Giuseppe Andò

Founder Starter

Da boss a leader razionale

2019-09-26 14:36:48

Un leader non è un capo. D'accordo. Ma dov'è la vera differenza? Vi propongo un breve viaggio analitico sulle definizioni di "capo", "leader" e "leader razionale".

Il nostro viaggio inizia con due domande fondamentali:

  1. che differenza c’è tra un capo e un leader?
  2. Cos'ha in più di un “semplice” leader il leader razionale?

Cominciamo dal primo quesito.  

  1. Un capo ha una relazione monodirezionale con i propri collaboratori.
  2. Impartisce ordini o, al meglio, dà disposizioni. È una relazione fondata sul presupposto, non verificato, che il capo sappia di più e meglio come debba essere fatto un lavoro. È l’approccio che gli inglesi definiscono “a know it all”, noi diremmo “so tutto io”.
  3. Un capo è decisamente più propenso a comunicare ciò che ha deciso ed è del tutto disinteressato all’opinione dei suoi collaboratori.
  4. Interpreta la gerarchia aziendale come il riflesso del valore oggettivo delle persone. L’organigramma è lo specchio qualitativo del valore di chi appartiene all’organizzazione. Chi è più in alto nelle gerarchie ordina e chi è più in basso esegue.
  5. Un capo è il riferimento per tutti i dubbi e le interpretazioni. In caso d’indecisione, è lui che fornisce la risposta sul cosa fare e come.
  6. Un capo critica, richiama e verifica che l’operato dei sottoposti sia conforme alle disposizioni impartite.
  7. Stoppa qualsiasi riflessione critica da parte dei suoi collaboratori e incoraggia l’efficienza esecutiva.
  8. Corregge gli errori dei collaboratori in pubblico, evidenziando i loro punti deboli.
  9. Non trasferisce le proprie competenze ed è preoccupato di coltivare il proprio ego, per il quale è disposto a perseguire il proprio successo personale a scapito degli interessi dell’organizzazione. Per realizzare il suo progetto, esige risultati senza fornire supporto, in mancanza dei quali incolpa i propri collaboratori.

E un leader?

  1. Un leader è una persona con la mente sempre aperta e pronta ad imparare nuove cose.
  2. Tende ad ascoltare più che a parlare.
  3. È interessato a raccogliere informazioni e opinioni, che rielabora successivamente.
  4. Cerca soluzioni e non si propone come unico riferimento per la ricerca di risposte, ma incoraggia i propri collaboratori a formulare le loro proposte.
  5. Riconosce le abilità e le competenze dei suoi collaboratori e li motiva a svilupparle e ad esprimerle.
  6. Non teme di evidenziare i propri punti deboli, perché non lavora per sviluppare un’immagine irreale di se stesso. Ama essere autentico e credibile, perché sa che questo è il miglior modo per guadagnarsi la fiducia di chi lo circonda.
  7. Crede profondamente nel lavoro di squadra.
  8. Si assume le proprie responsabilità e non teme di esporsi a favore dei propri collaboratori.
  9. Alimenta un clima di fiducia verso il raggiungimento dei risultati.

Nonostante le chiare differenze tra capo e leader, è bene ricordare che entrambi lavorano per il raggiungimento di obiettivi. La differenza è che un leader ne raggiunge di più e prima. Ora, però, dobbiamo rispondere al secondo quesito: Cos'ha in più di un “semplice” leader il "leader razionale"?

  1. Il leader razionale è un leader tridimensionale, che sa realizzare le performance richieste, disegnare le strategie future e gestire il tutto secondo i canoni della leadership.
  2. Gestisce le proprie emozioni e ha un ragionevole controllo sulle stesse, almeno nell'esecuzione del suo ruolo di leader.
  3. Si è liberato dai pregiudizi ed esprime pensieri liberi da condizionamenti (nel limite dell’umano).
  4. È onesto con sé e con gli altri e analizza le situazioni per come esse sono effettivamente, senza infingimenti o manipolazioni.
  5. Lavora sui dati e cerca sempre informazioni sostenute da numeri o fatti oggettivi.
  6. Un leader razionale sa come e quando prendere decisioni intuitive e quando razionali.
  7. Un leader razionale è consapevole che il processo decisionale è alla base del suo mandato e coinvolge e motiva i propri collaboratori a prendere parte attiva in questo processo.
  8. Sa gestire una comunicazione logicamente stringente e alimenta un confronto dialettico con i propri collaboratori.
  9. Dopo aver maturato una decisione personale o condivisa, procede metodicamente con la stesura di un piano d’azione.

Per rendere concreta la propria leadership razionale, si deve intraprendere un percorso di crescita personale e professionale. Per fare questo, ci focalizzeremo sulle principali tematiche che un leader deve affrontare, inquadrandole in specifici modelli di “pensiero e azione” (chiedo scusa ai padri risorgimentali). Inutile dire che con il termine “modelli” non mi riferisco a schemi precostituiti da implementare sic et simpliciter. Si tratta di una serie ordinata di suggerimenti, da intendersi nei termini della più ampia flessibilità e adattabilità. Io provo solo a facilitare il vostro compito, proponendovi uno schema di lavoro. Ecco l’elenco dei temi:

  1. creare e condividere la propria visione, definendola in termini chiari e comprensibili;
  2. gestire il proprio tempo e quello degli altri (Time Management), secondo i criteri degli obiettivi e delle priorità;
  3. definire i processi decisionali del team;
  4. educare ed educarsi alla pianificazione;
  5. gestire rischi secondo i criteri della ragionevolezza;
  6. gestire e risolvere le conflittualità;
  7. stimolare e gestire il cambiamento;
  8. stimolare creatività e innovazione nell'ambito di una razionale realizzabilità. 

Il nostro breve viaggio tra le definizioni di "capo", "leader" e "leader razionale" finisce qui, ma il punto che più mi preme sottolineare è che performance, strategia e leadership sono le componenti dell'unico modello manageriale percorribile e concretamente spendibile nel mondo reale.  

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