Giusy Gil Mammana Parisi

Il bibliotecario francese: cap. XVIII

2019-07-22 22:26:07

Cos'hanno a che fare un anello e un orologio con la nostra storia? Parecchio. Questi gioielli valgono una fortuna e indirettamente a causa loro l'oss boliviano aveva cacciato Robert nei guai. Seguono i particolari della vicenda. Nel cap. XIX Nico e Adriana conosceranno il bibliotecario di persona.

CAP. XVIII parte prima

Era già pomeriggio inoltrato quando sentirono bussare alla porta.

-Ragazzi, sono Robert, potete aprirmi per favore?

Furono davvero contenti di rivederlo. Robert raccontò loro di tutta la triste vicenda che l'anno precedente lo aveva coinvolto e di come il signor Lafayette, il bibliotecario di Habanita, lo aveva tirato fuori dai guai, riuscendo a incastrare il responsabile piuttosto facilmente. Per estorcere la confessione del vero colpevole del furto dei farmaci, gli aveva proposto un accordo che il boliviano non poteva rifiutare. A quanto pareva, Augustus Lafayette era riuscito a scoprire alcuni fatterelli che lo riguardavano, di quando ancora viveva in Bolivia: essendo molto avido di denaro e cercando da tempo una scorciatoia per fare soldi facilmente, aveva preso a giocare in una bisca clandestina, riuscendo sempre e soltanto a perdere. Finchè una sera in cui si era trovato presente il malavitoso proprietario del casinò, a causa di una distrazione di quest'ultimo, non aveva resistito alla tentazione di sottrargli un orologio e un anello dal valore inestimabile, in un momento in cui non li stava indossando. Anche se il boss aveva lasciato incustoditi gioielli di sua proprietà, doveva comunque essere certo che dentro quella bisca nessuno nel suo sano giudizio si sarebbe minimamente azzardato a toccarli, sapendo bene quali sarebbero state le conseguenze per chi avesse mostrato siffatta temerarietà. Chiunque sapeva che al malavioso non sarebbe certo stato difficile lo scoprire l'identità del ladro, anche se quella sera in particolare non aveva fatto i conti con l'irresistibile avidità del boliviano. Che in quel frangente era stata molto più forte della prudenza. Ovviamente il giovane era fuggito via con il malloppo, ma sapeva che prima o poi il boss lo avrebbe rintracciato, capendo perfettamente che a derubarlo poteva essere stato soltanto lui. L'unica soluzione era fuggire dalla Bolivia e andare a cercare un lavoro in qualche altro paese di lingua ispanica. Aveva tempo addietro svolto un corso di ausiliario di infermeria: ciononostante, per trovare lavoro all'estero e stabilircisi avrebbe dovuto sottoporsi a pratiche burocratiche non soltanto di una lungaggine esasperante, ma che lo avrebbero costretto a periodici rientri in patria. Cosa che non si poteva certo permettere, se teneva alla pelle. Per velocizzare e facilitare il tramite, aveva dunque fatto ricorso a un falsario che aveva pagato con l'anello, tenendo per sè l'orologio. Il falsario gli aveva procurato un visto tarocco per l'Argentina, ma non sentendosi molto al sicuro neanche lì, data la vicinanza con la Bolivia, aveva deciso di fare domanda a una fondazione caritatevole americana per entrare a far parte dello staff dell'Arcoiris a La Floresta. Il paese, territorialmente al di fuori dalle mire boliviane perchè molto distante geograficamente dalla madrepatria, gli era apparso l'ideale. Per sua fortuna la domanda era stata accettata, dato che alla fondazione quasi tutte quelle relative alla professione sanitaria che pervenivano facevano capo a medici e infermieri professionali. Molto poche o nessuna da parte di operatori socio-sanitari, posizione compatibile con quella di ausiliario d'infermeria. Ora, Augustus Lafayette era pronto a consegnare il boliviano ai federali argentini con l'accusa di immigrazione clandestina conseguente a falso ideologico, se non avesse confessato il furto dei medicinali all'Arcoiris scagionando il collega incolpevole. E la polizia federale lo avrebbe immediatamente espulso, rimpatriandolo in Bolivia, nelle cui carceri avrebbe poi scontato la pena per le norme violate. E dove il boss malavitoso da lui derubato avrebbe trovato il modo di eliminarlo. Tanto non poteva permettersi e Lafayette sapeva quale sarebbe stata la conclusione della storia. Meglio vent'anni nelle fatiscenti prigioni di La Floresta che morte sicura nelle carceri boliviane. E così aveva confessato.   


CAP. XVIII parte seconda

-Robert, è incredibile!- esclamò Nico. -E il Centro Arcoiris, quindi, più che una struttura sanitaria e umanitaria sembra un covo di briganti.

-Puoi dirlo forte. Un altro delitto ancora, e la fondazione finirà per chiuderlo. 

-E come farà la povera gente di questo posto?- si rammaricò Adriana.

-E' triste, sì, ma se continueranno a verificarsi episodi di questo genere ci sarà poco da fare. Un gran peccato davvero. Ma ora pensiamo al da farsi immediato. Domattina vi presenterò al signor Lafayette. Avrò il turno del pomeriggio e allora sarà più facile. Adesso è quasi ora di cena e anche se lui si trova ancora in biblioteca è impensabile per voi scendere sotto a quest'ora.

-Robert, mi sembra di capire che appena si fa sera questo posto viene frequentato da gente poco raccomandabile. E' per questo che dobbiamo portarci la cena di sopra e non scendere mai a una certa ora, giusto?- domandò Nico.

-Intelligente constatazione. Tu forse potresti ancora cavartela, ma con quell'aria troppo borghese neanche tanto. Scusami, non vuole essere un'offesa, ma chiunque qui vi veda si renderebbe subito conto dell'ambiente dal quale provenite e in un posto come questo sareste delle facili prede per gente senza scrupoli. Dalle diciannove in avanti in questa locanda sono soliti presentarsi malfamati camionisti provenienti da tutta l'America Centrale. Purtroppo è gente della peggior specie, ma non per il mestiere...Comunque, già prima dell'alba partono tutti per proseguire il loro viaggio, quindi dal mattino presto e fino alla sera sarete liberi di uscire. E tornando al mio contatto: quando conoscerete il signor Lafayette, non nascondetegli nulla di tutta la vicenda. Qualunque cosa vorrà sapere, voi raccontategliela, solo così potrà aiutare veramente Alberta a tornare in libertà.

-Tu hai capito tutto sin dall'inizio, non è così?- mormorò Nico, chiedendosi fin dove la perspicacia del collega, sempre molto cauto e discreto, fosse arrivata. Dopotutto, oltre a Héctor era l'unica persona a considerarli amici dopo la morte del tenente Rios e l'unico che appariva in grado di aiutarli. Ma perché non aveva provato a raccontare al direttore quanto aveva constatato? Aveva forse ritenuto troppo rischioso accusare Malinka, il cui maldestro operato Trent copriva sempre? Vero era che poteva giustamente ritenere di non essere creduto, dopotutto Podger e l'internista californiano sembravano fin troppo amici e Trent di sicuro avrebbe fatto cadere le accuse rivolte alla sua ragazza. Ma avrebbe potuto quantomeno rivolgersi a qualcuno degli altri medici, dato che non vantavano particolari legami con nessuno dei due e dunque presumibilmente privi di pregiudizi. Perchè non l'aveva fatto? In ogni caso quello non era certo un buon momento per chiederglielo. Robert era l'amico che si stava prodigando per loro, gli dovevano gratitudine e non sarebbero certo stati Nico e sua sorella a ricambiarlo invece con domande indagatorie dal sapore di diffidenza. Neppure avendo appurato che all'Arcoiris, a quanto pareva, nulla, ma davvero proprio nulla era di fatto quello soleva apparire.

-Beh, non ci vuole un genio per capire che la responsabile della morte di Rios è Malinka e che Trent, con la parzialità che ha sempre dimostrato nei suoi confronti, abbia cercato di coprirla facendo ricadere la colpa su voi due. Quello che non intendo affatto è come uno scienziato brillante come il professor Podger non ci sia arrivato neppure vicino. Forse ha il cervello annacquato dal troppo giocare a scacchi. L'unica cosa che mi sfugge è il modo in cui i due complici abbiano avuto accesso ai vostri armadietti. So che non sono stati scassinati. Comunque, un piano tanto diabolico per farvi apparire colpevoli e cancellare ogni prova a carico di Malinka non poteva essere stato architettato da nessun altro se non da Trent. Lei è troppo stupida, non ci sarebbe mai arrivata. 


CAP. XVIII parte terza

Nico gli raccontò come era arrivato ad ottenere la sua chiave.

-E per avere la tua come avrebbe fatto?- domandò poi Robert ad Adriana.

-Ecco...Robert...-cominciò a balbettare la ragazza, mortificata per la vergogna, per essersi lasciata raggirare tanto facilmente. Nico assunse un'espressione amareggiata.

-Non importa, non fa nulla- tagliò corto l'amico, che da tempo aveva capito quali fossero i sentimenti di Adriana per Trent e avendo immaginato di quali mezzi quest'ultimo si fosse servito, approfittando dell'ingenuità della ragazza, non volle metterla ulteriormente in imbarazzo. Meglio poi non ascoltare i particolari, ci sarebbe rimasto male. Per Robert era già sufficiente l'abbattimento che provava ogni volta che confrontava se stesso con il medico californiano. Per certi versi era comprensibile che Adriana lo amasse...

-Io adesso debbo proprio andare, non posso trattenermi oltre. Domani mattina, a scanso di imprevisti, tornerò qui e vi accompagnerò alla biblioteca per presentarvi al signor Lafayette.

-Sembra che Robert abbia capito tutto- mormorò Adriana quando il collega uscì dalla porta.

-Già. Ma ora, sorellina, smetti di tormentarti. Cerca di mantenerti in forze per quello che ci aspetta. E perdonami se sono stato troppo rude. Non pensare che non capisca  o disprezzi i tuoi sentimenti, soltanto mi preoccupo per te. Quel farabutto californiano non ti ha mai meritata, volevo soltanto proteggerti da lui.

-Lo so, fratellino.