IL MIO AMICO ALBERT

Founder President

INCANTO

2020-05-30 07:23:18

del mio amico ALBERTO IN RELAZIONE ALLA SITUAZIONE ATTUALE

Li incroci fuori dal grande negozio, 

in ordinata fila e regolati tra loro da un invisibile metro

 a volte indossano guanti di plastica anonimi 

anche se il caldo inizia a dar fastidio.

 Oppure li intravedi in strade ancora un po’ vuote, 

altre volte in una stazione dove camminano in fretta, 

con lo sguardo basso per seguire i nuovi segnali appiccicati sui pavimenti.

In questo tempo dal gusto un poco neutro, 

quasi amaro mi trovo spesso ad osservarli 

questi visi casualmente incrociati. 

Quando ti capita di essere a loro più vicino 

allunghi lo sguardo e così riesci a notare come alcuni ragazzi, 

anche loro oscurati a metà, riescano a ridere con gli occhi.

Riesci a notare come scoccia invece ad altri,

 la appannatura sugli occhiali che compare essendo

 il respiro coperto da un pezzo di velo bianco.

Hanno spesso mascherine diverse poste su questi volti,

 ma tutte coprono e nascondono 

sorrisi che sembrano stati, per ora, messi in disuso.

Li osservo questi volti 

cercando nonostante tutto di leggere le loro anime specchiate negli occhi.

Tanti, tanti sguardi sembrano esprimere un senso di attesa, di incertezza, 

sembrano raccogliere un periodo in cui il tempo sembra essersi

 dapprima appassito e poi fermato. 

Con un velo di tristezza, In tutti sembro notare, la assenza di stupore nuovo,

 la mancanza di quel piacevole incanto

 che conosce il modo di raccogliere il senso del nuovo

 e di farci meravigliare ancora.

Il senso di quell’incanto che parla con voce lieve

ma ti penetra l’anima.

Ci pensi a questo incanto

mentre ti accorgi di percepire ad ogni incontro,

che ne è andato e chissà quando tornerà.

Senti che ora manca quel senso di stupore, 

di sorpresa e lo vorresti rivedere di nuovo quel senso di incanto.

E lo sai che quanto chiamiamo incanto 

resta la base di quella meraviglia, che entra in noi per unirsi alla nostra vita accompagnandoci durante il nostro cammino.

Sono occhi che guardano attorno quasi per ritrovare un mondo conosciuto 

ma ora terribilmente diverso. 

Sono sguardi pronti a cercare nuove conferme 

che ora divengono un nostro bisogno totale.

Sono altresì sguardi pensierosi, verso un modo di vivere

 dato per scontato ed ora disperso.

 Sembra di sentirli parlare questi occhi, sembra di sentirli dire: 

“Infondo non ci abbiamo mai pensato che questa natura da noi vituperata, si sarebbe concessa una rivincita così pesante per noi.”

Abbiamo vissuto in questo mondo sentendoci proprietari, 

senza saper essere inquilini e come gli inquilini,

 capire che siamo solo di passaggio.

 Abbiamo creduto in una medicina 

che ci avrebbe proiettato alla eternità trovando per ogni malattia debole o grave la soluzione. 

Abbiamo pensato che il nostro vivere giorno dopo giorno

 era il modo migliore, liberi in ogni spostamento, 

certi che i frutti più lontani sarebbero giunti al nostro mercato,

 sicuri di un progresso dalla tendenza sempre più elevata.

Ora questi sguardi che noto, 

sembrano capire che tutto sta sfuggendoci di mano.

 Che le soluzioni non saranno mai certe, 

che il domani rischia anche di essere diverso

 da quanto i pensieri o le visioni nostre ci prospettavano.

 Chissà se queste mascherine la smetteranno di oscurare sorrisi, 

chissà se tutti assieme capiremo che la società e il futuro stesso

 avranno bisogno che ognuno di noi cambi e rifletta un poco di più. 

Chissà come sarà la società e il nostro vivere quotidiano

fra un mese , un anno, un decennio.

Dobbiamo sforzarci a credere in un prossimo futuro a comprendere

che diverrà diverso da quanto oramai vissuto.

Dobbiamo capire che solo tutti assieme miglioreremo gli sguardi di ora

 e toglieremo dalla nostra vita le mascherine.

Mentre recupero stasera un aperitivo da tempo distante,

 credo di avere solo questo mio Campari a tenermi compagnia 

in questo tavolino di aspetto triste.

 All’ improvviso sulla piazza giunge una madre con il suo bimbo. 

Subito noto la stranezza di un bambino che indossa una mascherina

 quasi enorme per il suo piccolo volto.

Ha un viso vispo e nei suoi occhi leggo gioia.

Lo guardo correre sulla piazza chiedendomi a cosa pensa,

 a quale eroe dei fumetti sembra ispirarsi.

 È felice, euforico per quella mascherina che lo accomuna a qualche suo eroe 

che io non potrò mai sapere. 

Non si chiede il perché la indossa ma corre felice sentendosi un piccolo gigante.

Ha stupore, fierezza, sprizza felicità quel suo sguardo rivolto a lontano.

Senza proferire una parola, con la mente lo ringrazio,

 in fondo dona forza anche a me quel suo sentirsi tranquillo,

 quella sua voglia di un domani ancora da scrivere e forse per me da riscrivere. 

Molti di noi li riscriveranno questi giorni nuovi che giungono.

Io ci provo ritrovando da subito il senso di quell’incanto

 letto poco prima negli occhi di un bambino. 

Sarà anche il mio augurio ad ognuno di noi quello di ritrovare nuovamente… incanto..

Albert.