Guido Zanchin

Founder Senior

Allargare o uscire dalla nostra zona di comfort?

2019-08-27 12:34:49

Sentiamo talmente spesso parlare di questa benedetta “zona di comfort”, che quasi non sappiamo neanche più riconoscerla o capire cos'è esattamente.

A grandi linee è una specie di recinto...

...all’interno del quale abbiamo comodamente messo in ordine per benino tutte le nostre esperienze di vita e relative risposte o reazioni, generalmente positive ma anche negative. Le conosciamo, o meglio, le ri-conosciamo e tanto ci basta per farci sentire al sicuro: sappiamo le emozioni che suscitano taluni eventi, abbiamo risposte preconfezionate all’eventuale bisogno, comprendiamo perfettamente i limiti che ci siamo molto spesso autoimposti e veleggiamo felici al riparo da sorprese e sgraditi cambiamenti. Naturalmente sto molto semplificando….ma spero di avere il dono della sintesi.

       Come ce la siamo costruita la zona di comfort?

Anche qui spero che la sintesi mi venga in aiuto poiché ci vorrebbe una Bibbia intera per spiegarlo e prendere in considerazione tutte le variabili per chiarirlo completamente.

Proviamo a cominciare a capire come funzionano la mente conscia e la mente inconscia con un esempio:

  • Prima di imparare ad andare in bicicletta non abbiamo né la consapevolezza (inconscio) né la competenza per farlo poiché di andare in bici non ce ne può fregare di meno
  • Un giorno decidiamo di farlo, per cui abbiamo la consapevolezza (conscio) ma non la competenza
  • Qualcuno ci insegna e dopo qualche capitombolo impariamo. Quindi abbiamo competenza e consapevolezza.

A questo punto diventiamo talmente bravi da non dover più pensare ai pedali, al manubrio, l’equilibrio, i freni, le distanze etc.. Abbiamo la competenza ma non ci serve più la consapevolezza: ogni muscolo, ogni cellula del nostro corpo sa esattamente cosa deve fare in modo automatico, mentre prima ogni singola azione era fatta consapevolmente.

Nello stesso modo costruiamo una serie di reazioni (risposte) alle nostre esperienze di vita, in modo più spesso inconsapevole. 

Perché dico più spesso? Perché la mente conscia elabora meno del 10% delle nostre esperienze (o stimoli) giornaliere, sotto forma di immagini e relative emozioni. E’ in grado, cioè, di fare da “filtro”, dividendo (per esempio) l’utile dall’inutile. L’inconscio non resta inattivo, egli registra, per nostra disgrazia, in modo inconsapevole, talvolta restituendocelo in una fase onirica (ma dovremmo aprire un altro capitolo). 

Ora, io non sono e non voglio essere un “guru”, sono un semplice formatore, ma con una lunga esperienza e come tale vi consiglio di rileggere bene questa parte appena chiarita. Fatto?

La mente inconscia non ha un libero arbitrio...

lei accetta ciò che tu gli proponi consciamente e comunica a tutto l’organismo che ciò che tu proponi si realizzi fisicamente.

Comincio a spiegarmi? La differenza sta qui! Molte persone “ingurgitano”, senza accorgersi, tonnellate di negatività proposte dall’ambiente circostante. E’ tuo preciso compito riparare l’inconscio con la tua consapevolezza, scegliere consapevolmente immagini ed emozioni da ridistribuire nel tuo personale “recinto”. E’ qui che inizia la costruzione della tua felicità!

Le informazioni registrate nel subconscio, negative o indebolenti, ora sai come fare, potrai recuperarle e sostituirle.

                     La zona di comfort si allarga

La paura di uscire dalla nostra zona di comfort viene spesso visualizzata come un “tonfo” nell’ignoto, ma questo ignoto possiamo anche metterlo con gentilezza nel nostro recinto spostando gradualmente le reti che lo confinano. C’è un esercizio, nel mio corsoLa mente che ride: i cantieri della gioia”, ( ti ho già detto che a Settembre si aprono le iscrizioni?) del quale i partecipanti hanno un po' paura, ma subito dopo eccoli di nuovo in fila per rifarlo una seconda volta e poi una terza…Ma…e la paura? Cos’è successo? La zona di comfort si è ri-tarata, le reti sono state spostate un po' più in là…

Non vi è alcuna sicurezza nella zona di comfort...

... non vi è nulla di sicuro, nemmeno la nostra casa, la nostra famiglia, il nostro conto in banca. Ma ne sentiamo il bisogno. Allora non abbandoniamola. Allarghiamola.


“Un uccello posato su un ramo non ha mai paura che il ramo si rompa, perché la sua fiducia non è nel ramo, ma nelle sue ali. (Anonimo)

Allora facciamola crescere ...

... in relazione alla fiducia che abbiamo di noi stessi, alla voglia di avere cura di noi stessi e dei nostri progetti, della ricerca delle nostre soddisfazioni. Soddisfazione deriva dal latino satis che significa abbastanza.  Vuol dire che ci vuole abbastanza azione per raggiungere l’obiettivo che ci siamo posti. Più spazio abbiamo e più azione possiamo mettere in gioco.

                        Dobbiamo essere solo disposti a pagarne il prezzo.

L’unico vero ostacolo è quello che vediamo ogni mattina allo specchio. Noi stessi.

Ed ecco la chiusura con la mia personale Call To Action

Sai com’è strutturato il mio nuovo corso “ La mente che ride: i sentieri della gioia?” Sai qual è la sua particolarità ed originalità? A Settembre si apriranno le iscrizioni e, a proposito di comfort zone, non c’è ancora una data e una location perché quelle, se vorrai esserci, le deciderai proprio tu. E non deciderai solo quello!


                         Una comfort zone più aperta di così………………