Lorena Perani

IL KARITE, STORIA DI UNA PIANTA AFRICANA PER ECCELLENZA.

2020-05-04 15:07:50

Ero a Dakar, in Senegal (30 anni fà) curiosa come una scimmia scopro all'esterno della stazione dei treni un mercatino che (credo esista ancora oggi,)dove le donne vendono degli strani involucri vegetali. Oggi li definiremmo un eco packaging......allora era solo far di necessità virtù

IL KARITE, STORIA E CURIOSITA PARTE 1


Dal suo nome scientifico “Vitellaria Paradoxa ou Butyrospermum parkii”, il Karitè, francesizzazione del nome “Ghariti” in wolof (lingua senegalese) significa “albero del burro” , “Limou” in lingua Fon, “Ori” in lingua yoruba etc. Questo albero è considerato come “Albero della vita” o “L’oro delle donne” , perché sono le donne che si occupano della trasformazione, questo consente loro di provvedere ai bisogni della famiglia e soprattutto dei bambini che senza le loro madri sarebbero in molti ad essere disoccupati.

Questa specie della famiglia delle Sapotacee come l’albero dell’argan, sono delle specie originarie dell’Africa del nord e delle savane africane. Minacciato dalla desertificazione, dagli incendi e dallo sfruttamento eccessivo, queste piante sono specie utilissime al benessere umano e in modo particolare delle popolazioni africane.

Il Karitè è un albero originario delle savane dell’Africa dell’ovest e dell’africa centrale che possono raggiungere un altezza di 15 mt..Bisogna aspettare più di 18 anni di vita prima di vedere le prime fioriture  seguite da una discontinuità di produzione di frutti per almeno 100 anni e l’albero può vivere per 3 secoli. Ci vogliono 30 anni prima che l’albero raggiunga l’età adulta. Le sommità dell’albero è molto ramificata e solida ma si puo “torcere” durante la stagione delle piogge. La scorza e molto spessa, con fessure di colore grigio con un tronco il cui diametro misura circa 2 metri. Le giovani foglie sono rossastre, che diventano un bel verde oliva e brune da secche.

Il karitè viene coltivato da seme o innestato. La cerscita del seme è lenta, mentre gli innesti sono piu rapidi. In 5 anni con l’innesto si ottengono dei frutti di qualità. I frutti migliori si ottengono da alberi di almeno 50 anni di età ed ancora migliore da alberi di 100 centenari. Il raccolto viene effettuato a Maggio/Giugno sino a metà settembre. Gli alberi cominciano ad avere foglie nelle stagioni piovose. Ad oggi sono 16 gli stati africani che producono karitè, il primo produttore è la Nigeria, seguiito dal Mali e Burkina Faso e dal Ghana.

Storia


Il Karite è utilizzato da millenni  dalla popolazione africana che non mancano di certo di storie raccontate dai loro griot (cantastorie). Questo albero sacro è proibito il taglio o il danneggiamento, come l’albero del Baobab. Considerato come una grazia divina, non lo si poteva coltivare e quando per caso cresceva in qualche luogo, si pensava che quella terra fosse protetta e benedetta dalle divinità. Molto rispettato, si potevano utilizzare i suoi frutti, le foglie e la scorza. Il legna veniva utilizzato (su consiglio di un oracolo), per produrre utensili da cucina, per costruire case, archi e frecce , imbarcazioni, e carbone della migliore qualità, per i re o i nobili o per particolari cerimonie.

Le donne, considerate come guardiane degli alberi, con i loro canti, la loro bellezza  potevano calmare la collera dei protettori dell’albero o degli spiriti.

D’altra parte, in alcune scritture antiche, riportano notizie sugli effeti straordinari  sul burro prodotto da una noce della quale di rifornivano le regine egizie. Si dice che, il frutto di “Kariti”, somigliante ad un oliva , permetteva alla regina Nefertiti di avere una bellezza straordinaria, sopratutto la pelle e lo stesso della regina Cleopatra, della quale ci parla il  geografo arabo Al-Umari nel 1348. Quest’ultimo descrive il Karite come un limone verde oliva al gusto di pera con un nocciolo il cui burro serviva ai nativi per fare sapone, torce e imbiancare i muri, ad mantenere la pelle morbida .

L’esploratore marocchino Ibn Battuta, lo cita nei suoi scritti, del 14° secolo all’epoca del suo viaggio nel Regno Mandingo. Nel 15 secolo, Mungo Park ne parla nella sua opera “Viaggio all’interno dell’Africa” nel 1797, della scoperta che fece durante l’epoca della schiavutù sulle coste del Gambia, dove i mercanti vendevano ferro, delle gomme profumate e del “Shetoulu” che significa Burro d’albero o burro vegetale nella lingua Malinke’.

Ma è solamente nel 21° secolo che l’Europa comincia veramente ad interessarsi per evitare i danni creati dai loro prodotti cosmetici convenzionali e dalle margarine idrogenate, molto più dannose del burro animale pastorizzato. Eccoche cominciano a nascere le cooperative femminili , le ONG , la produzione del karite e i progetti di di sviluppo del karite. Anche qualche primo macchinario viene costruito per alleggerire il lavoro delle donne ,

Anche se il gusto del karite ed il suo colore sono ben diversi dai burri convenzionali, oggi l’europa utilizza il karite in cosmetica, nelle tecnologie alimentari e farmaceutiche. Tant’è che gli stati uniti preferiscono il karite per utilizzo cosmetico e farmacologico. L’importazione abusiva del karite dai paesi sviluppati, aumenta il prezzo del karite nei paesi produttori che, come sempre subiscono il fallimento della colonizzazione moderna pensando di salvare i paesi sottosviluppati che rimangono tali grazie a loro.


Fonte : Nouvelle Tribune

Ayi Mojisola