Libri & Scrittura
Il cucciolo di Steinbeck si è pure mangiato il manoscritto originale del suo romanzo divenuto un classico.
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Il termine archetipo è di derivazione greca e significa immagine, anche se la sua scomposizione è ancora più precisa e deriva dall’unione di “modello” e “iniziale”. Nello storytelling contemporaneo gli archetipi sono una rappresentazione standardizzata dei differenti personaggi, delle loro caratteristiche, del loro ruolo all’interno della narrazione. Come suggerisce il termine, sono i modelli primordiali, i cliché psicologici all’interno dei quali possono essere collocate tutte le persone e, dunque, i personaggi a cui si ispirano.
A partire dagli studi dell’antropologo inglese James Frazer, la critica archetipa pone attenzione agli aspetti ricorrenti della vita. Ai nostri giorni il lavoro di teorizzazione più conosciuto è quello esposto nelle opere scritte da Joseph Campbell (L’eroe dai mille volti) e da Cristopher Vogler (Il viaggio dell’Eroe), ma le fondamenta su cui posano i loro testi sono state gettate dagli studi di Carl Gustav Jung e, per comprendere al meglio il senso degli archetipi, è proprio da lui che iniziamo.
Alla base degli archetipi letterari (e non solo) c’è il pensiero di Carl Gustav Jung, psichiatra, psicoanalista, antropologo e filosofo. Creatore della "psicologia analitica" teorizza un inconscio collettivo che si esprime negli archetipi. È una “forma universale del pensiero” che, ridotta ai minimi termini, rappresenta i valori in cui le persone credono o da cui sono condizionate, più o meno consapevolmente. Negli archetipi si individuano modi di essere e di comportarsi comuni a tutti gli uomini.
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Questa meravigliosa biblioteca è Cărturești Carusel e si trova a Bucarest in Romania.