Giusy Gil Mammana Parisi

Il bibliotecario francese: EPILOGO

2020-02-25 04:22:27

Ci siamo, ma...sogni arruffati abbiamo, cari lettori. Il cartello in tedesco che regge l'elefante dice "HALT POLIZEI" (ALT POLIZIA). Che sarà mai? Tra il prologo e l'epilogo si è svolta una gran partita a scacchi a porte chiuse. Il bianco avrà vinto o impattato? Vi aspettavate un tal finale?

EPILOGO parte prima

Lo sposo continuava rinchiuso nell'edificio principale della magnifica tenuta, con il portone chiuso dietro di sé. Quella cerimonia con tanto di ospiti era tutta opera del suo testimone di nozze, un bell'uomo dai tratti mediorientali, una vecchia conoscenza incontrata casualmente nel viaggio che lo stava stava portando, assieme alla fidanzata, verso la sua futura dimora. Non lo vedeva da tempo e se fosse stato possibile, lo  avrebbe evitato accuratamente. Ma non ce ne fu il modo e per giunta la sua ragazza lo trovava molto simpatico. In mancanza di sufficiente cervello per ragionare, anche una spiccata ed eccessiva invadenza viene facilmente scambiata per simpatia. Per una sfortunata coincidenza l'uomo si trovava nello stesso mezzo di trasporto dei due fidanzati e il viaggio sarebbe durato giorni e giorni, dato che a dispetto della breve distanza da percorrere, la nave prevedeva scali in vari paesi caraibici. Fu una sorta di convivenza forzata.
Era stato quel sedicente amico a organizzare tutto quanto: la scelta del locale, il ricevimento e gli ospiti, assecondando i capricci piuttosto dispendiosi della promessa sposa. Lo sposo aveva ribadito sin dall'inizio che, date le particolari circostanze, era necessario contenersi nelle spese, ma invano. Sembrava che il suo conoscente e la sua fidanzata stessero facendo a gara su chi dei due riuscisse a scialacquare più in fretta quello che nelle loro circostanze poteva a ragione essere considerato un grande patrimonio. Certo, per Musa McDowell i soldi non erano affatto un problema: non per nulla i media statunitensi, ai quali dava sempre ottimi motivi per far parlare di sé, lo definivano il "principe del petrolio". Suo padre era un ricchissimo americano proprietario di una grossa compagnia petrolifera e la madre una mediorientale di nobile lignaggio che risaliva all'antica Persia. In qualità di figlio unico, Musa avrebbe ereditato una fortuna incalcolabile. Anche lo sposo proveniva da una famiglia altrettanto distinta e facoltosa, ma da tempo aveva deciso di fare assegnamento unicamente sulle proprie forze per andare avanti nella vita. Era riuscito a guadagnare abbastanza per iniziare un'attività, ma dato che la sua fidanzata aveva già sperperato buona parte delle loro risorse, sia l'una che l'altra erano già in forse. Le spese in quell'anno precedente il matrimonio non erano state poche nè piccole, a causa del susseguirsi di mille pratiche burocratiche per ottenere visti e timbri, permessi e permessini, d'obbligo per tutti i migranti come loro. Eppure non era tale situazione a colmarlo d'infelicità. Non avrebbe dovuto arrivare al giorno delle nozze per mettere in atto quanto stava per fare, ma la promessa sposa e il suo testimone non gli avevano lasciato diversa alternativa dell'agire fuori dagli schemi. Tutte le volte che aveva cercato di fare riflettere la ragazza sul comportamento che entrambi avevano tenuto tempo addietro e solo per poter arrivare dove ora si trovavano, aveva ricevuto risposte beffarde.
-Ti rendi almeno conto di quanto male abbiamo fatto? Io sono divorato dai sensi di colpa. Ma tu non hai un briciolo di rimorso?
Sembrava proprio di no. Lei era arciconvinta che la vita lussuosa alla quale aspirava le spettasse di diritto, anche a costo di calpestare chiunque a suo avviso rappresentasse un ostacolo. Non era nata per il ceto medio e men che meno per quello operaio.
-Uffa! Non mi dire che ti preoccupi ancora per quella sciacquetta nana e quel pigmeo del suo tedioso fratello- gli aveva più volte risposto, facendolo sentire ancora più colpevole.

Ma come aveva potuto scendere così in basso per una persona del genere, che tra l'altro non risparmiava al suo prossimo neppure offese gratuite?






EPILOGO parte seconda

Lo sposo si guardò allo specchio, un lussuoso oggetto dalla cornice decorata con motivi floreali, appeso alla parete retrostante la scala che portava ai piani superiori della tenuta. Vide un'immagine sbattuta e segnata dalle preoccupazioni, pur conservando la non comune avvenenza che lo aveva sempre caratterizzato. In aggiunta al pesante fardello che si trascinava da tempo, aveva appena trascorso una notte agitata. Per la verità, oramai da parecchio tempo le notti inquiete facevano parte integrante della sua vita, ma durante quell'ultima in particolare aveva avuto un sogno angosciante: una persona piccola ed esile si trovava in pericolo e gli chiedeva aiuto. Si trattava di qualcuno che aveva imparato non soltanto ad apprezzare e ammirare, ma anche ad amare, nonostante si sentisse indegno di lei per tutto il male che le aveva fatto. Nel sogno cercava di raggiungerla, ma temeva di non riuscirvi per tempo, finché non aveva finito con lo svegliarsi nel cuore della notte in preda a oscuri timori, senza più riuscire a riprendere sonno. Da fuori aveva sentito delle risate: c'era una festa nelle strade dell'Isola Felice. La stanza in cui era ospite si trovava nell'ala più economica dell'hotel che oramai da tempo era divenuto la sua casa, quindi tra le più esposte agli schiamazzi di un popolo festaiolo. Il suo testimone di nozze e la sua fidanzata si stavano divertendo insieme alla gente locale. Loro agivano sempre spensieratamente, senza mai preoccuparsi dei danni che la loro sconsideratezza arrecava a chi li circondava. Sarebbero tornati soltanto all'alba nelle proprie suite di lusso e con il portafoglio ulteriormente alleggerito. Il matrimonio si sarebbe tenuto durante il pomeriggio dell'indomani, dunque per dormire ci sarebbe stato tempo.


EPILOGO parte terza

La porta d'ingresso si spalancò d'improvviso. Fecero ingresso la sposa e il principe del petrolio. Entrambi apparivano magnifici alla vista di chiunque. Lei una ragazza di ventitré anni dal bellissimo viso a forma di cuore, molto alta, una mora dalla pelle olivastra e con un fisico da top model. Aveva un abito da sposa sontuoso in stile sirena e indossava gioielli costosi. Lui un trentacinquenne alto e bruno dall'aria impertinente, che ostentava un completo di pura seta.
-Amico, che aria tenebrosa! Che ci fai ancora vestito così?
Infatti lo sposo indossava un paio di jeans, una camicia a mezza manica e scarpe da ginnastica.
-Stai andando al tuo matrimonio o al tuo funerale? L'uomo diede in una risata fragorosa, imitato subito dalla sposa.
-No, aspetta. Per il funerale manca qualcosa. La bara. E il festeggiato più importante, il morto! No, aspetta, sei tu, l'avevo scordato!-. E giù altre risate.
Lo sposo ignorò il sarcasmo. Non c'era più tempo.
-Potresti per favore lasciarmi un minuto con lei? Si tratta di una questione della massima urgenza.
Il principe del petrolio non abbandonò il suo fare goliardico, anzi, se possibile, divenne ancora più sarcastico. Come al solito era in vena di tirare frecciate, con il puro scopo di mettere in imbarazzo chi gli stava di fronte e non accennava a lasciare la hall. La sposa divenne impaziente.
-Non capisco cosa tu faccia rintanato qui invece di vestirti per la cerimonia e uscire a divertirti come tutti noi. Non mi dire che ti stai ancora crogiolando in quei pensieri noiosi con cui mi assilli da mesi e mesi!
-Noiosi?
-Andiamo, sbrigati, la cerimonia comincia tra poco e gli invitati aspettano.

Nessuno, tranne lo sposo, era però certo che non ci sarebbe stata alcuna cerimonia di nozze. Mise una mano in tasca, dove conservava un biglietto per un viaggio di sola andata per una nave che lo avrebbe portato lontano duecento chilometri dall'Isola Felice. Aveva preso una decisione che fino a qualche tempo addietro gli sarebbe sembrata molto dura, l'anno precedente perfino impossibile. Ma ora non più, ed era meglio porre subito fine a quell'agonia una volta per tutte, pur in presenza di un falso amico, dato che il re del petrolio non si sarebbe mosso di un centimetro.
-Come fai a non renderti minimamente conto che in tutti questi anni non ho fatto altro che assecondare i tuoi capricci, pur sapendo che non mi amavi! Io ti ho amata davvero, ossessivamente, al di là di ogni ragionevolezza e passando sopra le tue sfacciate bugie! Mi vergogno immensamente per quel che ho fatto. Per te ho commesso l'azione più ignobile di tutta la mia vita e sono diventato un criminale. E adesso è mio dovere tornare indietro a espiare la mia colpa. Tienti pure il denaro con cui siamo entrati in quest'isola, in fondo era quello che volevi, no? Sempre se non l'hai già sperperato tutto quanto.
La ragazza lo guardò sbalordita. La stava praticamente lasciando all'altare! Ma lui era finalmente del tutto libero dalla schiavitù di un sentimento che a lungo lo aveva incatenato. Si voltò e corse verso l'ingresso secondario dell'edificio. Meglio evitare il portone principale. Lo scandalo dello sposo che abbandona la sposa all'altare sarebbe stato troppo plateale. Almeno quello intendeva risparmiarglielo.
-Rigido moralista!- gli gridò il suo falso amico, non senza terminare con una ulteriore grassa risata. Era lo stesso appellativo con cui la fidanzata lo aveva sempre apostrofato, sin da quando si erano conosciuti. Evidentemente non s'era fatta alcuno scrupolo nel burlarsi di lui con il suo nuovo confidente. Aveva sempre trovato ridicolo quel suo rifiuto di condividere la camera da letto con lei fino a quando non fossero stati sposati. Arrivare vergine all'altare! Roba da medioevo! Musa McDowell, il re dei festini all'insegna della licenziosità, oltre che il re del petrolio, ne rinveniva ulteriore occasione di scherno.
-Te sei nato vecchio, sei vecchio dentro, praticamente un cadavere ambulante! Te non hai mai vissuto!
Ma la sposa non era in vena di ilarità. Era furibonda per essere stata lasciata proprio il giorno delle sue nozze, nonostante i rimproveri rivoltile dal fidanzato, oramai ex, fossero la pura verità.
-Come puoi umiliarmi in questo modo, non lo dimenticherò mai, preparati, perché te la farò pagare cara! Ti farò pentire di essere al mondo! E poi, quando arriverai a destinazione, andrai in galera. Lo sai questo? Lo sai? E non potrai godertela con quella sciacquetta nana per cui mi stai lasciando. L'ho capito, sai? Che te ne vai per lei, altro che rimorso e pentimento!




EPILOGO parte quarta

Era oramai troppo distante per ascoltare. In ogni caso, si rendeva conto che una volta arrivato a destinazione l'avrebbero senz'ombra di dubbio arrestato, perché non sapeva del recente decreto di amnistia emanato dal presidente della repubblica di La Floresta. Ma non gli importava. Sperava di avere la possibilità, un giorno, di chiedere in ginocchio il perdono delle persone a cui aveva arrecato tanto danno, a una in particolare, della quale non osava neppure sperare di guadagnarsi nuovamente l'amore. Non sarebbe neanche stato giusto nei suoi confronti. Cosa poteva offrirle un presidiario, condannato a compiere una lunga pena senz'altro all'ergastolo? Dato che era certo fosse tale il suo destino. Come avrebbe fatto a stare vicino alle persone che ora ammirava e amava, ora molto probabilmente lontane migliaia di chilometri, di ritorno nel loro paese di origine? Allo stato degli atti gli sembrava impossibile. Ma forse un modo c'era. E in tale circostanza conosceva soltanto un uomo in grado di aiutarlo. Non aveva però il suo numero telefonico personale, che molto raramente condivideva. Soltanto quello della biblioteca dove lavorava, probabilmente sotto mentite spoglie. Una volta salito sulla nave che lo avrebbe portato a La Floresta, corse in cabina e compose il numero.

IL BIANCO VINCE: MATTO AL NERO

Ebbene si, il bianco ha vinto. In questi finali di scacchi, il matto al nero è ottenuto neutralizzando la regina nera (che oramai saprete essere rappresentata da Malinka) e l'alfiere nero camposcuro (nella persona -o meglio, personaggio- di Musa McDowell), che avete conosciuto di persona in questo epilogo (ma se ricorderete, Augustus Lafayette lo aveva menzionato nel cap. XXXIII). Come potete vedere, non è a caso se in quest'ultima immagine scacchistica la regina nera e l'alfiere nero camposcuro si trovano una accanto all'altro (quello davanti è un pedone nero, può tranquillamente trattarsi di uno dei gran festaioli nativi di Estrella del Sur, che aiutano la regina nera a scialacquare quanto più denaro possibile, ma per il resto innocuo, lol!). E il mistero del cavallo (nero o bianco, bianco o nero?) è finalmente svelato del tutto:  Trent è definitivamente un cavallo bianco. Un cavallo partito in maniera rovinosa nell'apertura, ma che ha saputo redimersi nel mediogioco e affiancare il suo re nei finali, adoperandosi per non deluderlo. 

E spero proprio che il finale che ho scelto per questo mio e-book non abbia deluso voi, miei cari lettori...