Io ce l'ho fatta

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Gio Evan, il poeta cantautore approda al 71° Festival della Musica Italiana

2021-02-25 14:45:59

Salirà sul palco del Teatro Ariston tra i ventisei big che partecipano al Festival di Sanremo anche Gio Evan, il 32enne originario di Molfetta (Ba) e vissuto a Gubbio, attualmente tra i poeti e musicisti più popolari e apprezzati soprattutto dai millennians.

Giò Evan, al secolo Giovanni Giancaspro, è arrivato al successo parlando al cuore dei suoi lettori, attraverso versi e parole che, nella loro artistica semplicità, hanno fatto breccia sia nei più giovani che tra gli adulti appassionati di poesia. La sua è una poesia concreta, che si ispira alla vita quotidiana, per questo è così facile venirne “catturati”.


In effetti se il suo esordio è stato come poeta (ha già pubblicato dieci libri di poesie, e ne è in arrivo un altro, che uscirà il prossimo 16 Marzo, n.d.r.), in seguito è riuscito, in maniera armoniosa, ad associare anche la musica ai componimenti poetici.


Nella cittadina dell’Umbria in cui è cresciuto, Giò Evan è molto conosciuto, un po’ meno lo è a Molfetta (dove è nato, ma pochi possono dire di conoscerlo direttamente). In compenso, il suo accento ricorda la Puglia in modo inequivocabile.


Al Festival di Sanremo, che aprirà i battenti il prossimo 2 Marzo, Giò Evan presenterà il brano intitolato “Arnica”, riportando in auge il linguaggio poetico ma legandolo a situazioni della vita di tutti i giorni.


Nel brano l’artista fa un resoconto della sua vita passata, “con la testa e il cuore per aria”, ribadendo che, anche se alcune esperienze gli hanno fatto male, lui rifarebbe tutto daccapo senza alcun rimpianto.


Ecco il testo del brano, presentato in anteprima sul settimanale “Tv Sorrisi e Canzoni”.


Il testo e le parole della canzone

"Arnica" di Gio Evan


di G. Evan - F. Catitti - G. Evan


Ed. Giallo Ocra/Starpoint International/Universal

Music Publishing Ricordi - Roma - Milano


E sbaglio ancora

a vivere e non imparo la lezione


Prendere in

tempo il treno, e poi sbagliare le persone


E sbaglio ancora

a fidarmi a regalare il cuore agli altri


Che poi ritorna

a pezzi curarsi con i cocktail e fare mezzanotte e non risolvere mai niente


Cerco un amico

per un buon tramonto insieme


Voglio arrivare

all’alba e dire dai di nuovo


E voglio farmi

scivolare il mondo addosso


E non scivolare

sempre io


E volo con la

testa tra le nuvole


Ma vedessi il cuore

quanto va più in alto


E non voglio

dimenticare niente


Però fa male

ricordarsi tutto quanto


Le corse

lungomare


Nuotare fino a

non toccare


L’ansia di non

fare in tempo


Coi regali di

Natale


Lo sguardo di

mia madre, quando pensava che questa volta non ce la potessi fare


Le partite sulla

strada


Fare i pali con

la maglia


Restare accanto


A chi non ce

l’ha fatta


Le prime

cicatrici


Gli amori mai

finiti


Le nottate a

casa soli o ubriachi con gli amici


Per poi dire

cosa quanto ha fatto male


Eppure non

riesco a rinunciare


Per poi dire

cosa quanto ha fatto male


Eppure lo voglio

rifare


E portami una

primavera prima che appassisca


Davanti

all’estate di tutti


Così esile che

la tormenta


Mi confonde con

un panno steso al vento


E cerco un posto

dove poter fare il debole


Amici buoni per

smezzare una tempesta


‘Che’ l’amore si

scopre solo in mezzo al temporale, ammiro i vostri punti fermi ma ho bisogno di

viaggiare


E volo con la

testa tra le nuvole


Ma vedessi il

cuore quanto va più in alto


E non voglio

dimenticare niente


Però fa male

ricordarsi tutto quanto


Le corse

lungomare


Nuotare fino a

non toccare


L’ansia di non

fare in tempo


Coi regali di

Natale


Lo sguardo di

mia madre, quando pensava che questa volta non ce la potessi fare


Le partite sulla

strada


Fare i pali con

la maglia


Restare accanto


A chi non ce

l’ha fatta


Le prime

cicatrici


Gli amori mai

finiti


Le nottate a

casa soli o ubriachi con gli amici


Le corse di mia

madre per fare in tempo a scuola


Sognare ad occhi

aperti


L’estate senza

soldi


L’ansia degli

esami


Ma che festa il

giorno dopo


La faccia di mio

padre


Quando andava a

lavoro


Le volte in cui

pensiamo che andrà tutto male


I viaggi con chi

ami


Sì ma i sogni a

puttane


Le prime

delusioni


Perché i baci

finiscono


Le nottate a

casa con gli amici


A dire resteremo

uniti


E poi dire cosa

quanto ha fatto male


Eppure non

riesco a rinunciare


Per poi dire

cosa quanto ha fatto male


Eppure lo voglio

rifare.


Questa è una canzone-balsamo per attutire gli urti del mondo”, ha dichiarato il poeta

cantautore. "Arnica' prima di tutto è un fiore, un fiore super esile ma

perenne. Prima di essere medicina è un fiore fragile che tende all'immortalità

e vive in montagna, come me. Un fiore che con l'intuito dell'uomo è diventata

una crema, un balsamo per attutire gli urti del mondo. Ma tutto può essere

medicina o veleno, anche una mela”.


Cristiana Lenoci per www.lamia-puglia.com