I miei genitori mi hanno sempre raccontato che negli anni passati si faceva uso di tutto l’arbusto: in primis si usava legare alcuni rametti con gli aculei ad un filo di ferro sulle tavole dove veniva appoggiato il formaggio per l’uso familiare (ciò per impedire il passaggio di pantegane e topi); si usava anche nelle cantine dove venivano appesi i salami ed i cotechini; si metteva anche nelle stalle dove c’erano delle fessure sempre per evitare il passaggio di animali indesiderati; i suoi rami ben spinosi venivano utilizzati anche legati ad un lungo bastone per entrare e pulire le canne fumarie del camino e delle stufe a legna.
In primavera, da marzo a maggio, questo arbusto molto spinoso produce dei germogli della lunghezza di circa 20 centimetri che in dialetto veronese si chiamano “bruscansi”.
I “bruscansi” con il loro tipico gusto amarognolo vengono utilizzati in cucina per fare ricette, in particolare nella tradizione veronese sono accompagnati da uova sode oppure sono usati come base per fare frittate e risotti.
Ecco qui una ricetta: “Dopo averli lavadi ben, se li fa bóiar par una diesina de minuti e servidi consà con oio ‘stravergine de oliva, sal e magari con calche gossa de asédo. Boni anca nel risoto”.