Giusy Gil Mammana Parisi

Il bibliotecario francese e altre storie: cap. XXVIII

2019-09-10 22:36:23

Signore e signori, ecco a voi Augustus Lafayette sotto mentite spoglie, all'opera al Centro Arcoiris, pronto a risolvere l'annoso caso letteralmente a suon di scacchiera. Schieramento iniziale, con l'arrogante direttore Podger, che non intende essere mai secondo a nessuno, inalberato come al solito.

CAP. XXVIII

Il professor Podger non si stupì quando ricevette una telefonata dal dirigente della fondazione. Né per le domande che questi gli fece. Aveva forse parlato di Augustus Lafayette con qualche membro dell'attuale staff? Aveva raccontato della vicenda in cui era stato coinvolto l'infermiere Robert Brooke? Podger non aveva parlato mai con nessuno dello sfortunato caso dell'anno precedente. Specie perché gli rodeva l' essersi sbagliato, al punto che fin dove possibile evitava ogni contatto con Brooke, che fortunatamente non sapeva giocare a scacchi. Altrimenti avrebbe dovuto averci a che fare per disputare qualche partita. Alla fine il dirigente gli ordinò, come l'anno precedente, di non interferire in modo alcuno nell'attività del signor Augustus Lafayette, che quel giorno stesso avrebbe abitato nel Centro nuovamente con l'incarico di portinaio diurno. Podger doveva comportarsi come se non lo avesse mai visto prima di allora. Le uniche persone, oltre al direttore sanitario, per le quali Lafayette non era una nuova conoscenza erano il portinaio notturno e l'infermiere Brooke. Ma il primo, che l'aveva introdotto al presidio, risultava essere il re della discrezione e forse perfino un tassello importante in quella seconda malaugurata vicenda, mentre Robert Brooke avrebbe naturalmente taciuto per ovvie ragioni: vale a dire il non azzardarsi a mettere in pubblica piazza le tristi circostanze che lo avevano riguardato. E infatti, quando gli infermieri Mascarenhas erano stati arrestati, Brooke non aveva neppure tentato di insinuare il dubbio dell'errore adducendo il fatto dell'anno precedente.

Il dirigente della fondazione non ammetteva vacillamenti da parte di Podger: se qualcosa fosse andato storto a causa sua,  lo avrebbe rimosso dall'incarico di direttore per sempre.  

Addio scacchi, pensò il professore. Ora gli sarebbe toccato trascorrere chissà quanto tempo con quell'individuo che di certo non era nemmeno un vero bibliotecario, anziché allenarsi in vista del torneo. Certo, uno scacchista del suo calibro avrebbe di sicuro vinto comunque, ma se nel frattempo Trent McCallister si fosse allenato e lui no, c'era qualche possibilità che potesse finanche batterlo. Dopotutto continuava ad arrivarci vicino. Ma non aveva fatto i conti con le strategie del signor Lafayette, che contrariamente all'anno precedente, in cui aveva passato ore e ore nello studio del direttore, stavolta sembrava molto più interessato a osservare il nobilgiuoco. Assisteva attraverso i suoi sempiterni occhiali scuri a ogni partita a scacchi che veniva disputata al Centro e in particolar modo a quelle del professore con l'internista californiano. Augustus Lafayette osservava con estrema attenzione ogni secondo delle partite e già aveva inteso le caratteristiche di ogni giocatore. Il magazziniere, pur molto abile al nobilgiuoco, giocava soltanto per passare il tempo e l'infermiere Mark per migliorare le capacità logiche, così come Héctor. Ma l'altezzoso professor Podger giocava unicamente per vincere e per la stessa ragione anche Trent McCallister. La differenza tra i due consisteva nel fatto che il professore non aveva dubbi sulla propria vittoria, anche se sembrava inalberarsi alquanto durante il mediogioco, mentre Trent appariva perennemente nervoso e preoccupato. Comunque, Podger vinceva sempre perché padroneggiava perfettamente qualsiasi finale. E Trent si alzava dal tavolo da gioco sempre di pessimo umore. Anche se l'internista cercava di non darlo a vedere al professore, il bibliotecario lo intravedeva, glielo leggeva nei lineamenti contratti del viso e nello sguardo sfuggente. Senza ancora rendersi conto esattamente del perché, aveva intuito che in qualche modo gli scacchi lo avrebbero condotto alla risoluzione del caso. 


Alcuni termini scacchistici

Caso mai non vi foste imbattuti in occasione alcuna negli scacchi, ecco qui qualche piccolo chiarimento. Come avete potuto vedere, in questo cap. ho iniziato a usare terminologia di nicchia, appartenente appunto al mondo di questo sport. Il termine nobilgiuoco, che a prima vista può sembrare alquanto medievale, è in realtà un appellativo usato per indicare gli scacchi. Di fatto, ne è un sinonimo a tutti gli effetti.  Ho parlato poi di mediogioco: si tratta della fase centrale di una partita a scacchi, quella in cui si dispiega la maggior parte delle acrobazie strategiche e tattiche per guadagnarsi il finale, cioè la terza e ultima fase. L'iniziale si chiama apertura. Attenzione, aspiranti scacchisti: un movimento imprudente in fase di apertura può compromettere tutta la partita, a seconda dei casi...