Giusy Gil Mammana Parisi

Il bibliotecario francese e altre storie: cap. XI

2019-06-04 19:41:14

In quanto i due infermieri portoghesi trascorrono giornate avvolte in una nebulosa a causa della malattia frutto di quanto patito durante la pur breve detenzione, i misteri s'infittiscono. Chi ha confessato l'omicidio del tenente Rios? L'assassina colpita dal rimorso? Inverosimile ipotesi...

CAP. XI parte prima

Nico non si sbagliava: già dal loro ingresso al Centro si imbatté per lo più in sguardi indagatori e diffidenti. Tuttavia, a causa del giuramento di Ippocrate, i colleghi non si rifiutarono di soccorrere lui e Adriana, arrivati stremati e senza fiato. Essendo già passata la mezzanotte, Trent non era presente. Doveva osservare, a scanso di emergenze che ne richiedessero ulteriormente la presenza, un turno unico, secondo quanto disposto dall'amministrazione per il supervisore. Nico pensò che fosse meglio così, che si trovasse il più possibile lontano da sua sorella. Sperava però di vedere Alberta, ma l'operatrice socio-sanitaria non c'era. Forse si era rifugiata nella camerata femminile a leggere. Ma non era affatto da lei occuparsi tranquillamente degli affari propri quando ai suoi ragazzi succedeva qualcosa di spiacevole o peggio, pericoloso. Quando era stato portato via sotto i suoi occhi, Nico l'aveva vista davvero sgomenta e sapeva che non si sarebbe data pace finché lui e sua sorella non fossero tornati. Anzi, conoscendola al pari di una madre, era perfino stupito che non fosse corsa subito al comando della polizia civile, abbandonando finanche il lavoro. Ma a un certo punto si sentì fin troppo sfinito anche solo per pensare. Adriana seguiva il suo stesso filo di pensieri e anche lei non era in buone condizioni fisiche. Dopo le prime cure ricevute e una rapida cena, si ritrovarono a occupare due posti letto nel reparto dei ricoveri, perchè si era loro sviluppata una febbre alquanto alta. All'inizio si sospettò della dengue, ma si trattava in realtà di una reazione conseguente ai disagi in cui erano incorsi. 

I giorni successivi passarono come avvolti in una nebulosa. Adriana e Nico, eccezion fatta per i compagni di stanza assieme a loro ricoverati, trascorrevano ore e ore in solitudine, interrotta unicamente dall'apparire di qualche infermiere che portava loro del cibo e i farmaci. I loro compagni di degenza erano troppo malandati in salute per aver voglia di intrattenersi a conversare, pur attraverso i paraventi che li nascondevano alla vista, e trascorrevano quasi tutto il tempo dormendo o in stato di dormiveglia. Così come i due infermieri. I colleghi si trattenevano appena il tempo necessario per alimentarli, qualora le crisi febbrili impedisseno ai due ragazzi di mangiare da soli. Trent non si faceva vedere. Ma fece capolino Malinka e i due fratelli ebbero reazioni differenti l'uno dall'altra nel vederla. Entrò prima nella stanza della corsia maschile dove Nico si trovava, porgendogli un febbrifugo. Già scombussolato non poco a causa della febbre e i dolori, si lasciò sopraffare dalla rabbia. Non essendo in condizioni tali da riflettere sull'uso della prudenza per non scoprire le sue carte, il ragazzo rifiutò il farmaco e si girò dall'altra parte. -Vattene!- aveva sbottato seccamente. Oltretutto poteva anche trattarsi della medicina sbagliata, date le mani che la portavano. Era dunque evidente che non era stata l'infermiera haitiana a confessare l'imperizia che aveva ucciso Rios, anche se non c'erano dubbi che fosse la vera colpevole della morte del tenente. Ma chi l'aveva fatto, dunque? 

CAP. XI parte seconda

Poco dopo arrivò l'infermiere Robert, anche lui con una pastiglia in mano.

-Ti farà scendere la febbre-. Nico riuscì a percepire nel collega americano uno sguardo misto di tristezza e confusione. Nonostante i malori gli impedissero di mantenersi sempre e totalmente lucido, in qualche modo capì che Robert non lo considerava un criminale. Non gli lesse lo stesso sguardo di rimprovero che vedeva negli altri infermieri, nei medici e soprattutto nel professor Podger, che una volta soltanto era passato a visitarlo. Era evidente che all'Arcoiris oramai erano tutti convinti che lui e sua sorella avessero cagionato la morte di un paziente per una grave imperizia. Tutti gli estranei ai fatti, cioè, tranne forse Robert. Nico ascoltò una frase appena intelligibile del collega americano. Evidentemente l’infermiere non voleva essere ascoltato da eventuali colleghi che si trovassero nelle vicinanze della camera in cui era ricoverato il ragazzo, per non dare nell’occhio.        

-Puoi prenderla, questa è della mia scorta- disse, riferendosi alla compressa.      

-Ne porterò una anche a tua sorella, farò in modo che prendiate sempre le medicine giuste- mormorò. Dunque anche Robert era conscio delle sbadataggini di Malinka? Sapeva per certo o soltanto immaginava che era stata lei a uccidere il tenente Rios con quella massiccia dose di aspirina, scambiandola con le compresse di paracetamolo e codeina? E se lo sapeva perché non ne aveva parlato con nessuno, né con il direttore né con la polizia? In ogni caso Nico non era al momento in grado di sostenere una gran conversazione, il che non sarebbe neppure riuscito opportuno. Essendo La Floresta un paese di lingua ispanica, l'unica che i pazienti del Centro Arcoiris fossero in grado di comprendere, d'istinto tutto il personale parlava per lo più spagnolo anzichè inglese e in circostanze quali quelle del momento non era certo il caso che i pazienti che condividevano la stanza con l'infermiere, qualora non incoscienti a causa dei rispettivi malanni, venissero edotti riguardo agli strani accadimenti che ultimamente gettavano parecchie ombre sul presidio sanitario. Il debole paravento che nascondeva ciascuno di loro alla vista degli altri ricoverati non era certo sufficiente  a coprire le parole da chiunque pronunciate. Quando Malinka, poco dopo aver visto Nico, entrò nella stanza in cui era ricoverata Adriana, quest'ultima le lesse in faccia un'espressione di superiorità e trionfo. Questo la spaventò. Suppose che Trent, dopo averla ritenuta un'assassina, si fosse deciso per l'haitiana e la tristezza ebbe il sopravvento. Prese in mano la compressa che la ragazza le porgeva, ma quando questa uscì, anziché metterla in bocca e inghiottirla la ripose nel cassetto del comodino di fianco al suo letto e scoppiò in lacrime, fino a quando la febbre non riprese il sopravvento e allora si addormentò. Subito dopo entrò Robert, che sospirò di sollievo quando controllò il cassetto del comodino della malata e trovò la compressa che Malinka aveva portato alla ragazza. Si affrettò a sostituirla con un'altra delle sue. Svegliò la malata unicamente per somministrarle il farmaco, ma la ragazza si riaddormentò subito dopo e l'infermiere preferì non risvegliarla. Meglio lasciarla riposare. La medicina avrebbe fatto effetto entro un'ora. Ma sull'uscio della stanza si girò per un attimo verso di lei e sussurrò in maniera appena intelligibile: -Lui non ti merita.

Dopodiché uscì. 

Per fortuna non è dengue...

Per fortuna non è la dengue quel che Adriana e Nico hanno contratto, ma in ogni caso i disagi della giornata trascorsa in detenzione e infine sotto interrogatorio li hanno ridotti k.o. Due ragazzi cresciuti tra gli agi e nel lusso non presentano certo la resistenza dei nativi del luogo, abituati sin dalla nascita a un ambiente impervio e disagiato e presto iniziati al duro lavoro della pesca o altra occupazione manuale, una volta terminata la scuola dell'obbligo (e forse senza neppure terminarla). Segue foto da pixabay di una stanza da ricovero ospedaliero, così come immagino quelle in cui i nostri infermieri portoghesi sono ricoverati (la prima, quella del testo introduttivo, si riferisce anch'essa al reparto ricoveri, ma ne ho volutamente scelto una sfocata per meglio rappresentare il punto di vista di Adriana e Nico, che trascorrono giorni avvolti in una nebulosa). Il Centro Arcoiris, come potete vedere, moderno e bene attrezzato pur nei suoi limiti funzionali e spaziali, è tutt'altro mondo rispetto al resto di Habanita... 

Chikungunya

Per tornare ora all'excursus riguardante la dengue, vi presento ora più dettagliatamente una sua variante che ha fatto la sua comparsa in America latina soltanto due anni fa. Anch'essa è provocata dalla zanzara aedes aegypti, ma anche la aedes albopitus può divenire responsabile della chikungunya. I sintomi iniziano come quelli della dengue classica, ma in aggiunta a questi, la malattia colpisce purtroppo le articolazioni. A guarigione avvenuta è necessario l'accompagnamento presso un reumatologo, perchè le articolazioni ne potrebbero soffrire per lungo tempo. I casi più gravi di chikungunya hanno registrato pazienti costretti alla sedia a rotelle per 5 anni a seguito della malattia, perchè le articolazioni hanno subito danni considerevoli. In questi ultimi casi si tratta di pazienti al di sopra dei 45 anni oppure comunque già debilitati da comorbilità e/o ulteriori complicazioni. Danni alle articolazioni antecedenti alla chikungunya, malattie autoimmuni e ipertensione costituiscono aggravanti. Le persone giovani e sane in genere guariscono in pochi giorni, mantenendo strascichi articolari per qualche tempo, ma che possono essere tenuti sotto controllo attraverso accompagnamento presso il reumatologo. Così come la dengue, la chikungunya non è solita essere mortale, ma può danneggiare seriamente la produttività di un paziente pur guarito. A causa dei disagi che le malattie causate dalle sopra citate zanzare provocano, in Brasile sono in fase di sperimentazione appositi vaccini. Che finchè non potranno essere distribuiti, vale la prevenzione, la stessa già indicata per arginare la dengue: niente spazzatura accumulata in grandi quantità e scoperta, niente acqua stagnante, niente erbacce che crescono in cortile e uso di repellente a base di deet. Nelle case non deve poi mai mancare lo spray insetticida.