Luca Sansone

Founder Starter

L'aumento della temperatura degli oceani uccide i delfini.

2019-04-03 07:31:01

Dopo l'ondata di calore del 2011, la popolazione di delfini che abitano la Shark Bay australiana continua a registrare una riduzione del tasso di natalità e di sopravvivenza, anche a distanza di sette anni dall'evento estremo.

Cattive notizie per i delfini: il cambiamento climatico e il conseguente aumento delle temperature delle acqua oceaniche possono minacciare la sopravvivenza e la riproduzionedi questi cetacei. A dimostrarlo è oggi uno studio del team di ricercatori dell’Università di Zurigo, che sulle pagine di Current Biology, ha raccontato come il riscaldamento globale possa avere conseguenze a lungo termine molto più devastanti di quanto pensato finora.

Per capirlo, i ricercatori si sono concentrati sui dati relativi a un’ondata di calore che ha colpito le acque della Shark Bay, località dell’Australia occidentale, nel 2011. Questo evento estremo ha causato un aumento della temperatura dell’acqua di circa 4 gradi in più della media annuale, causando una sostanziale perdita delle fanerogame marine, fondamentali per l’ecosistema di una zona costiera come Shark Bay, perché fonte di cibo e protezione per gli animali che la abitano.

Raccogliendo dati relativi a centinaia di animali per un periodo di dieci anni (dal 2007 al 2017) i ricercatori hanno osservato che, dopo l’ondata di calore del 2011, il tasso di sopravvivenza dei delfini della specie Tursiops aduncus è diminuito del 12%. Ma non solo: secondo i ricercatori il riscaldamento delle acque ha causato anche un minor numero di nascite.

Una volta che ci siamo resi conto che l’ondata di calore ha avuto conseguenze così devastanti sulle praterie della Shark Bay, ci siamo chiesti se anche gli animali in cima alla catena alimentare sarebbero stati minacciati dalle temperature dell’acqua più elevate”, ha spiegato alla Cnn il co-autore della ricerca Michael Krützen. “La nostra sorpresa è stata capire che anche sei o sette anni dopo l’evento, non c’è ancora oggi nessun chiaro segno che le cose siano tornate alla normalità. Anzi, la sopravvivenza e la riproduzione dei delfini sono risultate ancora più basse”.

Sebbene non sia chiaro con esattezza cosa stia causando questi cambiamenti, il team ha per ora fornito alcune possibili spiegazioni: potrebbe essere che un minor numero di piccoli è riuscito a sopravvivere a temperature più alte, oppure che i delfini adulti hanno trascurato la loro prole a causa del cambiamento climatico. O, ancora, che l’elevata temperatura possa aver ritardato la maturità sessuale di questi mammiferi marini. “La portata dell’influenza negativa dell’ondata di caldo ci ha davvero sorpreso”, spiega Sonja Wild, autrice dello studio. “È particolarmente raro che il successo riproduttivo delle femmine non sia tornato ai livelli normali anche dopo sei anni”.

Inoltre, dai dati dello studio è emerso che un sottogruppo di delfini, che si distingue dal Tursiops aduncus perché in grado di usare le spugne marine come strumenti di caccia (per spazzare i fondali alla ricerca di prede nascoste) non è stato così drasticamente colpito dall’ondata di calore del 2011. Sebbene, anche in questo caso, i ricercatori non sono ancora riusciti a fornire una precisa spiegazione. Tuttavia, “il nostro studio dimostra per la prima volta che ondate di calore marine non solo influenzano gli organismi a livelli più bassi della catena alimentare, ma potrebbero anche avere conseguenze a lungo termine per quelli che si trovano all’apice, come appunto i delfini”,spiegano i ricercatori.

Sappiamo ormai da tempo che l’aumento delle temperature degli oceani rappresenta una vera e propria minaccia per gli animali marini. Tanto per fare un esempio, ricordiamo che le ondate di calore tra il 2016 e il 2017 hanno ucciso circa la metà dei coralli della Grande Barriera Corallina. “Le ondate di calore possono verificarsi più frequentemente in futuro a causa dei cambiamenti climatici”, conclude Krützen. “Questo è preoccupante non solo per le prospettive a lungo termine delle popolazioni di mammiferi marini, ma per gli interi ecosistemi oceanici”.


( Marta Musso )

6