Giusy Gil Mammana Parisi

Il bibliotecario francese e altre storie: cap. III

2019-04-08 13:21:08

Dicevo che il bibliotecario è il vero protagonista della storia e infatti dal mio punto di vista è proprio lui, ma forse, a pensarci bene, lo è il nobilgiuoco (termine usato nell'ambiente scacchistico per definire lo sport degli scacchi). Che fa la sua prima comparsa in questo terzo capitolo.

Precisazione

Per ragioni logistiche (il testo supera i 5000 caratteri) mi vedo costretta a spezzarlo e suddividerlo (in 2), ma lo trovate tutto in questo stesso post. Non ho usato l'opzione pubblicazione perchè non potrei separare la premessa nè la seconda presentazione in portoghese (tradotta), quella di Nico, il gemello di Adriana (per continuare con l'esercizio di lettura in portoghese) in spazi solo a queste dedicati.

CAP. III parte prima

Data la quotidiana vicinanza, sembrava facile riuscire a conoscersi l'un l'altro molto in fretta. Ma Adriana e Trent non trascorrevano insieme la maggior parte delle poche ore libere che le attività all'Arcoiris concedevano loro. Lui preferiva le partite a scacchi con i colleghi in grado di giocare da professionisti alle passeggiate in spiaggia. Giocava con il portinaio notturno, che si dimostrava molto più abile come scacchista che come guardiano in attesa delle emergenze, con Franco, il magazzinierre, con Mark, uno dei volontari infermieri americani, ma preferibilmente con il professor Podger, l'infettivologo e medico legale inglese, il direttore del Centro, che possedeva la qualifica di Grande Maestro Internazionale. Se solo Adriana avesse saputo giocare! Comunque non le sembrava di essere indifferente a Trent, almeno non del tutto. Le piacevano le loro brevi chiacchierate divenute sin da subito confidenziali, seppure immancabilmente interrotte dalla solita emergenza. Vero era che allora lui iniziava a spazientirsi, ma poteva essere solo un’impressione. Dopotutto con i pazienti non perdeva mai la calma, neppure quando si dimostravano sgarbati. Quasi ogni volta che la situazione si faceva più difficile, Trent chiedeva il supporto di Adriana, che non temeva mai di dover sforare nei turni, in via indicativa della durata di otto ore ciascuno.

-Sei una brava infermiera, il tuo aiuto è stato fondamentale- le diceva spesso. Anche se in certi momenti i suoi sbalzi di umore la spiazzavano, che importava? Dopotutto il suo non era un compito facile, dato che aveva sulle spalle le maggiori responsabilità. Era comprensibile, in fin dei conti era il supervisore. Altrettanto vero era, però, che verso l’operato di Malinka, l'infermiera haitiana, non aveva mai grandi pretese. Anzi, lasciava sempre correre, anche se la bella e pasticciona ragazza più che di aiuto era di intralcio. Spesso confondeva addirittura i nomi dei medicinali, al punto che l'operatrice socio-sanitaria Alberta arrivava a chiedersi in quale antro la maldestra ragazza avesse studiato scienze infermieristiche o quanto la famiglia di lei, qualora fosse ricca, avesse sborsato per farle ottenere la laurea. E soprattutto cosa fosse venuta a fare una ragazza superficiale e frivola, quale dimostrava di essere, in un’istituzione benefica di un paese disagiato

CAP. III parte seconda

Man mano che il tempo passava, sempre più spesso Trent trovava più che naturale affibbiare ad Adriana la responsabilità dei disguidi cagionati da Malinka. Dopotutto l'infermiera portoghese aveva una laurea quinquennale anziché triennale, secondo il nuovo modello europeo, e un po' di esperienza lavorativa, quindi secondo lui avrebbe dovuto vigilare costantemente sull'operato di quella volenterosa giovinetta. Anche nel caso del pieno dei ricoveri, in cui per forza di cose le due infermiere si trovavano in stanze diverse con pazienti diversi.                                                   

Ad Alberta il medico internista californiano non piaceva affatto. Sembrava essere l'unica ad accorgersi delle sfaccettature del suo carattere, perché gli altri colleghi sembravano non notare nulla di anormale o forse facevano finta di non accorgersi di nulla. E Adriana, sinceramente innamorata e fiduciosa, non riusciva a vedere o forse si rifiutava di credere a quel che per Alberta, molto più matura per età ed esperienza, era evidente. E poiché la donna percepiva l'avvicinarsi di oscure nubi all'orizzonte, tentò finanche di convincere la ragazza a tornare in Portogallo. Il periodo di permanenza di ogni volontario era relativamente libero da vincoli, in virtù di una clausola dello statuto della fondazione che aveva dato vita al Centro Arcoiris. Ai sensi della normativa, chiunque, medico o infermiere o altro operatore, una volta completate tre settimane di permanenza, avrebbe potuto tornarsene a casa, anche avendo firmato un contratto di reclutamento che prevedesse tempi più lunghi. Adriana vi si trovava già da un mese e avrebbe dovuto rimanervi per altri due. La popolazione del luogo era molto bisognosa e lei non voleva andarsene. 

Però Alberta insisteva. Le incompetenze di Malinka e l'atteggiamento di Trent non lasciavano presagire nulla di buono. Se la donna non aveva fatto rapporto della situazione al direttore fu soltanto perché i molti anni di esperienza e di vita le avevano insegnato che sarebbe stato del tutto inutile. Il professor Podger e il supervisore sembravano molto legati. A chi avrebbe creduto il direttore sanitario? A una semplice operatrice socio-sanitaria o al suo amico, un brillante e competente medico internista? 

Ma Adriana non voleva proprio saperne di tornare in Portogallo. Era sicura che la preoccupazione di Alberta non avesse alcun fondamento. Ed era vero, verissimo che aveva a cuore la popolazione di Habanita, ma voleva restare anche per Trent. Oltretutto da lì a poco sarebbe arrivato al Centro anche Nico, suo fratello gemello, anche lui infermiere. Desiderava presentargli Trent, possibilmente già come l'uomo che, ne era quasi sicura, avrebbe un giorno sposato. Adriana era speranzosa, era sicura di avere trovato, insieme a una occupazione che le permetteva di aiutare gli altri, anche l'uomo della sua vita.


Esercizio di lettura in portoghese: presentazione di Nico

Olá pessoal, sou Nico, o irmão gêmeo de Adriana. Tenho vinte e quatro anos. Eu também sou formado em enfermagem e bem como minha irmã estou ansioso por essa viagem humanitária ao Caribe, que vai proporcionar-nos experiências inesquecíveis. Sei que o trabalho no hospital da fundação vai ser duro, mas não tenho medo disso, quero socorrer meu próximo carente por meio da minha profissáo. O que vós vedes na imágem, sou eu estudando, quando menino.


TRADUZIONE:

Ciao a tutti, sono Nico, il fratello gemello di Adriana. Ho ventiquattro anni. Anch'io sono infermiere professionale e così come mia sorella non vedo l'ora di partire per quel viaggio umanitario ai Caraibi, che ci garantirà esperienze indimenticabili. So che il lavoro nell'ospedale della fondazione sarà duro, ma non ne ho paura, voglio essere d'aiuto al mio prossimo necessitato grazie alla mia professione. Quel che vedete nell'immagine, sono io da bambino mentre studio. 


ps:

Essendo i gemelli Adriana e Nico portoghesi, sto usando la versione linguistica peninsulare (Portogallo). 

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