La mia Verona, le sue tradizioni e non solo.....

Verona: tradizioni, dialetto e non solo

BACANÀL DEL GNOCO E COME L’È NATO EL VÈNARDI GNOCOLÀR

2020-02-18 13:42:17

Vi state chiedendo cos’è il “Bacanàl del Gnoco”? E "come l'è nato el vènardi gnocolàr?" Lo immagino 😀 il dialetto veronese è molto colorito. Se continuate a leggermi vi spiego l’origine ed il significato di questi termini, di cosa si tratta e tante altre curiosità….👉

Cosa significa “Bacanàl”?

Il termine “bacanàl” si traduce con “baccanale” e deriva dal termine “bacàn” che può avere due significati:

  • il primo sta ad indicare il contadino e può essere inteso sia come il proprietario di terreni agricoli e sia come colui che lavora i campi; esiste una forma alterata “bacànoto” che viene usata in senso spregiativo dando alla figura del contadino una definizione di rozzezza, cattivo gusto

Bacàn                                                      Famiglia di bacàni

  • il secondo sta ad indicare il baccano inteso come rumore assordante e tale termine ricorre in un proverbio che dice “Quando che cala el pan, cresse el bacàn” che metaforicamente dice che quando manca il pane, c’è miseria, è più facile essere rizzosi ed alzare la voce sbraitando

Tornando al termine “bacanàl”, viene usato quasi esclusivamente per indicare la festa veronese con il corteo dei carri e delle maschere che sfilano per la città di Verona.

Ebbene si, il “Bacanàl del Gnoco” non è altro che il Carnevale di Verona.

Perché si dice "del Gnoco"?  “Come l’è nato el Vènardi gnocolàr?"

Secondo la leggenda, a causa di una grave carestia, il prezzo della farina salì così tanto che la povera gente, in particolare nel popolare quartiere di San Zeno, rischiava la morte per la fame.

Fu allora che un nobile e facoltoso veronese decise di raccogliere una somma di denaro. Il suo nome era Tommaso Da Vico, un medico, considerato una tra le persone più importanti della vita pubblica di Verona. Da Vico riuscì a raccogliere una somma di denaro tale da garantire a questa gente la farina necessaria per fare gli gnocchi per un anno intero. Gli gnocchi era un piatto molto semplice “impastà co’ solo aqua e farina”, erano la base dell’alimentazione popolana.

Arca e busto di Tommaso Da Vico      Chiesa di San Procolo

L'arca con il busto si trova sul fianco della Chiesa di San Procolo che è adiacente alla Piazza di San Zeno . C'è un epitaffio che recita: "Thomas Vicus Philosoph, Medicus et inter rarissimos praeclarus, hic et in his se jussit claudi lapidibus hoc asserens si vixi, resurgam. anno MDXXXI".

Nel suo testamento Tommaso Da Vico lasciò una ingente somma di denaro “par far ogni ano el carneàl e darghe da magnàr a la pora zènte” ossia, per fare in modo che ogni anno,  il giorno del venerdì grasso, venissero distribuiti gnocchi alla povera gente. Ecco "come l'è nato el Vènardi gnocolàr".

Testamento di Tommaso Da Vico

Chi è il "Papà del Gnoco"?

In ricordo di quell'episodio nacque ”Papà del Gnoco”, la figura che oggi guida la sfilata dei carri e delle maschere cittadine, un panciuto e barbuto re che tiene in mano una grande forchetta dorata con cui infilza un grande gnocco di patate. Da qui appunto il termine di "Bacanàl del Gnoco".

Papà del Gnoco

Come si presenta il “Papà del Gnoco”?

“Par vestirse ghe vol almanco 'na mes'ora co' l'aiuto de un cerimoniere. Quando vedémo sfilàr el Papà del Gnoco con in testa el capél e indosso el so vestito àvorio e rosso, tegnendo in man el piròn, no podémo gnanca pensàr quali particolari se sconde drio. 

El vestito come emo dito l'è 'na cromia de colori da l'avorio al rosso. Sora al vestito su la schéna se vede sbusàr el tabàr rosso fodràdo de raso bianco. El porta en capèl che el g’a la forma de un baldachin colorà. Le scarpe i è bianche, con sora du batòcoli rossi de lana. El g’a en piròn conossù come piròn del Gnoco. El porta la barba e i cavéi fati en lana de bufala”.

by Stefania Gelmetti