Giusy Gil Mammana Parisi

Il bibliotecario francese e altre storie: cap. VII

2019-05-05 01:32:04

Siamo arrivati a un punto in cui inizia a dispiegarsi il primo di svariati misteri. Questo capitolo è tra i più lunghi, complice la descrizione di alcuni personaggi, quindi dovrò dividerlo qui in 4 parti. L'inizio è molto promettente, l'atmosfera è idilliaca come in quest'immagine, ma...vedrete.

CAP. VII parte prima

Un sogno si stava realizzando. Seduta sugli scogli, Adriana guardava il lento avvicinarsi delle onde che venivano a infrangersi sulle rocce. Il paesaggio era perfetto per una dichiarazione d'amore, per una promessa di matrimonio... 

Dopo aver lasciato lo studio di Trent era corsa nei bagni per darsi una sistemata ai capelli, che rimanevano lucidi e belli nonostante al Centro non le rimanesse nemmeno un minuto per curarli. Una magnifica chioma liscia di un bel castano chiaro, con una frangia che rialzava il suo visino sottile e metteva in risalto gli occhi verde scuro. Non si rendeva conto di non avere nulla da invidiare alla prorompente Malinka, per quanto quest'ultima avesse l'aspetto di una star del mondo dello spettacolo: una florida ragazza alta perennemente abbronzata, dai lunghi e brillanti capelli neri che terminavano in morbide onde e grandi occhi nocciola. Anche se molto piccola di statura, Adriana era veramente graziosa e snella, proprio come il fratello, piccolino anche lui per un uomo, anche se comunque ben più alto di lei. Strano però, veniva a volte di pensare a entrambi, che con due genitori molto alti come i loro, robusti e dai capelli e occhi neri, fossero venuti su così piccini e tanto diversi da loro. Adriana si era sempre crucciata molto più di Nico per quel che la moderna e vuota società considerava un gran difetto: la piccola statura. Una limitazione che precludeva, a volte a torto e a volte, per forza di cose, a ragione, l'accesso a molti posti di lavoro per i quali era richiesta una certa altezza minima. Per fortuna la professione degli infermieri non era tra quelli. Adriana quasi non arrivava al metro e cinquanta. Per la verità era piccolina esattamente quanto Alberta, anche se quest'ultima possedeva un fisico molto più robusto. La loro tata aveva già i capelli completamente grigi, ma quello che ancora le restava della passata gioventù erano un paio di occhi scuri, brillanti e vividi, che denotavano intelligenza e ottimo senso pratico. Chissà che per caso non avesse avuto ragione a spingerla a tornare a casa...no! Non era quello il momento di dare spazio a pensieri negativi, non ora che il suo  amore era sul punto di dichiararsi. Ma scacciarli non era sempre facile. Le venne da pensare quanto Malinka fosse alta, di fatto quasi quanto Trent. Quando Adriana li vedeva insieme si sentiva triste, rendendosi conto che fisicamente erano molto bene assortiti, pur sapendo che per costruire un’unione serena e duratura il solo aspetto fisico non sarebbe mai stato sufficiente. Quanti matrimoni non fallivano perché basati unicamente su tale fondamento passeggero? Senza la fiducia e il rispetto reciproci, uno scopo comune, serietà e comprensione, tutta la matassa si sgretolava. Adriana si fidava di Trent e lo rispettava. Lo riteneva un medico competente, altruista, generoso e responsabile, nonostante fosse per lei inevitabile sentirsi attratta da lui anche per il suo aspetto. Ma a volte aveva temuto che soccombesse alle grazie di Malinka, che per dirla tutta, di serietà non ne aveva neanche l'ombra. L'infermiera haitiana era frivola e superficiale, oltre che inetta, ma forse Trent non se ne rendeva conto. Dopotutto la cara Alberta le aveva più volte parlato chiaro e tondo riguardo ai dubbi che nutriva. Le diceva che trovava il giovane interessato e calcolatore, che l'altruismo e la generosità erano solo una facciata e doveva esserci qualcosa tra lui e Malinka. Le parole della tata l'avevano ferita. Perfino mentre usciva dallo studio di Trent, l'aveva chiamata con aria preoccupata, di sicuro per metterla in guardia dall'infido medico e supplicarla per l'ennesima volta di tornare in Portogallo. Ma non si era neppure fermata ad ascoltarla, questa volta era diverso. Doveva essere diverso.

-Scusami Alberta, ma ora ho fretta, parleremo più tardi- le aveva detto, ed era corsa via. 


CAP. VII parte seconda

Adriana capiva che la sua cara amica era soltanto preoccupata per lei, ma a volte si sentiva soffocata da tante premure. Secondo Alberta e Nico non riusciva, o meglio, non era disposta a vedere che tra lei Trent le cose non andavano esattamente a meraviglia. Nemmeno quando il pensiero dell'infermiera haitiana la faceva stare male voleva guardare in faccia alla realtà. Vero era che spesso Trent l'aveva rimproverata per colpe non sue e lo stesso aveva iniziato a fare con Nico, ma preferiva ritenere tale attitudine una mera conseguenza del carico di responsabilità di cui il supervisore era gravato. L'aveva fatto di quando in quando anche con altri infermieri, dopotutto. Aveva convinto se stessa che Alberta si sbagliava, che era soltanto prevenuta nei confronti di Trent, che doveva trattarsi della classica paura dell'incontro tra culture tanto diverse quanto la portoghese e quella americana. Dopotutto Alberta amava molto lei e Nico, quindi era logico che temesse di vederli soffrire, allarmandosi a ogni soffio di ogni venticello. Ma ora si sarebbe ricreduta, e anche Nico, quando una volta tornata dall'incontro con Trent avrebbe detto loro che si erano fidanzati e magari avrebbero presto organizzato il loro matrimonio. Tutti sarebbero stati felici. Adriana non era una sfasciacoppie: se Trent avesse mai anche soltanto accennato a Malinka come alla sua ragazza, non si sarebbe certo fatta illusioni, non avrebbe perso la testa sognando un futuro assieme a un uomo impegnato. Ma nè lei nè nessuno all'Arcoiris avevano mai neppure visto il supervisore e l'infermiera haitiana in atteggimento tenero da far presupporre un legame che andasse oltre una vaga simpatia da parte del medico. Nè il fare apertamente civettuolo di Malinka era tale da far presupporre una spiccata preferenza di quest'ultima proprio per Trent. Aveva infatti civettato anche con il neurologo e l'ortopedico del Centro durante le rare volte che l'orario di turno del suo gruppo infermieristico aveva coinciso. Ci avrebbe provato perfino con Podger, il direttore sanitario, non fosse che il carattere decisamente scorbutico di quest'ultimo avrebbe mantenuto a debita distanza perfino una sfacciataggine peggiore della sua. Dunque difficilmente era possibile presupporre che la ragazza avesse particolari preferenze al di là del camice bianco e del prestigio, nessuno avrebbe sospettato un legame affettivo di Malinka proprio con Trent. O meglio, nessuno tranne Nico e Alberta. Adriana, invece, innamorata ciecamente del superrvisore al punto di rifiutarsi a sospettare perfino davanti alle evidenti attibuzioni di colpa che il medico affibbiava a lei e Nico per scagionarne Malinka, preferiva credere che suo fratello e la tata si fossero lasciati prendere da inutili ansietà. 

La chiacchierata nello studio di Trent aveva spazzato via tutte le grigie nubi, il suo sguardo l'aveva fatta sciogliere e il suo bacio l'aveva fatta volare alto. E così avrebbe vissuto per sempre. Chiuse gli occhi, respirando a fondo l'aria pulita e salmastra, con un venticello soave che le accarezzava il viso. Da lì a poco Trent sarebbe arrivato. Ritornò col pensiero al momento in cui le aveva preso la mano, l'aveva tenuta tra le braccia e l'aveva baciata. Si sentì felice come gli usignoli che ogni mattina cantavano appollaiati sugli alberi del giardino della sua casa a Lisbona o di quello della tenuta dell'Algarve o della magnifica villa a Madeira che i coniugi Mascarenhas avevano comprato una decina di anni prima. La meravigliosa regione dell'Algarve e la favolosa isola di Madeira, i cui paesaggi non avevano nulla da invidiare alle spiagge di Habanita. Ci avrebbe portato Trent, che avrebbe amato quei luoghi. Ma a proposito, dov'era lui? Quanto ci avrebbe messo ad arrivare? Adriana, immersa nel mondo dei sogni, aveva perso la nozione del tempo e non sapeva da quanto oramai lo stesse aspettando.     


CAP. VII parte terza

-Signorina Mascarenhas?

-Trent?                                                                                                  

No, non era lui, non poteva essere lui, perché l'uomo che l'aveva chiamata aveva una voce rauca e nasale, non profonda e limpida. E poi aveva detto signorina Mascarenhas e non Adriana. 

Aprì gli occhi per vedere un uomo sulla cinquantina, grasso e tarchiato, dal viso paonazzo, che indossava un’uniforme verde scura. Il colore dell'arma della polizia civile di La Floresta.

-Deve venire con me.                                                                          

-Ma che succede? Guardi, ho un impegno da qui a poco...- si provò a rispondere, cercando un pretesto per allontanarsi da quell'uomo. Temeva che il poliziotto, che per qualche strana ragione le stava causando un poco comprensibile senso di malessere, volesse farla allontanare unicamente per attaccare bottone e di conseguenza Trent non l'avrebbe trovata sul luogo dell'appuntamento.   

-Ma con chi crede di parlare, con il suo maggiordomo di fiducia?- urlò l'uomo, interrompendola con fare arrogante e un'espressione sul volto per nulla amichevole. Adriana ebbe paura, perché il poliziotto si era mostrato visibilmente arrabbiato e il suo viso era diventato ancora più paonazzo. Si sentì confusa. Sembrava una scena surreale, anche perché nell'area della spiaggia e dei suoi immediati dintorni, in cui si ergeva l'Arcoiris, non era solita fermarsi alcuna pattuglia, se non per urgenze sanitarie. Quello non era il centro del crimine locale, caratterizzato per lo più dal traffico di droga (in cui parecchi agenti della polizia civile erano comunque coinvolti) e da episodi di rissa. Nessun volontario del Centro si era mai imbattuto in uomini in uniforme sulla spiaggia, per lo meno da quando lei vi si trovava. Adriana non ebbe neppure il tempo di rimettere in ordine le idee perché il poliziotto nel frattempo l'aveva afferrata per un braccio sollevandola da terra, trascinandola e strattonandola.      

-Mi sta facendo male- si lamentò la ragazza, sempre più spaventata. L'uomo non rispose, ma continuò a strattonarla senza il minimo riguardo. Adriana sapeva che da quando la Grande Depressione si era allargata a macchia d'olio in quasi tutto il globo, nei paesi più poveri dell'America Centrale svariati membri della polizia vivevano di corruzione e la prevaricazione era il loro pane quotidiano. Erano abituati a considerare come spazzatura chiunque non indossasse l'uniforme, non si trovasse ai più alti gradini della società o quantomeno non appartenesse alla sempre più sparuta classe media, come ad esempio i maestri di scuola e qualche piccolo funzionario comunale. Ma la polizia non era solita pregiudicare neppure i rarissimi turisti e tantomeno il personale sanitario, per di più straniero. Medici e infermieri arrivavano soprattutto dagli Stati Uniti, dal Brasile, dall'Argentina e dall'Europa e godevano di un certo rispetto. Sua madre, laureata in scienze politiche, sapeva tutto riguardo alle questioni di ordine pubblico in giro per il globo e l'aveva raccontato non si sa quante volte. Dunque perché prendersela con un'infermiera volontaria portoghese? Cosa stava succedendo? 

CAP. VII parte quarta

La paura si trasformò in netto stupore, quando arrivati a una vettura dell'arma, mentre il poliziotto ve la spingeva all'interno, vide Nico. Suo fratello era seduto sul sedile posteriore, in manette, sorvegliato da un altro agente. Indossava il camice da infermiere, sul quale si notava una grande macchia scura che sembrava caffè. Ammanettata poi come il fratello, Adriana fu fatta sedere accanto a Nico e nonostante lo spazio ristretto dell'automobile, il poliziotto che l'aveva trascinata via si sistemò accanto a lei. Evidentemente a La Floresta non vigevano adeguate norme sulla sicurezza all'interno dei veicoli, neppure se appartenenti alle forze dell'ordine. Provando a ignorare il disagio del trovarsi stretta in una morsa soffocante, Adriana si concentrò sul fratello. Perché era stato arrestato anche lui? Anzi, per meglio dire, perchè erano stati arrestati? Sapeva che Nico quella mattina si trovava in magazzino, ce l'aveva mandato Trent. I poliziotti avevano perquisito il Centro? Per cercare cosa? E perché suo fratello non sembrava stupito di vederla in quella situazione come lo era lei di vedere lui? 

-Nico, cosa sta succedendo?- gli chiese con un filo di voce. Rispose l'altro poliziotto, quello stretto accanto al ragazzo.

-Ehi, Laurentino- disse rivolto al collega tarchiato dal volto paonazzo.

-Sei sempre il solito, ti dimentichi di informare i delinquenti che arresti del loro crimine, anche se non dovrebbe essere necessario, giacché in teoria sanno benissimo cos'hanno combinato- e diede in una grassa risata. Adriana guardò angosciata Nico, che appariva impassibile. Il suo sguardo denotava fermezza. Capì che quand'anche suo fratello avesse avuto paura non lo avrebbe mai dato a vedere e di certo in tal maniera voleva infondere coraggio anche a lei.  

-Ah, si, giusto- rispose ridendo altrettanto volgarmente il poliziotto che il collega aveva chiamato Laurentino.

-Nico e Adriana Mascarenhas, siete in arresto per l'omicidio del tenente di polizia civile Francisco Rios.                                                                                                   

Mare in tempesta

Il panorama si oscura, le nuvole all'orizzonte si fanno presto grigie e minacciose, la spiaggia perde i suoi connotati idilliaci e gli alberi sono scossi da un forte vento. Ben si può dire che Adriana e suo fratello Nico stanno navigando in cattive acque. La terraferma si fa invisibile... 

Algarve

Poco prima del brusco variare dell'orizzonte, Adriana ricorda l'Algarve. Si tratta di una bellissima regione del Portogallo, la meno urbanizzata, i cui paesaggi naturali e spiagge non hanno nulla da invidiare a quelli caraibici. Segue un'immagine (presa da pixabay come le altre) che rappresenta un paesaggio marino di Lagos, una delle svariate cittadine dell'Algarve, deliziosa meta turistica.