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I cartoni animati, breve saggio di psicologia del linguaggio
Ti sarà già capitato di leggere un mio post sull'importanza delle parole alcune settimane or sono. Ritorno oggi sul tema attraverso un cartone animato che amo: lo straordinario mondo di Gumball che narra la storia di un gatto del tutto particolare. Mi raccomando di leggere l'articolo!
Parlare è agire
Guarda il video che ho postato: si tratta di una scena in cui il gatto Gumball sfida suo fratello Darwin (un pesce rosso con le gambe) ad una sfida a chi sfodera più parole che possono fare male all'altro. Gumball vuole infatti dare una lezione a suo fratello che non riesce a capire quanto le parole possano toccare nel profondo l'animo delle persone. A parte la grafica eccezionale, che ricorda i videogiochi degli anni Novanta (stile Street Fighters con cui sono cresciuto), il cartone ci dice qualcosa di psicologia che è molto importante. Infatti la scena finale mostra Gumball che dice qualcosa di talmente duro emotivamente da stendere il suo amato fratellino.
Di solito ti capiterà di sentire dire che da una parte ci sono le parole e dall'altra parte esistono le azioni. In realtà le nostre parole hanno un potere, che si chiama forza illocutiva, ovvero la forza di avere un effetto sulle persone che ci stanno attorno. Chiaro che spesso di questo non ce ne rendiamo conto perché nel mondo dei social media, spesso ci dimentichiamo che abbiamo spesso a che fare con gli altri anche se vi è di mezzo uno schermo che ci separa.
Parole che risuonano
Curare il nostro linguaggio, significa renderci conto che le parole non sono mai neutre ma che possono avere un impatto forte su chi abbiamo di fronte. Tu, come me e tutte le altre persone hai un vissuto tutto tuo, unico, fatto di esperienze positive e anche negative. Quando qualcuno ci dice qualcosa, spesso legato alla nostra stessa persona, ecco che sentiamo risuonare qualcosa dentro di noi. Quella parola detta con un particolare tono di voce, ci può far riemergere un'esperienza passata, un rimprovero che abbiamo vissuto da bambini, una relazione che è andata male, una situazione sul posto di lavoro che ci ha fatto soffrire. Per questo spesso dobbiamo fare attenzione a quello che diciamo perché non sappiamo mai che cosa l'altra persona ha vissuto, così come gli altri non sanno il bagaglio di esperienze che ci portiamo sulle spalle.
Parole involontarie e volontarie
Può succedere che a volte non ci pensiamo su due volte e involontariamente diciamo qualcosa che tocca chi abbiamo di fronte. Al tempo stesso capita però che siamo ben consapevoli di quello che diciamo e magari lo facciamo apposta per toccare i nervi scoperti di qualcuno. Spesso lo facciamo per reazione davanti a quello che reputiamo un torto subito. Tuttavia non dovremmo dimenticarci che le nostre parole hanno un effetto sugli altri e quindi non sempre si può tornare indietro. Dice infatti un detto: "ci sono tre cose che non possono tornare indietro. Una pietra quando è lanciata, un'azione quando è compiuta, una parola quando è detta". Spesso sulla spinta dell'emotività ci lasciamo andare e le discussioni passano dal piano della differenza di vedute al personale. Ora, quando tocchiamo il vissuto di qualcuno, ecco che non possiamo poi pretendere che l'altro faccia come se nulla fosse e giri pagina in men che non si dica.
Curare quello che si dice
Ebbene, mi dirai, che cosa dobbiamo fare allora? Mia nonna diceva sempre di accertarsi che il cervello sia collegato alla bocca. Parole un po' grezze ma vere. Prima di parlare, varrebbe la pena di pensare un attimo. Un gesto semplice che però oggi sembra molto difficile quando i nostri dispositivi elettronici sono fatti per soddisfare i nostri impulsi in men che non si dica. Forse vale la pena di ricordarci che davanti a noi abbiamo sempre persone che sono fatte di sentimenti così come lo siamo fatti noi.