Giuseppe Andò
Founder Starter
Da boss a leader razionale
2019-09-26 14:36:48
Un leader non è un capo. D'accordo. Ma dov'è la vera differenza? Vi propongo un breve viaggio analitico sulle definizioni di "capo", "leader" e "leader razionale".
Il nostro viaggio inizia con due domande fondamentali:
- che differenza c’è tra un capo e un leader?
- Cos'ha in più di un “semplice” leader il leader razionale?
Cominciamo dal primo quesito.
- Un capo ha una relazione monodirezionale con i propri collaboratori.
- Impartisce ordini o, al meglio, dà disposizioni. È una relazione fondata sul presupposto, non verificato, che il capo sappia di più e meglio come debba essere fatto un lavoro. È l’approccio che gli inglesi definiscono “a know it all”, noi diremmo “so tutto io”.
- Un capo è decisamente più propenso a comunicare ciò che ha deciso ed è del tutto disinteressato all’opinione dei suoi collaboratori.
- Interpreta la gerarchia aziendale come il riflesso del valore oggettivo delle persone. L’organigramma è lo specchio qualitativo del valore di chi appartiene all’organizzazione. Chi è più in alto nelle gerarchie ordina e chi è più in basso esegue.
- Un capo è il riferimento per tutti i dubbi e le interpretazioni. In caso d’indecisione, è lui che fornisce la risposta sul cosa fare e come.
- Un capo critica, richiama e verifica che l’operato dei sottoposti sia conforme alle disposizioni impartite.
- Stoppa qualsiasi riflessione critica da parte dei suoi collaboratori e incoraggia l’efficienza esecutiva.
- Corregge gli errori dei collaboratori in pubblico, evidenziando i loro punti deboli.
- Non trasferisce le proprie competenze ed è preoccupato di coltivare il proprio ego, per il quale è disposto a perseguire il proprio successo personale a scapito degli interessi dell’organizzazione. Per realizzare il suo progetto, esige risultati senza fornire supporto, in mancanza dei quali incolpa i propri collaboratori.
E un leader?
- Un leader è una persona con la mente sempre aperta e pronta ad imparare nuove cose.
- Tende ad ascoltare più che a parlare.
- È interessato a raccogliere informazioni e opinioni, che rielabora successivamente.
- Cerca soluzioni e non si propone come unico riferimento per la ricerca di risposte, ma incoraggia i propri collaboratori a formulare le loro proposte.
- Riconosce le abilità e le competenze dei suoi collaboratori e li motiva a svilupparle e ad esprimerle.
- Non teme di evidenziare i propri punti deboli, perché non lavora per sviluppare un’immagine irreale di se stesso. Ama essere autentico e credibile, perché sa che questo è il miglior modo per guadagnarsi la fiducia di chi lo circonda.
- Crede profondamente nel lavoro di squadra.
- Si assume le proprie responsabilità e non teme di esporsi a favore dei propri collaboratori.
- Alimenta un clima di fiducia verso il raggiungimento dei risultati.
Nonostante le chiare differenze tra capo e leader, è bene ricordare che entrambi lavorano per il raggiungimento di obiettivi. La differenza è che un leader ne raggiunge di più e prima. Ora, però, dobbiamo rispondere al secondo quesito: Cos'ha in più di un “semplice” leader il "leader razionale"?
- Il leader razionale è un leader tridimensionale, che sa realizzare le performance richieste, disegnare le strategie future e gestire il tutto secondo i canoni della leadership.
- Gestisce le proprie emozioni e ha un ragionevole controllo sulle stesse, almeno nell'esecuzione del suo ruolo di leader.
- Si è liberato dai pregiudizi ed esprime pensieri liberi da condizionamenti (nel limite dell’umano).
- È onesto con sé e con gli altri e analizza le situazioni per come esse sono effettivamente, senza infingimenti o manipolazioni.
- Lavora sui dati e cerca sempre informazioni sostenute da numeri o fatti oggettivi.
- Un leader razionale sa come e quando prendere decisioni intuitive e quando razionali.
- Un leader razionale è consapevole che il processo decisionale è alla base del suo mandato e coinvolge e motiva i propri collaboratori a prendere parte attiva in questo processo.
- Sa gestire una comunicazione logicamente stringente e alimenta un confronto dialettico con i propri collaboratori.
- Dopo aver maturato una decisione personale o condivisa, procede metodicamente con la stesura di un piano d’azione.
Per rendere concreta la propria leadership razionale, si deve intraprendere un percorso di crescita personale e professionale. Per fare questo, ci focalizzeremo sulle principali tematiche che un leader deve affrontare, inquadrandole in specifici modelli di “pensiero e azione” (chiedo scusa ai padri risorgimentali). Inutile dire che con il termine “modelli” non mi riferisco a schemi precostituiti da implementare sic et simpliciter. Si tratta di una serie ordinata di suggerimenti, da intendersi nei termini della più ampia flessibilità e adattabilità. Io provo solo a facilitare il vostro compito, proponendovi uno schema di lavoro. Ecco l’elenco dei temi:
- creare e condividere la propria visione, definendola in termini chiari e comprensibili;
- gestire il proprio tempo e quello degli altri (Time Management), secondo i criteri degli obiettivi e delle priorità;
- definire i processi decisionali del team;
- educare ed educarsi alla pianificazione;
- gestire rischi secondo i criteri della ragionevolezza;
- gestire e risolvere le conflittualità;
- stimolare e gestire il cambiamento;
- stimolare creatività e innovazione nell'ambito di una razionale realizzabilità.
Il nostro breve viaggio tra le definizioni di "capo", "leader" e "leader razionale" finisce qui, ma il punto che più mi preme sottolineare è che performance, strategia e leadership sono le componenti dell'unico modello manageriale percorribile e concretamente spendibile nel mondo reale.
#giuseppeando #coaching #executivecoach #businesscoach #careercoach #teamcoach #leadership #marshallgoldsmith #Humanresource #hr