Marco Driussi

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Non esistono più i giovani di una volta...

2019-06-14 12:54:50

I luoghi comuni non li sopporto! "Non esistono più le mezze stagioni", "si stava meglio quando si stava peggio", "i giovani non hanno voglia di fare". Proprio ai giovani dedicherò qualche pennellata di parole per fare di loro un ritratto diverso da quello che pare andare per la maggiore. Seguitemi!

L'odore forte e nauseabondo dei luoghi comuni

Quando tendo le mie orecchie qua e là nei luoghi pubblici, dai bar alle fermate degli autobus, dal negozio di alimentari al grande centro commerciale, spesso sento la puzza acuta e disgustosa dei luoghi comuni, ovvero di quelle frasi che vengono adoperate dalle persone, considerate verità e soprattutto mai verificate di veramente. Tra quelle che maggiormente mi scatenano le allergie, vi sono quelle dedicate all'indolenza (o pigrizia) dei giovani.

Bene, cerchiamo di smontare quei luoghi comuni che dipingono i ragazzi, futuro della nostra società, come ciondolanti zombie senza speranze e con il cervello direttamente collegato al loro smartphone.


Desiderio di essere ascoltati

Lo spunto per spezzare una lancia a favore dei ragazzi mi viene da un evento a cui ho partecipato ieri. Infatti mi sono recato alla scuola artistica presso cui lavoro per vedere i lavori di diploma che i miei allievi hanno realizzato negli ultimi mesi del proprio percorso formativo: sculture, quadri, video, fotografie e tanto altro ancora. Se c'è qualcosa che mi ha stupito tantissimo, è il piacere che i ragazzi hanno avuto di spiegare a noi adulti, l'idea, il concetto, che ha dato forma alle proprie opere. Addirittura al momento in cui ho postato su Instagram le immagini dei loro lavori, ecco che in diversi di loro - che hanno di sicuro molte migliaia di follower più del sottoscritto - hanno manifestato stupore e gratitudine. "Cosa sarà mai una storia su Instagram realizzata da un mero docente di filosofia!?", mi sono detto. Eppure in questo slancio emotivo dei ragazzi ho provato a cogliere qualcosa di più, un segnale da interpretare, una traccia da seguire che potesse spiegare come mai il mio gesto fosse stato recepito così positivamente.


Chi non ha veramente voglia di fare?

Se gli allievi hanno provato piacere a mostrare con orgoglio i loro lavori a genitori e docenti, che cosa possiamo dedurre? Al netto che le generalizzazioni sono sempre da evitare, sono giunto a questo conclusione. Nel bene e nel male i giovani hanno pulsioni caotiche che vivono dentro di loro e che sono alla base della loro entrata nel mondo degli adulti. Queste pulsioni possono prendere forme straordinarie di creatività che permetta loro di inventare ciò che non c'è o di ritagliarsi un posto nel mondo che nel presente ancora non esiste. Noi adulti in queste circostanze che cosa facciamo? Spesso abbiamo l'insana idea di bollare i ragazzi come perditempo, individui non all'altezza, scansafatiche e provocatori. In altri termini al posto di vedere in loro delle potenzialità, abbiamo la brillante idea di spegnere le loro intuizioni relegandoli a ruolo di individui a cui mettere una bella etichetta che con molta fatica andranno a levarsi. In altri termini, al posto di incitare, come adulti, preferiamo distruggere. D'altronde noi siamo quelli che hanno veramente capito il mondo!


Concretamente come agire?

L'esempio della mostra di ieri mi ha portato a comprendere che a volte potremmo compiere un'azione molto semplice ma efficace: dedicare un po' del nostro tempo e dell'attenzione alle future generazione. Da parte mia  non si tratta di puro e semplice buonismo. Infatti in psicologia si parla spesso di apprendimento per emulazione: gli esseri umani fanno quello che gli altri stanno facendo, senza porsi alcuna domanda sul perché lo fanno. Quello che noi quotidianamente chiamiamo "effetto pecora". Ebbene, i giovani imparano da ciò che sta attorno a loro. Se ciò che li circonda è qualcosa di buono (come dare il nostro tempo e la nostra attenzione), potrà accadere che imparino valori quali la solidarietà, l'altruismo e l'affetto, se invece si trovano davanti a qualcosa di opposto, probabilmente diventeranno meschini, egoisti e manipolatori. E noi, che magari diamo il cattivo esempio, avremo pure il cattivo gusto di criticarli per quello che sono diventati!

Quanto scrivo non deve portarci a pensare che l'educazione sia un processo semplice, anzi! Esistono frustrazioni e delusioni a cui quotidianamente siamo esposti e che non ci fanno stare bene.Tuttavia credo che uno sguardo di apertura verso chi sarà il nostro futuro, sia maggiormente portatore di speranza che pesanti e inutili luoghi comuni che non permettono, in questo caso ai giovani, di poter sviluppare se stessi.