Giusy Gil Mammana Parisi

Il bibliotecario francese e altre storie: cap. I

2019-03-28 00:04:55

Segue il primo capitolo del mio giallo. E' dedicato alla descrizione dei luoghi (non sia mai che in un giallo vengano a mancare quando necessarie per capire la dinamica di un crimine!). Per ultimo ho inserito un piccolo excursus dedicato al sistema scolastico brasiliano e pure argentino, sulla cui falsariga ho in fondo al capitolo accennato a quello primario di La Floresta.

Le spiagge di Habanita erano limpide e luminose, un vero paradiso naturale che non conosceva il turismo di massa. Le uniche persone che le frequentavano assiduamente erano i pescatori locali e qualche volta vi andavano anche i ragazzini dei villaggi vicini per giocare, ma soltanto dopo il termine della quotidiana battuta di pesca dei loro genitori. Nonostante le meraviglie della natura, Habanita non rappresentava affatto un'attrazione turistica, a causa dell'estrema povertà che regnava nel luogo e della conseguente mancanza di adeguate infrastrutture per eventuali visitatori. Era una delle città più povere dello Stato caraibico di La Floresta. Niente hotel, ma solamente una squallida pensione, tra l'altro situata a svariati chilometri dall'area marittima. Niente negozi dalle accattivanti vetrine, nessun ristorante e neppure una pizzeria. L'unico locale in cui era possibile consumare un pasto fuori casa era l'osteria che faceva parte della locanda, frequentata per lo più da camionisti in sosta provenienti dalle regioni confinanti dell'America Centrale. Vi era un solo mezzo di trasporto pubblico, consistente in uno squinternato autobus che svolgeva due corse al giorno, dal lunedì al venerdì, peraltro sempre in ritardo rispetto all'orario da osservare. Ma la più grave carenza di Habanita era caratterizzata dall'assenza di ospedali, studi medici e unità di soccorso, eccettuata una piccola ed efficiente struttura nelle vicinanze della spiaggia, il Centro Arcoiris, che possedeva attrezzature sanitarie moderne. Nel presidio sanitario vi era la presenza di medici e infermieri in via continuativa. Infatti nell'edificio era stato costruito un reparto appositamente destinato a loro abitazione, situato al secondo piano, che comprendeva quattro stanzoni dotati di letti a castello. Ciascun dormitorio possedeva moderni bagni all'interno. Due delle camere erano utilizzate dal personale maschile, una dai medici e l'altra da infermieri e altri operatori. Le stanze femminili ripetevano lo stesso schema. Soltanto il direttore sanitario disponeva di un appartamento tutto per sé, che occupava l'intera mansarda del terzo e ultimo piano. La cucina per la preparazione dei pasti per i ricoverati e il personale che vi lavorava si trovava al secondo piano, quello dei dormitori. Il pian terreno comprendeva gli studi medici, il pronto soccorso, una sala operatoria, l'area ricoveri e una stanza dedicata al personale infermieristico con due spogliatoi annessi. All'ingresso, a sinistra del corridoio che conduceva agli studi medici, vi era una grande hall con tavoli, sedie, un armadio contenente alcuni giochi di strategia e un distributore automatico di caffè. Un luogo di ritrovo che permetteva al personale di rilassarsi in compagnia durante gli esigui momenti di pausa. Nel cortile alberato che circondava l'edificio, una discesa conduceva a un seminterrato che fungeva da magazzino.
Il Centro Arcoiris era stato costruito pochi anni prima e nettamente riformato durante l'ultimo anno, fino a diventare abbastanza confortevole, grazie ai proventi di una fondazione americana senza scopo di lucro. I medici, gli infermieri e gli altri operatori reclutati dall'amministrazione della fondazione erano tutti volontari stranieri. Non c'era nessun abitante di Habanita con la qualifica di infermiere, né tantomeno di medico. La maggioranza della popolazione dai diciotto anni in avanti era analfabeta: in pochi possedevano la licenza elementare e solo qualche fortunato che studiasse nel liceo della città vicina riusciva a ottenere un diploma. Ad Habanita c'era soltanto una scuola elementare, le cui lezioni per le otto classi che completavano il primo ciclo di studi erano tenute dall'unico maestro della città. La scuola consisteva in una malandata baracca, costruita con materiali di fortuna. Durante i forti temporali che di quando in quando si abbattevano sulla zona, la scuola non faceva altro se non imbarcare acqua, che oltre a entrare dai precari infissi, cadeva perfino dal soffitto.

La scuola di Habanita

Quel che vedete nella foto (presa da pixabay a libero uso commerciale e che avete visto anche nell'e-book trailer, il video di introduzione) è parte della facciata della scuola di Habanita come la immagino. Rileva le precarissime condizioni in cui il maestro e gli (seppure svogliatissimi) scolari si ritrovano in uno dei paesi più fortemente colpiti dalla Grande Depressione. Ma a dispetto di tanto, il maestro non si scoraggia...

Il sistema scolastico di La Floresta: comparazioni con Argentina e Brasile

Man mano che leggerete, troverete qualche cenno sul sistema scolastico di questo immaginario staterello dei Caraibi (gli 8 anni che compongono il primo ciclo di studi). Ma sebbe La Floresta sia un pese immaginario, il sistema scolastico presentato non lo è affatto, perchè ve ne ho descritto uno simile a quello primario attualmente vigente in Brasile e Argentina, dunque tutt'altro che immaginario. Qui da noi non troverete la suddivisione della scuola dell'obbligo tra elementari e medie. Anzi, la terminologia scuole medie non è neppure traducibile (teoricamente si, di fatto no), dato che l'istituzione corrispondente si configura a occhio e croce nel secondo segmento di quel che in portoghese chiamiamo ensino fundamental (in spagnolo escuela primaria). Che a sua volta non è perfettamente traducibile in italiano con la terminologia scuola elementare, perchè in Italia il ciclo di studi dell'obbligo comprende anche le medie, ma non gli studi secondari come in Brasile e Argentina...insomma, avrete capito che per via di questioni culturali e istituzionali il lavoro di un traduttore diventa un vero casino, lol! Torniamo ora ai sistemi scolastici brasiliano e argentino, in cui scuole elementari e medie costituiscono un blocco unico di studi, seppure diviso in segmenti (primeiro e segundo segmento in Brasile, rispettivamente di 5+4 anni e primer, segundo y tercer ciclo -3+2+2oppure primer y segundo ciclo -3+3- in Argentina, dove sussistono due modalità di fasi del ciclo primario di studi, una che dura 7 anni e l'altra 6, a seconda della provincia argentina che la istituisce). Nonostante gli studi secondari siano obbligatori sia in Brasile che in Argentina, nel mio giallo li ho resi facoltativi per colpa della Grande Depressione. Dopotutto si parla di 500 anni a questa parte...

Per la cronaca, poi, aggiungo che gli ultimi 2 anni di scuola materna (creche in portoghese e si pronuncia cresce, jardín de infancia in spagnolo) sono obbligatori in Brasile e l'ultimo in Argentina.