Giuseppe Andò

Founder Starter

Per un leader razionale il tempo non è denaro, è molto di più

2019-10-10 08:03:34

Il tempo è denaro! Il primo a pronunciare questa frase non fu Benjamin Franklin, come spesso tramandato, bensì un oratore greco del V° secolo a.C.: Antifonte di Ramnunte. La frase che Plutarco gli attribuisce può essere tradotta con: “il tempo è la cosa di maggior valore o dispendiosa”.

Fatta la citazione dotta, la questione è: se il tempo e il denaro sono la stessa cosa, hanno anche le stesse caratteristiche?

Vediamo le caratteristiche del denaro, inteso come valore monetario (currency):

  1. scarsità

  2. fungibilità

  3. divisibilità

  4. durevolezza

  5. trasferibilità.

La moneta dev'essere scarsa, per definizione. La quantità di moneta che possediamo rappresenta il nostro potere d’acquisto. Più moneta possediamo, più possiamo acquistare. Ovviamente, il potere massimo d’acquisto è rappresentato da tanta moneta quanta ne serve per comprare tutta la ricchezza economica del mondo. Ma questo è irrealistico, perché è possibile modificare all'infinito il valore della ricchezza economica delle cose, non avendo mai moneta sufficiente per acquistarlo tutto, oppure si sarebbe costretti a creare moneta all'infinito, con il risultato che il valore relativo della moneta sarebbe sempre inferiore al valore totale dei beni esistenti. Quindi, la moneta è “sistemicamente” scarsa. La moneta è fungibile sia in termini di valute (dollaro, euro, ecc.) sia in termini fisici di monete o banconote. Se abbiamo bisogno di fare un acquisto per 100 euro, poco conta possedere quella determinata banconota con quel determinato numero di serie, basta avere una qualsiasi banconota che valga 100 euro. Allo stesso modo, se sono in Giappone o negli Stati Uniti, poco conta se acquisto in dollari o in yen, il contro valore sarà sempre di 100 euro. La Gioconda di Leonardo, per esempio, non è fungibile, o si possiede quella che è (purtroppo) al Louvre o non si ha la Gioconda. La moneta è divisibile e questa è una gran cosa. La divisibilità della moneta permette di valorizzare le grandi cose e le piccolissime. Una vettura può costare 50,000 euro e un francobollo 50 centesimi di euro, tutto è “prezzabile”, grazie alla divisibilità della moneta. La moneta è un bene durevole. La moneta non si dissolve, non si consuma, né deperisce. Se non la spendiamo e la conserviamo, la troveremo intatta. Oggi poi che la moneta è per il 95% digitalizzata, esiste ed esisterà sinché ci sarà la rete. La moneta è trasferibile, fortunatamente. Anzi, la funzione stessa della moneta è quella di poter essere trasferita e, con il trasferimento, mantenere intatto il suo valore.

E il tempo?

Visto che il tempo è denaro, ha anche le stesse caratteristiche di quest’ultimo? Vediamo, partiamo dalla scarsità. Di quanto tempo disponiamo? Di una quantità sufficiente a fare ciò che dobbiamo fare? Oppure, ne abbiamo in misura inferiore? È possibile disporre di più tempo di quel che ci serve? Purtroppo, noi non “possediamo” il tempo, ma lo consumiamo vivendo. Non sappiamo di quanto tempo possiamo e potremo disporre, quindi possiamo solo vivere e, così facendo, finché siamo vivi “produciamo”, in un certo senso, il tempo che utilizziamo. Quindi, il tempo è meno che scarso, è una risorsa insostituibile della quale non conosciamo la misura in cui possiamo disporne. Proviamo a vedere se è fungibile. Abbiamo detto che il denaro è fungibile perché non è necessario avere quella determinata banconota, ma qualsiasi banconota di pari valore. E per il tempo? Be', potremmo dire che un’ora è un’ora e, quindi, il tempo è un bene fungibile. Ma siamo sicuri? L’ora che è appena passata è sì composta di 60 minuti come quella che la segue, ma non sono la stessa cosa. Quell'ora era quella determinata ora di quel determinato giorno, di quella determinata settimana, di quel determinato mese, di quel determinato anno e non tornerà mai più. Quindi, il tempo non è fungibile. Non posso sostituire il tempo trascorso tra le 19.00 e le 20.00 del 30 aprile 1950, con nessun’altra ora. Ogni istante è unico. E per quanto riguarda la durevolezza? La moneta resiste nel tempo, non muta, rimane sempre uguale a se stessa. Ma il tempo non resiste…nel tempo. Per definizione, è il mutamento in se stesso. Nulla è più mutevole della dimensione fisica che sottende alla mutevolezza. Quindi, il tempo, per definizione, non è durevole, pur essendo l’unità di misura della durevolezza. Proviamo a vedere se è divisibile. Qui direi che la cosa è più semplice. Per esempio, un’ora è divisibile in 60 minuti e ogni minuto in 60 secondi. Direi che non ci sono problemi, giusto? Non proprio. Il vantaggio della divisibilità è dato dall'utilizzo contemporaneo delle frazioni di valore. Se una vettura costa 50,000 euro e un francobollo 50 centesimi di euro, io posso, disponendo di tali somme, fare i due acquisti contemporaneamente. Ma il tempo è frazionabile a priori o a posteriori, ossia razionalmente, prima o dopo che sia trascorso. Nel mentre, io non posso allocare un’ora da una parte e un minuto dall'altra. Non posso, contemporaneamente, spendere un’ora al cinema e un’ora con gli amici al bar. Il tempo è un unicum inscindibile. Non ci resta che la trasferibilità. Vediamo, se io devo andare ad un convegno che dura un’ora e chiedo ad un’altra persona di sostituirmi, ho, in un certo senso, trasferito un’ora a qualcuno. Oppure, potremmo dire che se un collega mi chiedesse di sostituirlo in una riunione, e io accettassi, gli avrei trasferito il controvalore di un’ora, che il collega può impiegare come meglio crede. Temo che anche in questo caso non ci siamo. Come posso trasferire un’ora delle mie ad un’altra persona? C’è qualcuno che ha un’ora in più, grazie al fatto che qualcuno gli ha ceduto un’ora delle sue? Direi di no. Il tempo non è trasferibile, è intimamente connesso alla nostra esistenza e non ne disponiamo. Possiamo dedicarlo a qualcuno o a qualcosa, ma non trasferirlo.

Mi sembra evidente che il tempo sia ben più del denaro e, anzi, non ha nessuna delle caratteristiche di quest’ultimo. Quindi, la gestione del tempo è un’attività delicatissima e non ammette correzioni. Un leader razionale organizza il proprio tempo e segue disciplinatamente il programma che si è dato. È bene sapere che, tendenzialmente, ognuno di noi è portato a perdere tempo in attività non essenziali. Il controllo frenetico delle email, dei messaggi del telefono e le relative risposte “improrogabili”, sono il sintomo di una nevrosi che non è solo ascrivibile all'uso folle delle nuove tecnologie, ma fa parte di una nostra tendenza neuro-comportamentale. Gli scienziati definiscono questo atteggiamento “comportamento di ricerca di informazioni” (information-seeking behaviour). La nostra mente desidera informazioni, non conta quanto utili, purché siano informazioni. Il nostro sistema dopaminergico si sente premiato da questa continua e frenetica raccolta di dati. In passato, quest’ossessiva raccolta d’informazioni rappresentava la nostra salvezza, soprattutto in ambienti ostili con predatori e pericoli incombenti. Ai nostri giorni, questo comportamento alimenta la nostra distrazione dai principali obiettivi e ci restituisce l’ansia e lo stress da deficit produttivo. Ci sentiamo in difetto e ci colpevolizziamo, con il risultato che aumentiamo il tempo dedicato al lavoro, ma non la nostra produttività.

Come si può ovviare al problema?

Con la pianificazione basata su obiettivi e priorità. Sull'importanza per un leader razionale di stabilire obiettivi e priorità non mi soffermo neppure, mi sembrerebbe di mancare di rispetto al mio lettore. Piuttosto, vorrei distinguere gli obiettivi dalle priorità. Per molti la cosa apparirà già chiara, ma molte persone tendono a confondere i due termini e le relative attività che comportano. Cominciamo col chiarire che le priorità si riferiscono ad attività specifiche, “cose da fare”. Normalmente, le priorità attengono a compiti che dobbiamo svolgere in prima persona, per i quali ci organizziamo la giornata o al massimo la settimana. Una priorità riguarda il presente, ha una scadenza ravvicinata. Un obiettivo è un risultato, un raggiungimento complessivo. Non riguarda qualcosa che devo portare a termine entro oggi, è piuttosto un traguardo che devo raggiungere nel medio-lungo termine. Per raggiungere un obiettivo, si devono mettere in fila una serie di priorità che scandiscono il mio lavoro da oggi a quando è previsto il raggiungimento dell’obiettivo. E siccome stiamo parlando di un leader e della sua squadra, è bene precisare che l’obiettivo è un traguardo comune, frutto del lavoro di tutti. L’agenda è la sede naturale delle nostre priorità, mentre un business plan o un piano strategico lo sono dei nostri obiettivi. Un leader razionale è una persona organizzata, che pianifica la propria settimana e si attiene disciplinatamente alla propria pianificazione. È ovvio che possano intervenire imprevisti o urgenze e, in questi casi, è persino superfluo precisare l’opportunità di derogare dal proprio programma. Ciò che conta è che solo eventi straordinari e improvvisi vi costringano a modificare i vostri piani e non questioni secondarie e marginali.

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