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Saverio Sforza: “L’agricoltura per i giovani? Che sia una scelta, e non un ripiego”

2020-05-29 10:13:20

Mentre i dati statistici parlano di un generale ritorno alla terra fra i giovani trentenni italiani (e soprattutto pugliesi), la realtà a Cerignola (che pure è un territorio a vocazione agricola da sempre), sembra essere un po’ diversa.

A tale proposito, abbiamo voluto conoscere il punto di vista di un agricoltore, Saverio Sforza, titolare del punto vendita “Arci & Ortaggi”. Lui, da tempo, ha fatto una scelta: dedicarsi alla coltivazione della terra, pur sapendo che questo comporta impegno e sacrificio costanti e non sempre ripagati.

Quando si è giovani o non particolarmente avvezzi ad un lavoro che richiede sforzo fisico, lungimiranza e capacità di problem solving, l’agricoltura viene considerata un’attività di serie B e quindi non appetibile.

Si sa, non sempre le coltivazioni e i raccolti rispecchiano le aspettative. Oggi, poi, i cambiamenti climatici in atto rendono tutto più difficile e imprevedibile.

Ma coltivare la terra ha anche mille altri aspetti positivi, e per fortuna c’è anche chi ha saputo coglierli con grande maturità e consapevolezza.

R: Ciao, Saverio. Quando hai deciso di dedicarti alla terra? E’ una tradizione di famiglia o una decisione personale e autonoma?

SS: Non sono partito da zero, in quanto i terreni che coltivo appartengono alla mia famiglia, ma siccome non andavo molto d’accordo con mio padre ho lasciato e ripreso più volte la mia passione per la terra. Credo che se mio padre mi avesse aiutato prima, quando era in vita, ciò che sto facendo ora avrei potuto cominciarlo anche quindici o vent’anni fa. Per aiuto intendo dire che mio padre avrebbe dovuto fidarsi di me, ma in fondo io ho lo stesso suo carattere, quindi posso capirlo.

R: Appartieni ad una “nuova generazione” di agricoltori che svolge il lavoro nei campi con grande passione: quali sono, secondo te, gli aspetti più positivi dell’essere agricoltore oggi?

SS: Personalmente, per indole e carattere, sono abituato a fare le cose con passione ed impegno, altrimenti non le faccio proprio. C’è da fare però una distinzione tra il contadino che pratica agricoltura industriale e l’ortolano o l’orticoltore. Quest’ultimo è professionalmente più preparato rispetto al semplice ortolano e conosce meglio la terra e le sue dinamiche. Entrambi coltivano l’orto e la terra prestando attenzione ai cicli stagionali senza “forzare” i tempi di maturazione dei prodotti. Da tempo sto cercando un ortolano o un giovane che ami la terra e che mi affianchi nel lavoro. Trovare una persona che abbia esperienza è più difficile, diciamo che ci ho rinunciato. Anche se sono molto soddisfatto di come sta andando la mia attività, a volte sono così stanco da non farcela. Non ti nego che sto perdendo il sonno a causa dei tanti pensieri e delle responsabilità che mi sento addosso. Per stimolare i giovani a scegliere l’agricoltura come professione lo Stato dovrebbe intervenire con qualche forma di aiuto ed incentivo. 

Siamo in pochi, oggi, a praticare l’agricoltura tenendo conto della qualità e stagionalità dei prodotti. Le persone sono ormai abituate ad acquistare ad esempio i peperoni fuori stagione pagandoli 4 euro al chilo, e si lamentano se devono pagare 1,50 euro al chilo i nostri peperoni paesani. E siccome questo capita spesso, a volte si perde la motivazione nel proprio lavoro.

R: A causa della crisi determinata dall’emergenza Covid-19 molti giovani si sono ritrovati improvvisamente senza lavoro. Alcuni di loro hanno fatto richiesta alle associazioni di categoria per essere impiegati nel settore agricolo. Cosa ne pensi al riguardo?

SS: Sì infatti in seguito alla crisi causata da covid-19 alcuni giovani mi hanno chiesto di venire a lavorare in campagna, ma purtroppo io non sono d'accordo.... l'agricoltura non deve essere un tappabuchi, è una cosa seria. La terra ha un costo basso, e se un imprenditore agricolo deve investire su un giovane lo deve formare, e se deve fare sacrifici è normale che si aspetti qualcosa da lui, un tornaconto. Per quanto mi riguarda, non posso pagare un giovane senza esperienza per 2-3 mesi sapendo che poi lui quasi sicuramente prenderà un’altra strada. L’agricoltura non deve essere qualcosa che conviene, deve essere una passione, altrimenti non si riesce a superare le enormi difficoltà che si incontrano per strada.

A Cerignola, un tempo, erano tanti i giovani che lavoravano alla raccolta di frutta e alla vendemmia. Oggi, in realtà, sono sempre meno e la maggior parte del personale impiegato arriva da altri paesi extraeuropei. Stiamo perdendo la grande opportunità di scoprire la terra, non solo come fonte di ricavi o sfruttamento, ma anche come strumento per tornare a se stessi e alle proprie origini.