La mia Verona, le sue tradizioni e non solo.....

Verona: tradizioni, dialetto e non solo

“ÒCIO”: UNA PAROLA IN DIALETTO VERONESE... UN’INFINITA’ DI MODI DI DIRE, PROVERBI, FILASTROCCHE…..

2020-03-06 12:19:00

Oggi vi faccio conoscere una parola in dialetto veronese ed il suo significato, ma in particolar modo l’infinità di modi di dire, proverbi e filastrocche ad essa legati……. scoprirete quanto è “colorito” il dialetto della mia città, Verona.

Oggi vi faccio conoscere una parola in dialetto veronese ed il suo significato, ma in particolar modo l’infinità di modi di dire, proverbi e filastrocche ad essa legati……. scoprirete quanto è “colorito” il dialetto della mia città, Verona.


Dopo avervi parlato di “La Casa dei Tre Òci” con l’articolo che ho pubblicato ieri sul mio canale Il piacere di girovagare….. e per chi si fosse perso l’articolo ecco qui di seguito il link

https://www.cam.tv/ilpiaceredigirovagare/blog/la-casa-dei-tre-oci/PID18E748

desidero parlarvi della parola in dialetto veronese “ÒCIO” che significa “occhio”. Desidero condividere con voi l’infinità di modi di dire, proverbi e filastrocche legati a questa parola……

MODI DI DIRE:

“òcio”

che significa letteralmente “occhio”, vale a dire attenzione per avvertire una persona di fare attenzione, di stare attenta

“òci da bogon”

che significa letteralmente “occhi da lumaca”, vale a dire gli occhi gonfi dell’espressione un po’ stanca

“òci da pésse straco”

che significa letteralmente “occhi da pesce stanco”, quindi uno sguardo semi-addormentato o uno sguardo fisso proteso verso un punto lontano  non  ben definito

 “par laoràr ben ghe vòl tre robe: òcio, gamba e buso del cul”

che significa letteralmente “per lavorare bene ci vogliono tre cose: occhio, gamba e buco del sedere” ossia occorrono precisione (occhio), essere veloci (gamba) e fortuna (sedere)

“el so òcio drito”

che significa letteralmente “il suo occhio destro” e si definisce così chiunque sia prediletto per esempio dal padre o dalla madre o dal titolare di un’azienda; vi è quindi una certa corrispondenza con la locuzione italiana “braccio destro” ritenendo che la parte destra sia quella migliore

“a òcio”

che significa letteralmente “a occhio” ossia usata per esprimere un’ipotesi oppure l’impressione di come sia andata una cosa

“a òcio e croce”

che significa letteralmente “a occhio e croce” che sta ad indicare pressappoco, all’incirca

“averghe òcio”

che significa letteralmente “avere occhio” ossia intendersi, avere esperienza di qualcosa

“far un bel òcio”

che significa letteralmente “fare un bel occhio” ossia fare bella figura


“far òcio”

che significa letteralmente “fare occhio” ossia distinguersi, attirare l’attenzione

“oltar l’òcio”

che significa letteralmente “girare l’occhio” ossia distrarsi per un attimo da qualcuno o da qualcosa su cui si dovrebbe vigilare


“strucar de òcio”

che significa letteralmente “strizzare l’occhio” ossia fare un gesto di intesa

“me bala n’òcio”

che significa letteralmente “mi balla un occhio” quindi avere molti dubbi, credere  poco a proposito di qualcosa

“la me ven fora da i òci”

che significa letteralmente “mi viene fuori dagli occhi” ossia essere strapieno di una cosa, esserne stanco”


“averghe n’òcio da caregàr”

che significa letteralmente “avere un occhio di impagliatore”, ossia essere poco preciso nel lavoro (il “caregàr” è colui che impaglia le sedie – la locuzione nasce dal paragonare l’impagliatore di sedie con per esempio qualcuno che fa un lavoro di alta precisione)

“no ‘verghe gnanca i òci da piansar”

che significa letteralmente “non avere nemmeno gli occhi per piangere”, ossia essere ridotti in miseria, in disgrazia

PROVERBI:

“l’òcio del paron ingrassa el caval”

“lontan da i òci, lontan dal cor”

“òcio no vede, cor no dole”

“se òcio no mira, cor no sospira”

“l’òcio el vol la so parte”

“bisogna ‘verghe òci anca de drio”

“dove gh’è òcio gh’è lagrime”

“òcio vede e boca tase: cossita se vive in pace”

“òcio belo e cervel biondo, gran belessa de sto mondo”

“òci mori val tesori, òci bisi fa servisi”

FILASTROCCHE

L’”òcio” rientra anche in filastrocche per bambini, più o meno surreali. Una di queste parla dei quattro elementi fondamentali del viso umano; si recita al bambino toccandogli via via gli occhi, le orecchie, la bocca ed all’ultima battuta, strizzandogli scherzosamente il naso tra le dita, pronunciando

“òcio belo, so fradelo / recia bela, so sorela / boca dei frati / timpano de i mati”

by Stefania Gelmetti