Kheoma Rizzo

Founder Junior

Solstizio d’Estate: celebrare l’armonia degli opposti

2019-06-20 10:27:29

Sin dai tempi antichi, l’umanità ha da sempre celebrato con la cosiddetta “Ruota dell’Anno” i maggiori cambiamenti stagionali riguardanti sia l’agricoltura che le mutevoli energie archetipiche intrinseche in ogni individuo.

Intorno al 21 giugno (Solstizio d’Estate) il sole celebra il suo trionfo, in quello che è il giorno più lungo dell’anno ma che, allo stesso tempo, rappresenta l’inizio del suo declino.
Infatti, dopo il Solstizio d’Estate, le giornate iniziano lentamente ma inesorabilmente ad accorciarsi fino al Solstizio d’Inverno, in quella che è la fase “calante” dell’anno.
 Solstizio deriva dal latino solstat, “il sole si ferma” e, infatti, pare quasi che il sole indugi un pò in questa posizione prima di riprendere il suo cammino discendente. Il sole raggiunge la sua massima declinazione positiva rispetto all’equatore celeste, per poi riprendere il cammino inverso: inizia l’estate astronomica (dopo l’inizio simbolico avvenuto il 1° maggio).

Il Sole custodito nelle Erbe solstiziali

Durante questo periodo, in tutti i paesi europei si raccolgono erbe ritenendole impregnate di miracolose virtù: la verbena porta prosperità, mentre l’artemisia, sacra ad Artemide, sorella di Apollo, protegge dal malocchio. Si riteneva in particolare che l’energia solare si raccogliesse in fiori come la calendula o l’iperico, la miracolosa “erba di San Giovanni”.
Vedi -> Iperico: l'Erba di San Giovanni come alleato del Benessere Femminile


Proprio tutte queste virtù magiche e terapeutiche attribuite alle piante, spiegano l’abbondare di leggende riguardanti coloro che più di ogni altre conoscevano le erbe magiche: le streghe. L’usanza antica di certe donne di recarsi nude a raccogliere erbe ricorda antichi riti in cui le donne andavano nude nei campi per propiziare il raccolto, spesso danzando.
Infatti, le donne in particolare, sono sempre state più sensibili ai cambiamenti energetici stagionali in quanto esseri ciclici, e in esse sono racchiuse quattro energie archetipiche che si palesano su tre livelli: quello personale del ciclo mestruale, quello del ciclo lunare e quello del ciclo stagionale.

L’incontro di Terra e Cielo, Luna e Sole, Acqua e Fuoco, Femminile e Maschile…

Forse dietro alle storie di raduni di incantatrici e di fattucchiere nella notte di mezza estate, si cela anche il ricordo dei riti solstiziali celtico-germanici intorno a un albero, o delle feste in onore della Dea Fortuna nell’antica Roma, che si tenevano appunto il 24 giugno (Notte di S. Giovanni)


Fortuna è la Dea della casualità assoluta, del caos benefico e rigeneratore. In questo caos assumono rilievo i due elementi primordiali del fuoco e dell’acqua, contrapposti ma pur sempre complementari, dove il primo simboleggia i poteri della divinità maschile e la seconda quelli della divinità femminile (o, se si preferisce il Sole e la Luna). 


Nelle celebrazioni solstiziali, il fuoco viene simboleggiato dai falò accesi un pò ovunque in Europa. Sono simboli solari e accenderli significa rafforzare l’energia dell’astro che d’ora in avanti va declinando. Un’altra interpretazione esalta il loro valore purificatorio.


 L’acqua è rappresentata dalla rugiada o “guazza di San Giovanni”, associata alla Dea Diana e ad altre divinità lunari, cui sono attribuiti poteri miracolosi: fare ricrescere i capelli, ringiovanire la pelle o addirittura propriziare la fertilità. Per questo, molte giovani donne, la notte di S. Giovanni, usavano bagnarsi nude nei prati, con la magica rugiada. 


 Il Neo-Druidismo chiama il Solstizio d’Estate Alban heruin, “Luce della riva”. Infatti, la festa è al centro dell’anno, al suo volgere, così come la spiaggia è il luogo d’incontro di mare e di terra dove i due confini si uniscono. Nelle tradizioni antiche la “terra” era la zona astronomica al di sopra dell’equatore celeste e l'”acqua” quella inferiore. Il sole trovandosi nel loro punto d’incontro è come sulla riva del mare… 

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