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Gio Evan, il poeta cantautore approda al 71° Festival della Musica Italiana
Salirà sul palco del Teatro Ariston tra i ventisei big che partecipano al Festival di Sanremo anche Gio Evan, il 32enne originario di Molfetta (Ba) e vissuto a Gubbio, attualmente tra i poeti e musicisti più popolari e apprezzati soprattutto dai millennians.
Giò Evan, al secolo Giovanni Giancaspro, è arrivato al successo parlando al cuore dei suoi lettori, attraverso versi e parole che, nella loro artistica semplicità, hanno fatto breccia sia nei più giovani che tra gli adulti appassionati di poesia. La sua è una poesia concreta, che si ispira alla vita quotidiana, per questo è così facile venirne “catturati”.
In effetti se il suo esordio è stato come poeta (ha già pubblicato dieci libri di poesie, e ne è in arrivo un altro, che uscirà il prossimo 16 Marzo, n.d.r.), in seguito è riuscito, in maniera armoniosa, ad associare anche la musica ai componimenti poetici.
Nella cittadina dell’Umbria in cui è cresciuto, Giò Evan è molto conosciuto, un po’ meno lo è a Molfetta (dove è nato, ma pochi possono dire di conoscerlo direttamente). In compenso, il suo accento ricorda la Puglia in modo inequivocabile.
Al Festival di Sanremo, che aprirà i battenti il prossimo 2 Marzo, Giò Evan presenterà il brano intitolato “Arnica”, riportando in auge il linguaggio poetico ma legandolo a situazioni della vita di tutti i giorni.
Nel brano l’artista fa un resoconto della sua vita passata, “con la testa e il cuore per aria”, ribadendo che, anche se alcune esperienze gli hanno fatto male, lui rifarebbe tutto daccapo senza alcun rimpianto.
Ecco il testo del brano, presentato in anteprima sul settimanale “Tv Sorrisi e Canzoni”.
Il testo e le parole della canzone
"Arnica" di Gio Evan
di G. Evan - F. Catitti - G. Evan
Ed. Giallo Ocra/Starpoint International/Universal
Music Publishing Ricordi - Roma - Milano
E sbaglio ancora
a vivere e non imparo la lezione
Prendere in
tempo il treno, e poi sbagliare le persone
E sbaglio ancora
a fidarmi a regalare il cuore agli altri
Che poi ritorna
a pezzi curarsi con i cocktail e fare mezzanotte e non risolvere mai niente
Cerco un amico
per un buon tramonto insieme
Voglio arrivare
all’alba e dire dai di nuovo
E voglio farmi
scivolare il mondo addosso
E non scivolare
sempre io
E volo con la
testa tra le nuvole
Ma vedessi il cuore
quanto va più in alto
E non voglio
dimenticare niente
Però fa male
ricordarsi tutto quanto
Le corse
lungomare
Nuotare fino a
non toccare
L’ansia di non
fare in tempo
Coi regali di
Natale
Lo sguardo di
mia madre, quando pensava che questa volta non ce la potessi fare
Le partite sulla
strada
Fare i pali con
la maglia
Restare accanto
A chi non ce
l’ha fatta
Le prime
cicatrici
Gli amori mai
finiti
Le nottate a
casa soli o ubriachi con gli amici
Per poi dire
cosa quanto ha fatto male
Eppure non
riesco a rinunciare
Per poi dire
cosa quanto ha fatto male
Eppure lo voglio
rifare
E portami una
primavera prima che appassisca
Davanti
all’estate di tutti
Così esile che
la tormenta
Mi confonde con
un panno steso al vento
E cerco un posto
dove poter fare il debole
Amici buoni per
smezzare una tempesta
‘Che’ l’amore si
scopre solo in mezzo al temporale, ammiro i vostri punti fermi ma ho bisogno di
viaggiare
E volo con la
testa tra le nuvole
Ma vedessi il
cuore quanto va più in alto
E non voglio
dimenticare niente
Però fa male
ricordarsi tutto quanto
Le corse
lungomare
Nuotare fino a
non toccare
L’ansia di non
fare in tempo
Coi regali di
Natale
Lo sguardo di
mia madre, quando pensava che questa volta non ce la potessi fare
Le partite sulla
strada
Fare i pali con
la maglia
Restare accanto
A chi non ce
l’ha fatta
Le prime
cicatrici
Gli amori mai
finiti
Le nottate a
casa soli o ubriachi con gli amici
Le corse di mia
madre per fare in tempo a scuola
Sognare ad occhi
aperti
L’estate senza
soldi
L’ansia degli
esami
Ma che festa il
giorno dopo
La faccia di mio
padre
Quando andava a
lavoro
Le volte in cui
pensiamo che andrà tutto male
I viaggi con chi
ami
Sì ma i sogni a
puttane
Le prime
delusioni
Perché i baci
finiscono
Le nottate a
casa con gli amici
A dire resteremo
uniti
E poi dire cosa
quanto ha fatto male
Eppure non
riesco a rinunciare
Per poi dire
cosa quanto ha fatto male
Eppure lo voglio
rifare.
“Questa è una canzone-balsamo per attutire gli urti del mondo”, ha dichiarato il poeta
cantautore. "Arnica' prima di tutto è un fiore, un fiore super esile ma
perenne. Prima di essere medicina è un fiore fragile che tende all'immortalità
e vive in montagna, come me. Un fiore che con l'intuito dell'uomo è diventata
una crema, un balsamo per attutire gli urti del mondo. Ma tutto può essere
medicina o veleno, anche una mela”.
Cristiana Lenoci per www.lamia-puglia.com