KARATENAUTA

ALLA SCOPERTA DEL MONDO DEL KARATE.

KARATENAUTA

ALLA SCOPERTA DEL MONDO DEL KARATE.

COSA SIGNIFICA "ESSERE PARTE" DI UN DOJO DI OKINAWA? PARLANO I MEMBRI!

2023-08-19 10:59:52

ITALIANO

In questo articolo ho racchiuso i pensieri di alcuni praticanti di karate e/o kobudo di Okinawa in merito a quello che significa per loro l'essere un membro di una scuola dell'isola che ha dato origine a queste arti marziali.

Lo scopo di questo articolo è quello di far conoscere, a chi non conosce questo "approccio all'arte marziale", i valori e le differenze che contraddistinguono la cultura di Okinawa. 

In questo modo spero di riuscire ad incuriosire e incoraggiare gli amanti di questo "mondo" a provare sulla propria pelle le emozioni che questa cultura può regalare.

ENGLISH

In this article I have compiled the thoughts of some Okinawan karate and/or kobudo practitioners about what it means to them to be a member of an island school where these martial arts were rise.

The purpose of this article is to make those unfamiliar with this "martial art approach" aware of the values and differences that distinguish Okinawan culture.

In this way I hope to be able to intrigue and encourage the lovers of this "world" to experience the emotions that this culture can offer on their own skin.

VERSIONE ITALIANA

Da tempo desideravo realizzare un articolo che mi aiutasse a esprimere cosa significa per me essere un membro di una scuola di Okinawa. Questo desiderio è nato dalla necessità di poter spiegare in modo semplice a chi non conosce "il modo di fare ed essere" di coloro che sono nati e vivono secondo gli aspetti culturali sull'isola giapponese.

Prima di incontrare il karate di Okinawa praticavo il karate secondo il modello "giapponese" e quando ho iniziato a vivere sulla mia pelle l'approccio okinawense ho subito riscontrato delle evidenti differenze.

Sia a livello pratico che nei "modi di fare".

Avrei potuto scrivere questo articolo basandomi sulla mia esperienza personale ma ho ritenuto più opportuno e saggio, chiedere il parere a persone che hanno molti anni di esperienza in più rispetto a me. In questo modo avrei anche potuto constatare se le mie sensazioni e i miei pensieri sono in linea con quelli di chi sta percorrendo questa "via" da più tempo. E ancor più fondamentale, per me, è il capire se ho intrapreso una strada adatta al mio "modo di essere".

Ho scelto di chiedere un'opinione ad alcune delle persone che seguo sui canali social che mi sembrano, anche se non li conosco personalmente, basare la propria vita sui valori che caratterizzano la cultura di Okinawa. 

Inoltre ho fatto la stessa domanda anche al mio maestro che ringrazio per essere un ottimo esempio dei valori che dovrebbero essere trasmessi tramite le arti marziali di Okinawa.

Di seguito potrete trovare il pensiero di queste persone in merito alla domanda che ho posto loro:

"cosa significa per te essere parte di una scuola okinawense"?

Prima delle loro risposte desidero ringraziare personalmente e singolarmente ognuno di loro per aver condiviso con me il loro pensiero.

Grazie al mio maestro Michael Kloesser (Berlino - Germania)

Grazie a Lara Chamberlain (California - USA)

Grazie a Michael Quinn (Donegal - Ireland)

Grazie a Stefano Carreri (Pesaro - Italia)

Grazie a Filippo Gaspardo (Pordenone - Italia)

Grazie a Maurizio Di Stefano (Roma- Italia)

Grazie a Fabio Reale (Roma - Italia)

Ora spazio alle risposte...

Michael Kloesser:

"Perché pratico il karate e il kobudo di Okinawa? Bene, le arti marziali di Okinawa sono adatte a chi cerca un luogo di incontro tra esercizio salutare e una difesa personale pratica. La pratica delle arti marziali di Okinawa è soddisfacente quando risulta bilanciata. Intendo se la pratica è regolare, parte integrante della tua vita, una routine quotidiana come la ginnastica per esempio, qualcosa che vuoi fare senza la pressione di avere successo o di mostrare le tue abilità a qualcuno. In altre parole se lo fai per te stesso troverai una soddisfazione che durerà per la vita. Per quanto riguarda la mia pratica con l'associazione Bunbukan è come essere parte di una grande famiglia. Ho incontrato e praticato solamente con fratelli e sorelle appassionate. Ho trovato aiuto in ognuno dei nostri membri della scuola. Apprezzo veramente i benefici derivanti dall'immenso sapere della famiglia Nakamoto e dei membri più anziani. Il grazie più grande lo devo al mio sensei Hiroshi Ochi. Non si stancava mai di insegnarmi e correggermi e ancor di più di incoraggiarmi e motivarmi. Uno dei migliori che ho trovato nella scuola. Tutti hanno un pensiero positivo e ti incoraggiano a continuare e andare avanti. Puoi sentire questo a partire dal nostro presidente (kaicho) al nostro caposcuola (kancho) fino a scendere a chiunque altro faccia parte della famiglia Bunbukan. Alla fine la cosa più importante nelle arti marziali è lo sviluppo dell'umanità. Se ogni artista marziale guardasse al solo obiettivo di diventare un essere umano migliore, il nostro mondo sarebbe migliore. Le arti marziali di Okinawa, come specchio dello stile di vita delle persone di quel posto, mi rendono fisicamente forte e abile, umile nell'atteggiamento, grato per l'onore di essere un membro della famiglia e più di tutto mi rendono felice e soddisfatto".

Lara Chamberlain:

"Mi è stato chiesto cosa significa far parte di un'organizzazione di karate di Okinawa rispetto a una giapponese continentale. Lealtà, impegno e cooperazione sono richiesti in qualsiasi organizzazione ovunque, indipendentemente da dove abbia sede. Il mio maestro mi ha detto che gli abitanti di Okinawa si sentono un popolo più caloroso con un'identità più difensiva, che sostiene la pace nel mondo. Quando sono andata per la prima volta ad Okinawa nel 1995, l'approccio familiare era ancora intatto. Sono stata adottata in famiglia e ho dormito in casa e mangiato alla tavola della famiglia fino a quando sono stata con il mio maestro in ospedale quando è morto. Mi è stato insegnato che questo era il vecchio modo. Era così da tempo, lo studente entrava a far parte della famiglia anche ereditando la casa del maestro o venendo seppellito accanto al suo maestro. Mi sono stati insegnati specifici rituali spirituali delle Ryukyu da includere nella pratica del karate per mantenere fluente la comunicazione con gli antenati. Mi era anche proibito partecipare a qualsiasi torneo perché quello era l'orgoglio dei miei insegnanti, tutti e tre i miei maestri non l'avevano mai fatto. Nella mia osservazione, la continua modernizzazione delle organizzazioni a Okinawa e nel mondo ha unito l'esperienza per essere coerenti, indipendentemente dall'organizzazione a cui appartieni".

Michael Quinn:

"È importante che gli studenti comprendano che non è possibile studiare contemporaneamente sia il karate sportivo che il karate come budo. Sono due percorsi molto separati con grandi differenze nei loro obiettivi. Considero il karate sportivo semplicemente una forma di mantenersi in forma che ha poco, e spesso assolutamente nessun valore di autodifesa. Molti dojo di Okinawa hanno grandi gruppi di studenti e grandi organizzazioni. Tuttavia, Kiyomasa Maeda è particolarmente attento a chi accetta come studente e non accetterà tutti i potenziali studenti che cercano lezioni. Consiglia che essere di buon cuore, cortese e dedito alla loro formazione sono alcune delle principali qualità che deve vedere prima di accettare uno studente per la formazione. Sensei consiglia a chiunque si alleni nel karate di Okinawa o nel kobudo di dimostrare di essere una persona responsabile e degna di fiducia che non utilizzerà il proprio addestramento per danneggiare intenzionalmente gli altri. Quando ho incontrato il sensei per la prima volta era amichevole ma riservato nei miei confronti, e non si impegnava o interagiva molto con me al di fuori del dojo. Ero anche consapevole che era di "vecchia scuola" e che mi avrebbe messo alla prova prima di accettarmi come studente. La mia ricerca sull'etichetta del dojo e sulla cultura di Okinawa è stata preziosa per informarmi su ciò che era appropriato e accettabile durante l'allenamento in un dojo di Okinawa. Pertanto mi sono sentito estremamente privilegiato e onorato quando Kiyomasa Maeda mi ha accettato come studente perché ero profondamente consapevole che si era rifiutato di insegnare a molti altri studenti occidentali che lo avevano avvicinato in passato chiedendogli di insegnare loro. Una volta che il Sensei mi ha accettato come studente, la sua volontà di condividere la sua conoscenza è stata immediatamente evidente. Avere l'opportunità di allenarsi con un insegnante di Okinawa su base individuale offre molte opportunità per approfondire i dettagli del movimento ed esplorare i particolari più complessi e intricati che spesso possono essere persi durante i corsi di formazione o i seminari di gruppo, e aiuta a sviluppare una comprensione del significato dei vari movimenti e delle loro applicazioni intrinseche. Facilita anche domande e risposte durante la formazione. Maeda, sensei mi ha spesso spiegato che insegnerà ai "visitatori" del suo dojo in modo molto diverso da come insegna ai suoi allievi diretti, e questo è evidente da alcuni video che ho visto online di persone che si sono allenate con lui come visitatori piuttosto che come studente. Uno dei maggiori vantaggi dell'allenamento con Maeda sensei è arrivare a comprendere la cultura di Okinawa e la mentalità che contraddistingue l'allenamento del karate e del kobudo di Okinawa. Uno studente non può comprendere le profonde complessità della cultura di Okinawa senza essersi immerso in essa e averne appreso le piccole ma significative sfumature. La cultura di Okinawa non può essere compresa semplicemente leggendo un libro o un articolo online, è necessario sperimentarla di persona e solo allora possiamo iniziare a comprendere parte del pensiero dietro la formazione del karate e del kobudo di Okinawa. Il maestro è una persona molto gentile, generosa e umile. Vado a Okinawa ogni anno per allenarmi con lui, e quando ci resto, mangio e dormo nel suo dojo. Sua moglie Misao-san cucina e mi dà da mangiare così posso godermi la vera esperienza di Okinawa che pochi altri studenti hanno l'opportunità di vivere. Il sensei mi ha accolto nella sua famiglia, il che è un onore, e nel suo dojo. Quando sono a Okinawa, alleno sia il karate che il kobudo uno contro uno con il maestro per circa dieci o quattordici ore al giorno. Ogni sera siamo raggiunti dai suoi studenti più anziani per le loro solite lezioni e insegnamenti. Prima che il mio insegnante Kiyomasa Maeda o io insegniamo le tecniche di livello superiore a qualsiasi studente, è fondamentale sapere che quello studente è una persona responsabile che non userà la sua conoscenza o abilità nel karate per ferire o danneggiare gli altri. Il mio insegnante mi ha sempre detto che è fondamentale sapere che uno studente "abbia un buon cuore" prima di accettarlo come tale.  Mi ha detto anche, in numerose occasioni, di non accettare nessuno studente che non abbia un buon cuore o che potrebbe essere abbastanza irresponsabile o sconsiderato da ferire inutilmente altre persone. Credo fermamente che questo sia uno dei principali difetti del karate moderno in quanto chiunque può entrare in un dojo e senza filtri sugli studenti per valutare il loro carattere o la loro motivazione ad allenarsi. Gli insegnanti sono troppo concentrati sull'ottenere i numeri per generare entrate finanziarie da non preoccuparsi di chi riceve gli insegnamenti o che tipo di studenti hanno. Il maestro non vuole avere una grande organizzazione, ma preferirebbe avere un piccolo numero di studenti impegnati nella loro formazione e nel promuovere e preservare l'autentico karate di Okinawa di alta qualità. Ci sono ampie prove osservando altri gruppi e organizzazioni di karate più grandi che alla fine il denaro, l'ego, la politica o altri fattori negativi hanno un impatto deleterio su questi gruppi che portano a fratture e divisioni, e l'attenzione si concentra quindi sulla politica o sul "superarsi" l'un con l'altro, dimenticandosi così il piacere di allenarsi. Il sensei ha osservato questa frattura e scissione dei gruppi, ed è desideroso di garantire che ciò non accada al suo gruppo. Gli piace preservare il sentimento degli studenti della scuola Shogen-Ryu come una famiglia piuttosto che come un gruppo, e insiste sul fatto che il denaro non dovrebbe essere un'influenza trainante per il karate".


Stefano Carreri:

"Praticare uno stile tradizionale di okinawa significa, in primo luogo,  praticare principalmente in serenità e per se stessi. Mi ritorna in mente un episodio che spiega bene la mia idea. Festival delle arti marziali a Parigi, Bercy. Parte una bellissima dimostrazione di karate giapponese, una trentina di karateka, coreografia impeccabile. Un unico kata, tutti si muovevano in sincronia perfetta. Finita l'esibizione, sono usciti tutti come dei soldati, tutti con lo stesso passo, schematici, robotici. Uscivano seguendo il perimetro del tatami con curve nette di novanta gradi. Poco dopo,  l'esibizione di karate di Okinawa, in cui ogni karateka (tra l'altro tutti di stili differenti) praticava cose differenti, hojo undo, kata, yakusoku kumite... Lo spettatore dove spostava lo sguardo poteva vedere cose differenti. Sicuramente meno di impatto a livello estetico ma più vario. La cosa che mi ha colpito di più però, è stata l'uscita di scena. Sembrava una festa. Ogni maestro coinvolto (anche dei decimi dan) salutava con simpatia e cordialità il pubblico in totale tranquillità. Non c'era quel militarismo visto prima, c'erano solo persone che salutavano e rigraziavano il pubblico che li stava applaudendo. Quando andai a Okinawa, era la stessa cosa. La gente arrivava al dojo, si metteva in disparte e si allenava nel proprio programma in base al proprio livello. C'era la parte in comune, poi ognuno si allenava in totale tranquillità. Spesso ci si fermava ad analizzare una tecnica e ognuno diceva la sua sulle applicazioni e le varianti possibili. Tutto è finalizzato alla crescita e allo studio del corpo, dei punti vulnerabili e al rafforzamento personale non alla competizione o all'estetica. Tutti facciamo lo stesso kata, lo stesso kihon, lo stesso yakusoku kumite, ma ognuno di noi lo esprime in maniera diversa. Non esiste che il mio modo è giusto e il tuo è sbagliato.  Esistono i punti di vista, quindi parliamone. Perché praticare karate di okinawa oggi giorno? In un momento storico in cui la velocità e il risultato immediato sono l'imperativo, studiare il karate di okinawa, che senso può avere? Un percorso lungo, ripetitivo e spesso noioso come può sopravvivere alla modernità delle arti marziali "efficaci" o "da difesa personale ". Sarò retorico, ma come una pianta, o meglio un essere umano hanno naturalmente bisogno di tempo per crescere maturare e diventare forti,  così il corpo ha necessità di tempo e ripetizione per assimilare appieno la tecnica e fare si che diventi un movimento naturale e fluido. Ci sono vari livelli di comprensione nel karate, spesso si impara una tecnica pensado che abbia un determinato fine, dopo anni di pratica, si acquista consapevolezza e la stessa tecnica, può cambiare totalmente funzione: quello che magari studiavi come parata o ricezione, può diventare una leva o addirittura un attacco. Senza gli anni di pratica che portano ad una maturazione personale,  questa metamorfosi non può avvenire e se si vuole subito imparare a "combattere ", spesso un pugno rimarrà sempre un pugno senza mai andare oltre. Ecco perché si chiama arte marziale e non sport da combattimento, perché come qualsiasi arte, per cercare di raggiungere la perfezione, ha bisogno di pratica, ripetizione, pratica, ripetizione, pratica, ripetizione..."


Filippo Gaspardo:

"Per me essere membro e appartenere ad una scuola di karate a Okinawa è il sogno di una vita, esser diventato ufficialmente Shibucho Italia, responsabile per l'Europa e rappresentante di una delle scuole più prestigiose del karate di Okinawa, sotto la guida di kancho Masaaki Ikemiyagi hanshi, è un grande onore e risultato di un grande lavoro, rispetto e umiltà. Ad oggi essere parte della famiglia del mio maestro per me è il massimo, non ci sono dan (grado) che eguaglino questo. Il dan ormai è diventata una forma di ego che allontana i praticanti dalla pratica vera e propria. Il rapporto con il maestro rimane distante, se si pensa solo ad ambire ai dan offuscando così la vera strada da percorrere. Far parte di un dojo familiare ti porta ad avere dei sentimenti molto forti ed un rapporto con il maestro che è uguale a quello che si ha con un padre. A differenza di allenarsi in una palestra dove tutto è più dispersivo, dove i rapporti durano il più delle volte solo quell'ora di allenamento per poi finire lì. Nei dojo invece è tutto molto diverso soprattutto qui a Okinawa dove, questi, solitamente sono all'interno delle abitazioni dei rispettivi maestri e raramente si trovano fuori dal complesso abitativo. Comunque l'approccio al dojo e la vita al suo interno sono simili, tutto ha una sua armonia e niente è dettato da imposizioni rigide, quindi il praticante si sente a casa e non ha timore di muoversi o dire qualcosa anche al di fuori dell'ambito di studio.  Nel dojo di Ikemiyagi sensei di cui faccio parte da quindici anni, ho avuto la fortuna di essere presentato tramite un americano, con il quale facevo immersioni subacquee, che studiava in questo dojo. Dojo che si trova nella parte centrale di Okinawa, quindi difficilmente raggiungibile se non si sa dove è situato e dove serve, ovviamente, una persona che ti introduca. Questa fu per me una grande opportunità. Praticavo già in altri dojo a Okinawa ma non mi facevano sentire a casa e quando per la prima volta varcai la porta del dojo di Ikemiyagi sensei e lo vidi venirmi in contro e darmi la mano, a Okinawa Shi nel quartiere di Minami Toubaru, fui felicissimo e gioii della bellezza di questo ambiente di cui sentii una bellissima energia, la quale mi fece sentire a casa. E da quel giorno la divenne. Il rapporto che poi negli anni si è formato e saldato con il dojo e con Ikemiyagi sensei è cambiato diverse volte, portandomi sempre più ad avere un rapporto molto stretto e famigliare . Ci sono degli aneddoti che possono farvi comprendere meglio questi cambiamenti, tra cui quello più significativo che cambio radicalmente il mio rapporto con il maestro, portandomi ad essere come un figlio per lui. Un giorno ero a casa sua che si trova sotto al dojo nel primo piano di questa palazzina di sua proprietà. In quell'occasione a casa c'era anche sua figlia, stavamo bevendo un thè assieme mentre si parlava guardando foto storiche del passato della famiglia Ikemiyagi. Ad un certo punto la figlia mi chiese: "Filippo san perché sei qui? Perché vuoi che mio padre ti insegni il karate? Cosa ti interessa di più e cosa vorresti? Vuoi i dan? Io risposi che non ero lì per i dan, ma per seguire le orme di suo padre, imparare bene il suo karate e per proteggere la sua eredità. Beh, da quel giorno si aprì un mondo, nel senso che da quel momento entrai a far parte con rispetto nella loro famiglia e cambiarono anche gli insegnamenti, che diventarono anche molto più frequenti e diversi dalle classiche lezioni di classe. Per me il dojo è sempre aperto e posso frequentarlo quando voglio anche fuori dalle lezioni ed allenarmi per conto mio. Altri aneddoti che possono farvi capire questo rapporto familiare sono questi: molte volte Ikemiyagi Sensei mi dice di andare al dojo un ora prima della lezione perché prepara da mangiare anche per me e così mangiamo assieme discutendo di varie cose, o di come preparare la lezione privata con studenti che verranno, oppure mi regala saggezze da portare nel mio bagaglio. Altre volte a fine lezione mi chiama e mi dice "scendi che ho preparato delle cose buone da mangiare assieme" (come i fagioli rossi freschi con il miele e il ghiaccio oppure la gelatina di frutta) per poi finire a pregare davanti all'altare di famiglia prima di scambiarsi la buonanotte e rivedersi o il giorno seguente per qualche meeting o lezione privata o il giorno dopo alla lezione di classe. L'impegno costante e continuo porta ad avere un buon rapporto, altrimenti si creano dei paletti dove il maestro decide di lasciarti. Sono grato di tutto questo e di come oggi, io possa essere qui come rappresentante di questa scuola e del karate di Okinawa".

Maurizio Di Stefano:

"Dunque, non è semplice spiegare perché sia importante essere all'interno di una scuola di karate/kobudō riconosciuta a Okinawa. I motivi sono molteplici, e in un certo senso tutti ugualmente validi, nonostante i valori sui quali essi poggiano possano essere ritenuti di diversa validità. Personalmente trovo fondamentale il fatto che, per ricevere istruzioni di qualità, a Okinawa sia necessario essere membri di una scuola o almeno essere presentati da un membro della medesima. Come i fatti dimostrano, chi, non appartenendo a una scuola riconosciuta provi ad allenarsi a Okinawa, nel peggiore dei casi non trova nulla. Oppure, e forse questo scenario per alcuni potrebbe essere ancor peggiore, finisce con il ricevere insegnamenti parziali o perfino errati, da sedicenti maestri desiderosi unicamente di ingrossare il portafogli. Essere all'interno di una scuola riconosciuta garantisce in genere la bontà della pratica e l'autenticità della trasmissione. Da studioso della cultura marziale, ritengo questa una delle motivazioni fondamentali".

Fabio Reale

"Praticare e far parte di una scuola di karate di Okinawa ritengo sia la “quadratura di un cerchio” per un vero appassionato di questa incredibile arte marziale. Il mio primo incontro col karate di Okinawa avvenne nel 2008 durante un seminario di due giorni di karate Goju Ryu “di Okinawa” OGKK/ex Jundokan, dopo 19 anni di pratica tra karate “tradizionale”, giapponese (prevalentemente Shotokan e Goju-ryu) e una breve parentesi di karate sportivo. Il mio peregrinare tra diverse scuole e stili era dovuto al fatto che, dopo tanti anni di pratica, ancora non riuscivo a trovare ciò che cercavo: sentivo mancava qualcosa nel mio karate, sia a livello di “contenuto” che di “efficacia”. Feci questo ultimo tentativo non sapendo neppure che esistesse un karate Goju-ryu diverso dal quello che praticavo. Non so se fu, per me, più esaltante o umiliante! In apparenza molto più semplificato e “rozzo” di quanto avessi mai visto ,questo karate nascondeva invece difficoltà esecutive che non riuscivo neppure a capire.  Un po' come i molti Maestri okinawensi che man mano conobbi in seguito: in apparenza persone semplici e molto umili, nascondono invece personalità e patrimoni immensi. Maestri così diversi dai rigidi, istituzionali e per tanti versi incomprensibili da molti “grandi Maestri” occidentali e giapponesi! L’impatto comunque per me fu così devastante che ci volle qualche anno (anche per via della difficoltà di trovare un maestro di autentico Goju-ryu di Okinawa che potessi frequentare con regolarità) per abbracciare completamente questo tipo di approccio, totalmente diverso dal karate che le masse sono abituate a conoscere. Accogliendolo pienamente dentro di sé non si può fare altro che continuare a studiarlo, approfondirlo e migliorarlo, consapevoli che, seppur vi sono elementi basici imprescindibili, non vi sono i dogmi e le rigidità del karate giapponese, né tantomeno gli approcci specialistici e brutalmente impoveriti del karate sportivo. Far scorrere nelle proprie vene il karate di Okinawa ti proietta in una dimensione diversa che, a maggior ragione dopo tanti anni di studio di un karate deprivato dei suoi contenuti più veri, rimette un po' tutti i pezzi apposto e pone in sintonia mente e corpo. Come l’ha definito il maestro Eeichi Miyazato, in molti momenti diventa  “meditazione in movimento” e non si riesce più a farne a meno! Progredire su questa strada ritengo implichi (come per tutte le cose che si amano davvero) anche assumere su di sé la responsabilità di difenderla e, se si intraprende la strada dell’insegnamento, di diffonderla nel miglior modo possibile, anche a costi non proprio da poco sia in termini economi che familiari, per via dei continui ma indispensabili viaggi di studio e approfondimento con i nativi di questa magnifica terra. Oggi ritengo che, con i nuovi mezzi di comunicazione, i praticanti di karate di Okinawa abbiamo un’opportunità unica per diffondere il messaggio originario di questa disciplina ed il mio augurio è che si lavori tutti in sinergia ed armonia per cogliere questo obiettivo".

Conclusione

Mi sembra abbastanza evidente che le varie testimonianze qui raccolte, hanno molti punti in comune e questo credo possa essere perso come un buon punto di partenza per comprendere cosa è il karate di Okinawa e cosa può rappresentare per una persona, il far parte di una scuola, seria, in cui viene tramandata la cultura di quest'arte marziale.

La mia personale esperienza mi trova in perfetta sintonia con le parole che mi sono state scritte da ogni persona che ha contribuito a realizzare questo articolo, e questo mi permette di sentirmi grato di aver trovato il vero spirito del karate.

Mi auguro che questo articolo possa essere d'aiuto a tutti coloro che desiderano capire cosa significa praticare e fare parte di una scuola di Okinawa. Spero inoltre che grazie a questo lavoro, che ho realizzato con passione e impegno, chi si troverà nella situazione di dover scegliere o capire, se la scuola che ha trovato o che sta ancora cercando, sia valida, possa avere una buona base di riferimento che lo aiuti in tal senso. Ma non solo. Con questo articolo vorrei anche rivolgermi a tutti coloro che già fanno parte di una buona scuola per farli riflettere sulla fortuna che hanno nel poter apprendere da persone competenti che tramandano con amore, dedizione e passione le arti marziali di Okinawa, ma anche sulla responsabilità che deriva da questo tipo di scelta. 

Infine, ringraziando di cuore tutte le persone che mi hanno permesso, dandomi fiducia, di scrivere questo articolo, condividendo con me le loro opinioni e parte della loro esperienza, esprimo qui il mio personale desiderio:


"mi piacerebbe, e questo lavoro in parte ne rappresenta una prova tangibile, che il "mondo" del karate possa diventare più unito, basato sull'amicizia e sulla voglia di collaborare per diffondere la sua cultura che sono sicuro può rendere questo mondo un posto migliore".


Grazie a tutti per avermi letto,

un caro saluto da Alessandro.

ENGLISH VERSION

I have long wanted to make an article that would help me express what it means to me to be a member of an Okinawan school. This desire was born from the need to be able to explain in a simple way to those who don't know "the way of doing and being" of those who were born and live according to cultural aspects on the Japanese island.

Before meeting Okinawan karate I practiced karate according to the "Japanese" model and when I started to experience the Okinawan approach on my own skin I immediately noticed some obvious differences.

Both on a practical level and in the "ways of doing".

I could have written this article based on my personal experience but I thought it more appropriate and wise to ask for the opinion of people who have many more years of experience than me. In this way I could also see if my sensations and thoughts are in line with those of those who have been following this "path" for the longest time. And even more fundamental, for me, is understanding if I have taken a path that suits my "way of being".

I chose to ask for an opinion from some of the people I follow on social channels who seem to me, even if I don't know them personally, to base their lives on the values that characterize Okinawan culture.

I also asked my teacher the same question whom I thank for being an excellent example of the values that should be transmitted through Okinawan martial arts.

Below you can find the thoughts of these people regarding the question I asked them:

"What does it mean to you to be part of an okinawan dojo"?

Before their answers, I would like to personally and individually thank each of them for sharing their thoughts with me.

Thanks to my teacher Michael Kloesser (Berlin - Germany)

Thanks to Lara Chamberlain (California - USA)

Thanks to Michael Quinn (Donegal - Ireland)

Thanks to Stefano Carreri (Pesaro - Italy)

Thanks to Filippo Gaspardo (Pordenone - Italy)

Thanks to Maurizio Di Stefano (Rome- Italy)

Thanks to Fabio Reale (Rome - Italy)

Now the answers...

Michael Kloesser:

"Why do I practice Okinawan karate and kobudo? Well, Okinawan martial arts are suitable for those looking for a place where healthy exercise and practical self-defense meet. Okinawan martial arts practice is satisfying when it is balanced. I mean if the practice is a regular, integral part of your life, a daily routine like gymnastics for example, something you want to do without the pressure of being successful or showing off your skills to someone. In other words if you do it for yourself you will find a satisfaction that will last for life. As far as my practice with the Bunbukan association is concerned, it is like being part of a big family. I have met and practiced only with passionate brothers and sisters. I have found help in each of our members of the school. I truly appreciate the benefits of the immense knowledge of the Nakamoto family and the elder members. The biggest thanks I owe to my sensei Hiroshi Ochi. He never tired of teaching and correcting me and even more encouraging and motivating me. One of the best I've found in the school. Everyone has a positive thought and encourages you to continue and move forward. You can hear this starting from our president (kaicho) to our school leader (kancho) down to everyone else in the Bunbukan family. Ultimately the most important thing in martial arts is the development of humanity. If every martial artist looked to the single goal of becoming a better human being, our world would be a better one. Okinawan martial arts, as a mirror of Okinawan people's lifestyle, make me physically strong and skilled, humble in attitude, grateful for the honor of being a family member, and most of all make me happy and satisfied ".

Lara Chamberlain:

“I have been asked what it means to be part of an Okinawan karate organization versus a mainland Japanese one. Loyalty, commitment and cooperation are required in any organization anywhere, no matter where it is based. My teacher told me that the inhabitants Okinawans feel like a warmer people with a more defensive identity, advocating for world peace. When I first went to Okinawa in 1995, the family approach was still intact. I was adopted into a family and slept home and ate at the family table until I was with my teacher in the hospital when he died. I was taught that this was the old way. It had been like this for a long time, the student also became part of the family by inheriting the master's house or being buried next to his master.I was taught specific Ryukyu spiritual rituals to include in karate practice to keep communication with ancestors flowing. I was also forbidden from participating in any tournaments because that was my teachers' pride, all three of my teachers had never done it. In my observation, the continuous modernization of organizations in Okinawa and around the world has combined the experience to be consistent no matter which organization you belong to."

Michael Quinn:

"It is important for students to understand that it is not possible to study both sport karate and budo karate at the same time. They are two very separate paths with vast differences in their focuses. I view sports karate as being simply a form of keep fit that has little, and often absolutely no self-defence value. Many dojo on Okinawa has large groups of students and large organizations. However, Kiyomasa Maeda is particular about who he accepts as a student, and he will not accept every potential student who seeks tuition. He advises that being of kind heart, courteous and dedicated to their training are some of the main qualities he needs to see before he will accept a student for training. Sensei advises that anyone who trains in either Okinawan karate or kobudo must prove themselves as being a responsible and trustworthy person who will not use their training to intentionally harm others. When I first met sensei he was friendly but reserved towards me, and he did not really engage or interact with me much outside of the dojo. I was also aware that sensei was "old school" and that he would test me before he accepted me as a student. My research into dojo etiquette and Okinawan culture was invaluable to inform me about what was appropriate and acceptable when training in an Okinawan dojo. Therefore I felt extremely privileged and honoured when Kiyomasa Maeda accepted me as a student because I was acutely aware that he had refused to teach many other western students who had approached him in the past asking him to teach them. Once sensei accepted me as a student his willingness to share his knowledge was immediately evident. Having the opportunity to train with an Okinawan teacher on a one-on-one basis provides lots of opportunity to delve deeply into the details of movement, and explore the more complex and intricate details that can often be missed during group trainings or seminars, and it helps to develop an understanding of what the various movements mean and their inherent applications. It also facilitates questions and answers during training. Maeda sensei has often explained to me that he will teach "visitors" to his dojo very differently to how he teaches his direct students, and this is evident from some videos that I have seen online of people who have trained with him as a visitor rather than as a student. One of the major benefits of training with Maeda sensei is coming to understand the okinawan culture and the mindset that was behind the formation of okinawan karate and kobudo. A student cannot understand the deep complexities of okinawan culture without have immersed oneself in it, and having the small but significant nuances explained. The okinawan culture cannot be understood simply by reading a book or some article online, you need to experience it for yourself, and only then can we begin to understand some of the thinking behind the formation of okinawan karate and kobudo.  Sensei is a very kind, generous and humble person. I go to Okinawa every year to train with him, and when there I stay, eat and sleep at his dojo. His wife Misao-san cooks and feeds me so I get to enjoy the real Okinawan experience that few other students has the opportunity to experience. Sensei has welcomed me into his own family which is an honour, and into his dojo. When I am on Okinawa I train both karate and kobudo on a  one-on-one basis with sensei for about ten to fourteen hours per day. Every evening we are joined by his senior students for their usual classes and training. Before my teacher Kiyomasa Maeda or I teach the higher level techniques to any student, it is crucial to know that that student is a responsible person who will not use their knowledge or skill of karate to hurt or injure others. My teacher has always told me that it is vital to know that a student "has a good heart" before accepting them as a student. Sensei has told me on numerous occasions not to accept any student who does not have a good heart or who would be irresponsible or reckless enough to needlessly hurt other people. I firmly believe this is one of the major faults in modern karate in that anyone can join a dojo, and there is no filtering of students to assess their character or their motivation to train in karate. Teachers are too fixated on getting numbers through the door to generate financial income that they do not care who they teach or what type of students they have. Sensei does not want to have a large organisation, but would prefer to have a small number of students who are committed to their training, and to promoting and preserving high quality authentic okinawan karate. There is ample evidence from looking at other larger karate groups and organizations that eventually money, ego, politics or other derogatory factors impacts negatively on these groups and lead to fracturing and splits, and the focus then becomes about the politics or "getting one over" on others, and then the enjoyment of training in karate is forgotten. Sensei has observed this fracturing and splitting of groups, and he is keen to ensure that this does not happen to his group. He likes to preserve the feeling of Shogen-Ryu students as a family rather than a group, and insists that money should not be a driving influence on karate".


Stefano Carreri:

"Practicing a traditional okinawan style means, first of all, practicing mainly in serenity and for oneself. An episode comes to mind that explains my idea well. Martial arts festival in Paris, Bercy. A beautiful demonstration of japanese karate starts, around thirty karatekas, impeccable choreography. One kata, everyone moving in perfect sync. After the performance, they all came out like soldiers, all with the same step, schematic, robotic. They came out following the perimeter of the tatami in sharp ninety-degree curves. Shortly after, the okinawan karate exhibition, in which each karateka (among other things, all of different styles) practiced different things, hojo undo, kata, yakusoku kumite... The spectator where he moved his eyes could see different things. Definitely less impact on an aesthetic level but more various. The thing that struck me the most though, was the exit from the scene. It felt like a party. Every master involved (even of the tenth dan) greeted the audience with sympathy and cordiality in total tranquillity. There wasn't that militarism seen before, there were just people waving and thanking the audience that was applauding them. When I went to Okinawa, it was the same thing. People would come to the dojo, stand aside and train in their own program according to their level. There was the common part, then everyone trained in total tranquillity. We often stopped to analyze a technique and everyone had his opinion on the possible applications and variations. Everything is aimed at the growth and study of the body, vulnerable points and personal strengthening, not competition or aesthetics. We all do the same kata, the same kihon, the same yakusoku kumite, but each of us expresses it differently. There is no way my way is right and yours is wrong. There are different points of view, so let's talk about them. Why practice okinawan karate nowadays? In a historical moment in which speed and immediate results are the imperative, what sense can it have to study okinawan karate? How long, repetitive and often boring can it survive the modernity of "effective" or "self-defense" martial arts. I will be rhetorical, but like a plant, or rather a human being, naturally needs time to grow, mature and become strong, so the body needs time and repetition to fully assimilate the technique and make it become a natural and fluid movement. There are various levels of understanding in karate, often one learns a technique thinking that it has a certain purpose, after years of practice, one acquires awareness and the same technique can totally change its function: what you perhaps studied as a block or reception, can become a lever or even an attack. Without the years of practice that lead to personal maturation, this metamorphosis cannot take place and if one immediately wants to learn to "fight", often a punch will always remain a punch without ever going beyond. That's why it's called a martial art and not a combat sport, because like any art, to try to reach perfection, it needs practice, repetition, practice, repetition, practice, repetition..."

Filippo Gaspardo:

"For me, being a member and belonging to a karate school in Okinawa is the dream of a lifetime, having officially become Shibucho for Italy, responsible for Europe and representative of one of the most prestigious karate schools in Okinawa, under the guidance of kancho Masaaki Ikemiyagi hanshi, it is a great honor and the result of great work, respect and humility. To date, being part of my master's family is the best for me, there is no dan (grade) that equals this. The dan has now become a form of ego that distances practitioners from actual practice. The relationship with the master remains distant, if one only thinks of aiming for dan, thus obscuring the true path to take. Being part of a family dojo leads you to have feelings very strong and a relationship with the teacher that is the same as that one has with a father, unlike training in a gym where everything is more dispersive, where relationships usually last only that hour of training and then finish there. In the dojo, on the other hand, everything is very different, especially here in Okinawa where these are usually inside the homes of the respective masters and are rarely found outside the housing complex. However, the approach to the dojo and life inside it are similar, everything has its own harmony and nothing is dictated by rigid impositions, so the practitioner feels at home and is not afraid to move or say something even outside the field of study. In Ikemiyagi sensei's dojo that I've been a part of for fifteen years, I was lucky enough to be introduced through an american, with whom I used to scuba dive, who was studying in this dojo. Dojo which is located in the central part of Okinawa, therefore difficult to reach if you don't know where it is located and where you obviously need a person to introduce you. This was a great opportunity for me. I already practiced in other dojos in Okinawa but they didn't make me feel at home and when I walked through the door of Ikemiyagi sensei's dojo for the first time and saw him come up to me and shake my hand, in Okinawa Shi in the Minami Toubaru district, I was delighted and I rejoiced in the beauty of this environment of which I felt a beautiful energy, which made me feel at home. And from that day it became. The relationship that was formed and consolidated over the years with the dojo and with Ikemiyagi sensei has changed several times, leading me more and more to have a very close and familiar relationship. There are anecdotes that can help you better understand these changes, including the most significant one that radically changed my relationship with the master, leading me to be like a son to him. One day I was at his house which is under the dojo on the first floor of this building owned by him. On that occasion his daughter was also at home, we were drinking tea together while we talked looking at historical photos of the Ikemiyagi family's past. At one point the daughter asked me: "Filippo san why are you here? Why do you want my father to teach you karate? What interests you most and what would you like? Do you want the dan? I replied that I was not there for the dan, but to follow in his father's footsteps, learn his karate well and to protect his legacy. Well, from that day a world opened up, in the sense that from that moment I respectfully joined their family and they also changed the teachings , which also became much more frequent and different from the classic class lessons. For me the dojo is always open and I can attend it when I want even outside of lessons and train on my own. Other anecdotes that can make you understand this family relationship are these: many times Ikemiyagi Sensei tells me to go to the dojo an hour before the lesson because he prepares food for me too and so we eat together discussing various things, or how to prepare the private lesson with students who will come, or he gives me wisdom to bring to my luggage. Other times, at the end of class, he calls me and says "come down, I've prepared some good things to eat together" (like fresh red beans with honey and ice or fruit jelly) and then ends up praying in front of the altar of family before exchanging good night and meeting again either the following day for some meeting or private lesson or the next day at the class lesson. Constant and continuous commitment leads to a good relationship, otherwise stakes are created where the master decides to leave you. I am grateful for all of this and how today, I can be here as a representative of this school and of Okinawan karate."


Maurizio Di Stefano:

"Therefore, it is not easy to explain why it is important to be within a recognized karate/kobudō school in Okinawa. The reasons are many, and in a certain sense all equally valid, despite the values on which they are based can be considered of different validity. Personally I find fundamental the fact that, in order to receive quality instruction, in Okinawa it is necessary to be a member of a school or at least to be introduced by a member of the same. As the facts show, whoever, not belonging to a recognized school, tries to training in Okinawa, in the worst case he finds nothing. Or, and perhaps this scenario for some could be even worse, he ends up receiving partial or even incorrect teachings from self-styled masters who only want to thicken their wallets. A recognized school generally guarantees the goodness of the practice and the authenticity of the transmission. As a scholar of martial culture, I believe this is one of the fundamental reasons".


Fabio Reale:

"Practicing and joining an okinawan karate school I think is the "squaring of the circle" for a true enthusiast of this incredible martial art. My first encounter with okinawan karate was in 2008 during a two day karate seminar Goju Ryu "from Okinawa" OGKK/ex Jundokan, after 19 years of practice between "traditional" Japanese karate (mainly Shotokan and Goju-ryu) and a brief interlude in sports karate. My wanderings between different schools and styles was due to fact that, after so many years of practice, I still couldn't find what I was looking for: I felt something was missing in my karate, both in terms of "content" and "effectiveness". I made this last attempt not even knowing that a different Goju-ryu from the one I practiced. I don't know if it was, for me, more exhilarating or humiliating! Apparently much more simplified and "rough" than I had ever seen, this karate instead hid executive difficulties that I couldn't even understand. A bit like the many Okinawan masters that I gradually got to know later: apparently simple and very humble people, instead they hide immense personalities and patrimonies. Masters so different from the rigid, institutional and in many ways incomprehensible by many western and japanese "great masters"! However, the impact for me was so devastating that it took a few years (also due to the difficulty of finding an authentic Okinawan Goju-ryu master (whom I could attend regularly) to fully embrace this type of approach, totally different from the karate that the masses are used to knowing. Accepting it fully within oneself, one can only continue to study, deepen and improve it, aware that, even if there are essential basic elements, there are no dogmas and rigidities of japanese karate, nor the specialized and brutally impoverished approaches of the sports karate. Having okinawan karate flow through your veins projects you into a different dimension which, even more so after many years of studying a karate deprived of its truest content, puts all the pieces back together and puts mind and body in harmony . As master Eeichi Miyazato defined it, in many moments it becomes "meditation in movement" and one can no longer do without it! I believe that progressing along this path implies (as with all things that are truly loved) also taking upon oneself the responsibility of defending it and, if one takes the path of teaching, of spreading it in the best possible way, even at costs that are not exactly little both in economic and family terms, due to the continuous but indispensable study and in-depth study trips with the natives of this magnificent land. Today I believe that, with the new means of communication, okinawan karate practitioners have a unique opportunity to spread the original message of this discipline and my wish is that we all work in synergy and harmony to achieve this goal".

Conclusion

It seems quite evident to me that the various testimonies collected here have many points in common and I think this can be take as a good starting point for understanding what okinawan karate is and what it can mean for a person to be part of a school, serious, in which the culture of this martial art is handed down. 

My personal experience matches me perfectly with the words that have been written to me by each person who contributed to this article, and this allows me to feel grateful that I have found the true spirit of karate. 

I hope this article will be helpful to all those who wish to understand what it means to practice and be part of an okinawan school. I also hope that thanks to this work, which I have carried out with passion and commitment, whoever finds himself in the situation of having to choose or understand whether the school he has found or is still looking for is value, can have a good base of reference which help him in this regard. But not only. With this article I would also like to address all those who are already part of a good school to make them reflect on the good fortune they have in being able to learn from competent people who pass on the martial arts of Okinawa with love, dedication and passion, but also on the responsibility that comes from this type of choice.

Finally, sincerely thanking all the people who have allowed me, trusting me, to write this article, sharing their opinions and part of their experience with me, I express my personal wish here:

"I would like, and this work partly represents tangible proof, that the "world" of karate can become more united, based on friendship and the desire to collaborate to spread its culture which I am sure can make this world a better place".

Thank you all for reading me,

a warm greeting from Alessandro.

by Alessandro Rebuscini
1  
24