Giusy Gil Mammana Parisi

Perchè Orgoglio e pregiudizio è stato definito letteratura cristiana

2020-04-12 03:37:15

"8 Quindi, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri." (Filippesi, 4:8). Versione Bibbia ginevrina 2006.

Oggetto di un gran numero di studi

Orgoglio e pregiudizio è oggetto di molti studi universitari, tesi di laurea comprese. Ottimo per tutti i lettori che amano l'opera, laurearsi sarà per alcuni facile come una passeggiata. Ma come mai si annovera tra la letteratura cristiana? Già avevo accennato a quest'aspetto quando l'avevo rilevato come la terza ispirazione per il mio giallo investigativo, ora direi che è ora di passare al dettaglio. Quando gli studenti e studiosi universitari lo prendono in mano e scavano a fondo nelle ricerche, finiscono inevitabilmente con l'imbattersi in un aspetto fondamentale nella vita di Jane Austen: la sua fede religiosa. L'autrice era figlia e sorella di pastori anglicani. Anche se il nascere in una famiglia di pastori non fa di per sè solo il cristiano, dato che nessuno nasce tale nè si diventa unicamente per il desiderio dei familiari, gli studi sulla vita di Jane Austen confermano che fu una persona credente. E le opere che scrisse, ove lette attentamente, sono di per sè in grado di confermarlo. Non perchè descrisse personaggi perfetti: nessun essere umano è perfetto e non lo sarà mai su questa terra, per quanto cristiano. Ma descrisse personaggi in grado di riconoscere i propri errori e di emendarli. Personaggi che amano incondizionatamente, sanno perdonare, non si lasciano corrompere. Basti pensare a Edmund Bertram (Mansfied Park), che non si lascia distogliere dalla ferma decisione di intraprendere il pastorato, a dispetto del fatto che la donna che sta a un passo dallo scegliere come compagna di vita, la spigliata Mary Crawford (rivelatasi poi spregiudicata), ne critica la decisione. Mary preferisce che Edmund si avvii alla carriera militare, ma il giovane non si lascia smontare a dispetto dell'amore che prova per lei e infine, resosi conto che la cugina Fanny è la donna davvero adatta a lui (e Fanny Price ha un carattere e attitudini che la rendono la moglie ideale per un pastore di chiesa), sposa quest'ultima. Basti pensare ai cari Elizabeth Bennet e Mr Darcy, entrambi in grado di pentirsi per i propri errori e di cambiare in meglio. Molto meglio. E all'intera carrellata di parenti e conoscenti che entrambi hanno finito per perdonare, a dispetto di offese gravi. Come a quelle della dispotica Lady Catherine de Bourgh, zia di Darcy. E'proprio Elizabeth a convincere il novello sposo a riallacciare i rapporti con lei, nonostante la madama l'avesse offesa in tutti i modi possibili. Come a quelle di Caroline Bingley, che per un anno intero non fa altro che sparlare di Elizabeth, criticarla e cercare di danneggiarla agli occhi di Mr Darcy (per la cronaca, vorrebbe sposarlo proprio lei!). E non ultimi, gli irrensponsabili George Whickam e Lydia Bennet, ma perfino mamma Bennet. Quanto a Elizabeth in particolare, dato che ne è la figlia, sa perfettamente di esserle la meno cara, ma non se la prende affatto. La preferenza che la madre mostra per le sue sorelle, in special modo Jane e Lydia, non la incomoda affatto.Elizabeth ha un carattere giocoso e spiritoso, che la rende in grado di divertirsi alle incongruenze altrui, così come il padre, e di non crucciarsi per mali inevitabili. Anzi, quando può, cerca perfino di far piacere alla mamma (ovviamente tranne nello sposare il cugino Collins, lol!) Elizabeth non è nata per il cattivo umore, anche se per forza di cose si risente (è umano) se vede maltrattare la sua famiglia. E alla fine perdona pure a Bingley, che diciamolo, l'aveva fatta proprio grossa a giocare il numero della sparizione con una ragazza angelica come Jane (ok, angelica, ma pure parecchio ingenua, non riesce a riconoscere neppure i lupi vestiti d'agnello, neanche se le portano davanti il reo confesso, lol!). 

In un lavoretto universitario che ho avuto il piacere di leggere, si scrive che manca però quella verticalità verso il cielo che in certe occasioni è perfino presente in opere di natura pagana. A mio avviso, però, questa mancanza non rende meno cristiana la letteratura austeniana: il punto è che Jane Austen non stava scrivendo trattati di teologia, non era questo il suo scopo. Era una scrittrice creativa, non una teologa. Ma nelle sue opere c'è sempre accenno ai servizi religiosi, nei quali non mancano i credenti pii e retti. Mr Darcy non manca alle riunioni religiose ovunque si trovi. Quando non sta a Pemberley, non coglie certo l'occasione per saltarli. E non è un bigotto che mette piede in chiesa solo per far piacere a parenti e amici: detesta ogni tipo di falsità (così come detesta ogni tipo di vizio), per cui non farebbe nulla se non pienamente convinto. Ci sono un paio di righe dove Elizabeth, dopo attenta riflessione, si rende conto di non aver mai rilevato in lui nulla di irreligioso (tranne l'essere divorato dall'orgoglio, certo, errore però di cui fa ammenda).


E quanto agli ecclesiastici?

Potrebbe forse sembrare curioso il fatto che invece non sempre gli ecclasiastici mostrano la rettitudine di Edmund Bertram e di Henry Tilney (il futuro sposo di Catherine Morland nell'Abbazia di Northang, altra opera che avevo letto con gran piacere): basti guardare al ridicolo cugino Collins e al signor Elton (il vicario di Highbury, il piccolo villaggio in cui vive Emma Woodhouse), un arrivista con pochi scrupoli a caccia di una moglie con una dote che si avvicini alle diecimila sterline (alla faccia, lol!). E infatti ques'ultimo finisce per sposare una certa Augusta, la cui dote si avvicina a quella desiderata, ma in realtà il signorino punta in precedenza proprio a Emma Woodhouse, ereditiera dalle trentamila sterline al pari di Georgiana Darcy! Rifiutando Harriet Smith, la ragazza senz'arte nè parte perchè figlia di ignoti, ma dal buon cuore e umiltà di sentimenti. Praticamente la donna caratterialmente più adatta a un vicario, come lo stesso Mr Knightley riconosce, una volta venuto a sapere che Emma ha cercato di metterli insieme. In quanto Augusta si rivela assolutamente insopportabile e piena di sè, pur non incapace di mostrare simpatia per Jane Fairfax, ma lo fa più che altro credendo (erroneamente) di far dispetto a Emma (chissà cosa le aveva raccontato il signor Elton!). 

Jane Austen non presentò tanto di ecclesiastici poco scrupolosi per screditare il cristianesimo in terre pagane. No, il suo pubblico, i primi destinatari per cui scriveva, erano britannici presumibilmente anglicani (ma anche calvinisti o battisti, pur non essendo stata raggiunta in maniera ravvicinata dal protestantesimo tout court -almeno fin dove ho reperito notizie-, forse più che altro alla lontana e attraverso notizie di seconda mano). Non poteva sapere che dopo la sua morte le sue opere sarebbero state tradotte e vendute in mille paesi del mondo. In vita, purtroppo, Jane Austen non raggiunse il successo che ebbe invece solo da defunta, pure riuscendo a vivere della sua penna, alla morte del padre. Orgoglio e pregiudizio era perfino stato in primis rifiutato dall'editore, mai criticato a sufficienza per tale asineria.  Sicuro che l'autrice intendeva esporre tanto le virtù, quanto i vizi di borghesia e aristocrazia, denunciando l'ipocrisia presenti per ogni dove e chissà, anche rilevando le deplorevoli conseguenze di una scelta tanto delicata quanto quelle di diventare un ecclesiastico senza averne l'attitudine, ma proprio come la Bibbia afferma, solo per il vil guadagno. Ok, tanto non significa affatto che l'ecclesiastico debba lavorare gratis, se dedicato all'opera al 100%. San Paolo scrisse che chi lavora per l'evangelo, deve vivere dell'evangelo. E così deve essere. A parte i casi dei paesi molto poveri, dove la sovrastruttura ecclesiastica non può permettersi di mantenere religiosi dedicati al 100% all'opera (questi devono per forza di cose mantenersi con un lavoro secolare, ma ovviamente saranno sovraccarichi causa perenne doppio lavoro, a meno di opera collegiale), oppure dove una sovrastruttura sia assente, è ovviamente giusto stipendiare i ministri di chiesa. Ma il punto è che lo stipendio sicuro non può essere il movente vocazionale di questi ultimi. Pertanto, risulta lampante e scandalosa l'idea di George Whickam, pieno di vizi, di voler diventare un ecclesiatico. Elizabeth, avendo oramai riconosciuto che la sfacciataggine del giovanotto è un pozzo senza fondo, non senza ironia gli chiede se gli sarebbe piaciuto elargire prediche (non lo attacca più apertamente per timore che si rivalga maltrattando Lydia, che Mr Darcy lo ha già costretto a sposare in cambio del pagamento dei debiti e di una somma di denaro per farli campare dopo il matrimonio).

E quanto a Collins? Che anzichè a Dio è devoto a Lady Catherine de Bourgh e sua figlia Anne? Ovviamente un altro esempio di sepolcro imbiancato. Se non altro, quantomeno non ha vizi e sorprendentemente si rivela un marito devoto per Charlotte Lucas (mi viene in mente di dedicare un articoletto proprio a lei -ma anche a papà Bennet- e forse proprio lo farò). Ma avrebbe dovuto fare il commerciante, non il religioso. Una guida cieca per ciechi.

In conclusione?

Il versetto da Filippesi dell'introduzione, serve anche per esplicare la conclusione.

Quindi, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri. "

Una letteratura che ci esorta a diventare migliori, che esalta la virtù a scapito del vizio e ci fa capire che la nostra devozione deve rivolgersi al Signore anzichè a uomini fallibili, credo possa annoverarsi tranquillamente tra le cose onorevoli, giuste e amabili. Pertanto, buona lettura!