri del mediterraneo in particolare nel sud della Francia e in Spagna. Il Carignano, per molti anni è stato considerato un vino adatto soprattutto al taglio. Tuttavia negli ultimi decenni si è riservata sempre maggior attenzione alla vinificazione in purezza, con basse rese, ottenendo vini qualitativamente molto interessanti. Oggi il Carignano, ha affiancato il Cannonau come grande vino rosso del della Sardegna, raggiungendo livelli di vera eccellenza. E’ un vitigno che ama il caldo e il vento, resiste bene ai climi secchi e proprio per queste caratteristiche si esprime ai massimi livelli sui suoli sabbiosi e poveri del Sulcis. 

Il Carignano è il nome italiano del vitigno francese Carignan, trova una delle rare espressioni di qualità enologica in Sardegna, mentre nelle altre nazioni dove è coltivato, raramente riesce a trasformarsi in un vitigno di qualità per la vinificazione. Molto probabilmente la sua origine è da ricercarsi nell'area spagnola di Aragona, anche se qui non è molto diffuso. Viene coltivato anche in America del nord, negli Stati Uniti, con il nome di Carignane, e in Spagna e America del sud con il nome di Cariñena. Ma è presente anche in molte altre aree del Mediterraneo, nonostante la sua scarsa qualità. Il suo impiego infatti è molto legato alle alte rese nonostante non riesca a fornire alcun apporto aromatico, ad eccezione della coltivazione sarda, e abbia anche molti problemi legati al suo allevamento. Il suo successo è nato per motivi puramente commerciali dalla Francia, quando questa perse i territori algerini e dovette sostituire le uve provenienti dall'Africa necessarie per il taglio dei vini e per apportare quantità alle richieste sempre più crescenti di vino da tavola per il consumo quotidiano. Ormai radicato nel territorio, il Carignano, nonostante incontri sempre meno i favori sia dei viticoltori che dei consumatori, rimane sempre un vitigno molto popolare, tanto da essere ancora negli anni 90 del novecento, il vitigno più coltivato di Francia. La sua popolarità in Francia parte infatti dagli anni 60 del novecento, quando l'indipendenza dell'Algeria, principale coltivatore di uve da taglio per la nazione d'oltralpe, mise in crisi una parte della produzione francese che si volgeva alla vinificazione di vini semplici per il consumo quotidiano a basso costo del vino.
In Algeria veniva infatti coltivato l'Aramon, vitigno ancor peggiore del Carignan, e in parte per motivi di rivalsa verso l'ex colonizzatore, in parte per la dottrina musulmana che non vede di buon occhio il consumo di alcolici, il paese magrebino smise di essere il vigneto privato francese e i viticoltori dell'esagono dovettero rivolgersi al Carignan e coltivarlo in Francia. Oggi la scelta sembra abbastanza incoerente vista la nuova tendenza alla qualità ottenibile anche a prezzi modesti, ma all'epoca questa apparve la migliore ai francesi di ritorno dal Magreb, costretti a lasciare i propri terreni che già allora producevano circa 14 mila ettolitri di vino Carignano oltre ad immense quantità di Aramon. Ancora oggi il Carignano produce abbondanti quantità di vino algerino. Il vitigno comunque pone anche dei problemi di coltivazione non indifferenti, con alta sensibilità all'oidio, alla peronospora e al marciume, nonché all'attacco dei vermi dell'uva e di altri insetti e parassiti. Il vitigno ha bisogno di continue cure chimiche, tanto da essere considerato uno dei favoriti dall'industria chimica produttrice di diserbanti e pesticidi. Anche la raccolta meccanizzata viene resa difficile dalla forte attaccatura degli acini ai raspi, tanto che il sistema d'allevamento più utilizzato è quello dell'alberello, e non in funzione di una migliore tecnica qualitativa, ma solo per consentirne la raccolta con i macchinari specializzati. Ma le rese costanti, livellate sui 200 ettolitri per ettaro coltivato, la rendono comunque un'uva popolarissima. Questa caratteristica è divenuta fondamentale nel corso del novecento, quando i volumi di vendita del vino sono aumentati vertiginosamente, richiedendo al mercato sempre maggiori quantità anche di livello scadente. Le rese sono anche più alte dell'Aramon, che inoltre risultava più leggero e subì due annate sfavorevolissime nel 1956 e nel 1963 a causa delle gelate. Il germogliamento e la maturazione sono tardive, e questo ne fa un uva prettamente da clima caldo. A partire dagli anni 90 del novecento, grazie alla nuova tendenza delle denominazioni di origine e ad un'attenzione maggiore da parte dei consumatori verso i prodotti di qualità, sono state numerose le iniziative e non per espiantare il vitigno, ma la sua superficie vitata è ancora molto estesa. Nella Francia meridionale, in particolare nel Languedoc-Roussillon dove il vitigno è particolarmente diffuso grazie al clima più caldo, gli ettari coltivati erano ancora 140 mila alla fine degli anni 90, tanto che il vitigno è rimasto nei disciplinari della regione, anche se il suo impiego è sempre più limitato specialmente nelle vinificazioni di qualità del Corbières e del Minervois. Queste vengono sempre più assemblate con i pregiati Syrah e Mourvèdre mentre il Carignan di qualità viene fornito solo da viti molto vecchie in via di scomparsa. Ultimamente il Carignano sta comunque trovando dei vantaggi dalla macerazione carbonica, che riesce ad estrarre aromi che non riescono a presentarsi nelle vinificazioni tradizionali. Qui il vitigno riesce a fornire qualche spunto di interesse e a trovare spazio in vini di qualità migliore. Qui trova il supporto anche di altre uve come il Cinsault e il Grenache che riescono a migliorarlo.

Ma è in Sardegna, che le caratteristiche del Carignano, anonime in altre regioni, escono fuori e forniscono vini fruttati, forti e maturi, con belle evoluzioni spesso su aromi terziari e animali. Il Carignano del Sulcis è vivace e saporito in gioventù ed evoluto e maturo nell'invecchiamento, con bei vini rossi e rosati forti e potenti. Le aperture sono fruttate, spesso di frutti neri maturi in evoluzione, con sconfinamento in aromi floreali di viole e fiori scuri. Ma è la gamma minerale e terziaria a stupire, per forza ed eleganza con presenze di selci o di torrefazione, con evoluzioni animali e di vegetali anche bagnati. I Carignano del Sulcis sono vini di prima qualità, e forse gli altri viticoltori del mondo dovrebbero avvicinarsi a quelli sardi per riuscire a vinificare il Carignan in purezza.
I produttori che vinificano il Carignano in Sardegna sono pochi, e tutti concentrati nella provincia di Cagliari, ma i loro prodotti sono di straordinaria fattura, come quelli della Cantina Santadi dell'omonima cittadina. A partire dal grande Carignano del Sulcis Superiore Terre Brune, un vino aristocratico che travolge i sensi gustativi dell'appassionato, tagliato con appena il 5 per cento di Bovaleddu. Grandissima gamma olfattiva, fragrante e soffice, con presenza di resine balsamiche, linfe, pomodori, funghi, grafite e china. Il palato si fregia di tannini sopraffini, equilibrio e struttura perfetta con una persistenza infinita. Affinato in rovere per ben 16 mesi, va servito con la selvaggina nobile in umido. In purezza assoluta l'azienda vinifica il Carignano del Sulcis Rocca Rubia Riserva, altro vino straordinario e potente, con i penetranti aromi dei fiori macerati, dell'alloro, con la speziatura del tabasco e del ginepro passato al mortaio con fondi affumicati di legna e ancora prugne secche e sfumature minerali. Palato da degustare nel piacere della terra bagnata ferrosa rifinita da tannini perfetti. Sono 20 i mesi di affinamento prima di servirlo con l'agnello alle olive nere e erbe aromatiche.
Un gradino sotto nella qualità, ma sempre ottima fattura sono i Carignano di Sardus Pater, con il vitigno in purezza nel Carignano del Sulcis Kanai Riserva con belle aperture al mallo di noce, alle more di gelso e alle visciole contorniate dalle speziature del pepe su fondi in cuoio e tocchi minerali. Fresco e strutturato, per il capretto al forno. Buono anche il Carignano del Sulcis Is Solus, ad un prezzo assolutamente basso in rapporto alla qualità, dove si godono le belle profumazioni alla fresia, con muschio e amarena. Il palato è in equilibrio con i tannini levigati e la struttura leggera ma solida. Da provare con il pesce spada alle olive.

Alcolicità classica del Carignano, potenza elevata tanto da necessitare di un lungo arieggiamento. Abbinamento classico con capretto al forno e patate.
Il Carignano generico è rubino brillante, e si distingue per gli aromi di fresia, amarena e muschio. Bocca più equilibrata con tannini più soffici. Per questo vino si consigliano le carni rosse alle olive e salse piccanti.


ECCO I PIU' RAPPRESENTATIVI
Carignano del Sulcis Superiore 'Terre Brune' Santadi 
Carignano del Sulcis Riserva 'Buio Buio' Mesa 
Carignano del Sulcis Riserva '6Mura Rosso' Cantina Giba
Carignano del Sulcis Riserva 'Is Solinas' Argiolas 
Carignano del Sulcis Superiore 'Arruga' Sardus Pater
Carignano del Sulcis 'Giba' Cantina Giba
Carignano del Sulcis “U Tabarka Roussou” - Tanca Gioia
Carignano Terra dei Nuraghi "Nativo" Murales 
antonio.dacomo 11/05/21




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