Giusy Gil Mammana Parisi

Il bibliotecario francese: cap. XXXVI

2019-10-27 03:30:53

Ovviamente Augustus Lafayette non dorme sugli allori: da quando i due infermieri portoghesi alloggiano nella lugubre locanda di Habanita, lui tiene d'occhio il luogo. Questo cap. è introspettivo, un flashback di un passato molto prossimo, dal punto di vista del bibliotecario e del guardiano Oscar.

CAP. XXXVI

Dopo avere ottenuto la confessione di Trent e quest'ultimo aver lasciato il suo studio, Augustus Lafayette, come d'abitudine ultimamente ogni sera allo stesso orario, si era posto a guardare fuori dalla grande finestra del secondo piano della biblioteca, che dava giusto sul cortile della locanda. Da quando i due ragazzi che aveva deciso di aiutare alloggiavano in quel posto non troppo sicuro, si sentiva in dovere di tenere d'occhio la situazione il più possibile. E quando a un certo punto aveva visto il locandiere fare capolino dalla cucina al cortile e dal cortile correre concitatamente verso la scala esterna che lo avrebbe portato alla sua abitazione, aveva cominciato a sentirsi inquieto. Quella scena non gli era piaciuta proprio per niente, non era normale che il locandiere lasciasse la reception proprio nelle ore serali, quelle in cui la sua attività era frequentata da gente poco raccomandabile. E per darsela a gambe levate. No, c'era qualcosa che non quadrava. Allora si era infilato uno strano e ampio soprabito di lino nero che neppure Oscar sapeva bene a cosa mai gli servisse, ogni volta che glielo vedeva indossare, aveva preso un bastone d'appoggio perennemente confinato in un angolo del suo studio, era sceso di sotto e poi uscito dalla biblioteca in assoluto silenzio. Oscar aveva scosso la testa nel vederlo andarsene senza proferire neppure una parola. Cosa mai poteva nascondere il suo superiore sotto quello strano soprabito? Con quel caldo afoso, che ad Habanita era norma e regola, nessuno aveva bisogno di indossare soprabiti, per giunta neri. Ma poi aveva pensato che era meglio distogliere la mente da ogni barlume di curiosità. Gli pareva che il suo capo fosse circondato da un alone di mistero, ma l'anziano gli aveva procacciato un posto di lavoro fisso e adeguatamente pagato, cioè una rarità ad Habanita. Grazie a Lafayette non era costretto, come la maggior parte degli abitanti di quella città, a contare sulle canne da pesca per mangiare. E non certo perché il pescare fosse disonorevole, ma in quei mari e in quel tempo l'esito delle battute era sempre incerto. Oscar sapeva che non avrebbe mai dovuto fare domande indiscrete e ancor meno aprire la bocca con nessuno riguardo a qualunque movimento del suo superiore. Era stato scelto per quell'incarico di guardiano della biblioteca proprio per la sua attitudine alla discrezione e così dovevano restare le cose fin quando avesse voluto conservare il posto di lavoro, cioè per sempre.