Luigi Garbo Sorrento

Cari amici buona giornata a tutti, oggi vi "regalo" alcune briciole di storia e curiosità di un luogo "fantastico" di Sorrento: Villa Tritone, già Astor ed ancor prima convento... Venduta ai Russi, peccato! Nella Terra delle Sirene, a Sorrento, a picco sul mare, affacciata sul golfo di Napoli, c'é Villa Tritone, sospesa sulla scogliera tra il mito e la leggenda. Il mito é quello letterario che parla di visitatori illustri come Ovidio in quella che era, nel I secolo d. C., la residenza di Agrippa Postumo, nipote di Augusto. La leggenda é quella raccontata da Plinio e da Stazio secondo cui le Sirene in queste terre avevano dimora. Il maremoto che seguì all'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. ricoprì il luogo prima d'acqua, poi d'oblio, fino al Medioevo. Dopo un millenario letargo, sulle rovine dell'antica dimora, fu costruito nel 1200 un convento per monache di clausura dell'ordine di Santa Chiara, che passò poi alla regola di San Benedetto. Nel 1558 il convento, che aveva preso il nome di San Vincenzo, fu invaso dai Saraceni che fecero scempio dell'edificio e della virtù delle sue abitanti. Il convento distrutto fu ricostruito un decennio più tardi dai Domenicani che ripresero a coltivare gli orti dove, fra ulivi ed erbe officinali, arrivarono i primi agrumi portati forse da qualche frate dal Medio Oriente. Il convento restaurato divenne luogo di pellegrinaggio per Torquato Tasso che lì si recò più volte per confidare le sue pene a frate Fabiano, priore del convento, quando venne a Sorrento nel 1577 per visitare la sorella. Quando, nel 1799, i monasteri furono soppressi, il convento fu lasciato dai frati e adibito ad altri usi. Divenne, nel 1809, ospedale civile. Nel 1835 fu concesso ai Gesuiti che vi rimasero fino al 1860, anno in cui l'antico monastero fu venduto a un privato che conservò al giardino quell'aura di mistero e di incanto. Nel 1888 la proprietà fu acquistata dal barone calabrese Labonia che, sulle rovine dell'antica villa romana, costruì la sua dimora e, in omaggio al ceruleo sperone di tufo che la sosteneva la chiamò "Aux roches grises". Al giro del secolo, in piena Belle Epoque, lo stravagante William Waldorf Astor, landlord e magnate dell'editoria, comprò la villa, demolì senza alcun turbamento il convento, e creò un superbo giardino, aggiungendo percorsi romantici e una collezione di piante esotiche che non tardarono ad acclimatarsi. Ai resti della villa romana si adattarono a meraviglia, e ancora oggi sono in sintonia con il contesto, palme rare, cicadacee, centenarie Beaucarneae, monumentali Strelitziae Augusta, un antico esemplare di Encephalartos, mescolati ai vetusti olivi del convento. Dal 1943 al 1945 la casa ospitò Benedetto Croce che diresse abilmente la ricucitura della Nazione martoriata dalla guerra e ricordò quegli anni in un diario che titolò "Quando l'Italia era tagliata in due". Il mito racconta che Villa Tritone ebbe visitatori illustri come Ovidio, la storia certifica che questa fu il luogo dei pellegrinaggi di Torquato Tasso, divenne nel 1888 proprietà del barone calabrese Labonia che la ribattezzò “Aux Roches griges” in omaggio al ceruleo costone di tufo che la sosteneva, poi in piena Belle Epoque fu acquistata dallo stravagante magnate editore inglese William Waldorf Astor, e dal 1943 al 1945 fu la dimora di Benedetto Croce, che ricordò quegli anni di guerra nel diario “Quando l’Italia era tagliata in due”. Negli anni ’70 Villa Tritone divenne la residenza di Rita e Mariano Pane, famiglia di ricchissimi armatori sorrentini titolari della Globeco spa, specializzati in flotte di "spazzamare", le imbarcazioni attrezzate per la pulizia e il monitoraggio delle acque. I Pane vi hanno animato feste e ricevimenti ai quali partecipava il jet set e alcuni tra i politici più potenti del periodo. Begli anni, ormai conclusi. Oggi la villa ed il suo stupendo parco, che ospita specie erborie e reperti archeologici di epoca romana, è di proprietà di un magnate russo che l'ha comprata ad una sua figlia. (le foto sono sul web in vari siti)

Luigi Garbo Sorrento

Cari amici buona giornata a tutti, oggi vi "regalo" alcune briciole di storia e curiosità di un luogo "fantastico" di Sorrento: Villa Tritone, già Astor ed ancor prima convento... Venduta ai Russi, peccato! Nella Terra delle Sirene, a Sorrento, a picco sul mare, affacciata sul golfo di Napoli, c'é Villa Tritone, sospesa sulla scogliera tra il mito e la leggenda. Il mito é quello letterario che parla di visitatori illustri come Ovidio in quella che era, nel I secolo d. C., la residenza di Agrippa Postumo, nipote di Augusto. La leggenda é quella raccontata da Plinio e da Stazio secondo cui le Sirene in queste terre avevano dimora. Il maremoto che seguì all'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. ricoprì il luogo prima d'acqua, poi d'oblio, fino al Medioevo. Dopo un millenario letargo, sulle rovine dell'antica dimora, fu costruito nel 1200 un convento per monache di clausura dell'ordine di Santa Chiara, che passò poi alla regola di San Benedetto. Nel 1558 il convento, che aveva preso il nome di San Vincenzo, fu invaso dai Saraceni che fecero scempio dell'edificio e della virtù delle sue abitanti. Il convento distrutto fu ricostruito un decennio più tardi dai Domenicani che ripresero a coltivare gli orti dove, fra ulivi ed erbe officinali, arrivarono i primi agrumi portati forse da qualche frate dal Medio Oriente. Il convento restaurato divenne luogo di pellegrinaggio per Torquato Tasso che lì si recò più volte per confidare le sue pene a frate Fabiano, priore del convento, quando venne a Sorrento nel 1577 per visitare la sorella. Quando, nel 1799, i monasteri furono soppressi, il convento fu lasciato dai frati e adibito ad altri usi. Divenne, nel 1809, ospedale civile. Nel 1835 fu concesso ai Gesuiti che vi rimasero fino al 1860, anno in cui l'antico monastero fu venduto a un privato che conservò al giardino quell'aura di mistero e di incanto. Nel 1888 la proprietà fu acquistata dal barone calabrese Labonia che, sulle rovine dell'antica villa romana, costruì la sua dimora e, in omaggio al ceruleo sperone di tufo che la sosteneva la chiamò "Aux roches grises". Al giro del secolo, in piena Belle Epoque, lo stravagante William Waldorf Astor, landlord e magnate dell'editoria, comprò la villa, demolì senza alcun turbamento il convento, e creò un superbo giardino, aggiungendo percorsi romantici e una collezione di piante esotiche che non tardarono ad acclimatarsi. Ai resti della villa romana si adattarono a meraviglia, e ancora oggi sono in sintonia con il contesto, palme rare, cicadacee, centenarie Beaucarneae, monumentali Strelitziae Augusta, un antico esemplare di Encephalartos, mescolati ai vetusti olivi del convento. Dal 1943 al 1945 la casa ospitò Benedetto Croce che diresse abilmente la ricucitura della Nazione martoriata dalla guerra e ricordò quegli anni in un diario che titolò "Quando l'Italia era tagliata in due". Il mito racconta che Villa Tritone ebbe visitatori illustri come Ovidio, la storia certifica che questa fu il luogo dei pellegrinaggi di Torquato Tasso, divenne nel 1888 proprietà del barone calabrese Labonia che la ribattezzò “Aux Roches griges” in omaggio al ceruleo costone di tufo che la sosteneva, poi in piena Belle Epoque fu acquistata dallo stravagante magnate editore inglese William Waldorf Astor, e dal 1943 al 1945 fu la dimora di Benedetto Croce, che ricordò quegli anni di guerra nel diario “Quando l’Italia era tagliata in due”. Negli anni ’70 Villa Tritone divenne la residenza di Rita e Mariano Pane, famiglia di ricchissimi armatori sorrentini titolari della Globeco spa, specializzati in flotte di "spazzamare", le imbarcazioni attrezzate per la pulizia e il monitoraggio delle acque. I Pane vi hanno animato feste e ricevimenti ai quali partecipava il jet set e alcuni tra i politici più potenti del periodo. Begli anni, ormai conclusi. Oggi la villa ed il suo stupendo parco, che ospita specie erborie e reperti archeologici di epoca romana, è di proprietà di un magnate russo che l'ha comprata ad una sua figlia. (le foto sono sul web in vari siti)

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