Giusy Gil Mammana Parisi

Il bibliotecario francese: cap. XLV

2020-01-11 05:42:43

Eccoci finalmente all'evento tanto atteso dai lettori: Alberta libera! L'immagine raffigura il suo percorso in auto assieme al bibliotecario, che da La Pinta, una volta uscita dall'ingiusta reclusione, l'accompagna a La Copa, capitale di La Floresta, dove inizierà una nuova vita con i suoi figli.

CAP. XLV parte prima

Qualche giorno dopo tutte le testate giornalistiche di La Floresta riportavano le notizie dell'evento scacchistico della capitale, tra le quali figurava un bell'elogio dedicato al maestro di scuola di Habanita. E i più sentiti complimenti per il solerte lavoro d'indagine del pubblico ministero di La Pinta, in collaborazione con il comandante della polizia civile di Habanita per la risoluzione definitiva di un recente caso di omicidio di un tenente di polizia. Ma anche un grande rammarico perché il colpevole dell'assassinio l'aveva fatta franca: era riuscito a fuggire all'estero con la sua ragazza prima che la polizia riuscisse ad arrestarlo. Per maggiore scandalo pubblico, il reo era nientemeno che il vincitore del più grande evento che si fosse mai organizzato a La Floresta durante intere decadi: il campione di scacchi, nominato nuovo Maestro Internazionale Trent McCallister, rinomato medico californiano.  

L'amministrazione giudiziaria presentava le dovute scuse all'intrepida Alberta Moreira, che aveva deciso di sottoporsi a una ingiusta detenzione per salvare altre persone innocenti di cui non comparivano i nomi.

Il bibliotecario fece una smorfia di disgusto. Quanta ipocrisia, pensò. Negli Stati Uniti, almeno due dei tre coinvolti non colpevoli, cioè coloro che non erano ricorsi all'autocalunnia, avrebbero avuto diritto a un forte risarcimento in denaro. Ma non di certo a La Floresta e l'amministrazione pubblica se l'era cavata con parole tanto belle quanto inutili. Ma tant'era.

In ogni caso quella brutta storia era finita, dunque l'anziano si preparò per recarsi a La Pinta a prendere Alberta Moreira con la macchina da Héctor, che aveva in precedenza provveduto a raccogliere il piccolo bagaglio della donna rimasto al Centro Arcoiris. Adriana e Nico avevano dimenticato di prelevarlo, nel dolore e nella confusione, quando Podger li aveva malamente scacciati dal presidio sanitario. Alberta si era del tutto ristabilita dalle ferite riportate in carcere. I due partirono poi per la capitale, dove Augustus Lafayette aveva affittato un appartamentino mobiliato per quella che solo lui sapeva essere una famigliola. Aveva anche fatto rifornire il frigo e la dispensa di viveri. Oscar, che aveva ricevuto dal suo capo il permesso di utilizzare la jeep in dotazione alla biblioteca, li avrebbe raggiunti con Adriana e Nico, oramai guarito dalla dengue. A La Copa avrebbero iniziato una nuova vita. L'amministrazione della capitale di La Floresta aveva da poco aperto una nuova struttura sanitaria perché l'ospedale pubblico, che doveva farsi carico di svariate città prive di presidi ospedalieri, oltre che della capitale stessa, era perennemente saturo. Chi soffriva un infarto era costretto ad attendere ore prima di essere soccorso e fino ad allora molti cardiopatici erano deceduti per mancanza di tempestive cure. La clinica pubblica avrebbe alleggerito l'ospedale di un buon carico di lavoro, ma mancava personale qualificato, una moltitudine di posti di lavoro per personale sanitario risultava vacante. Lafayette non aveva dubbi su fatto che Adriana, Nico e Alberta vi avrebbero trovato un impiego. Possedevano competenze di alto livello e inoltre nessun infermiere locale vantava la perfetta conoscenza di tre lingue come loro. Il bibliotecario aveva reperito tre moduli per la domanda da consegnare ai rispettivi candidati, che non tornando più in Portogallo, dovevano sistemarsi a La Floresta con un nuovo lavoro. Alberta non aveva più un posto dove vivere e i due fratelli erano stati irremovibili sul fatto che senza di lei non sarebbero andati da nessuna parte. Augustus Lafayette aveva permesso loro di usare il telefono del suo studio per chiamare i Mascarenhas, avvisarli della loro ferma decisione e salutarli. Ne era seguito un violento litigio. I genitori adottivi di Adriana e Nico erano arrivati alle minacce.

-Fino a quando non vi deciderete a tornare a casa, non vedrete un soldo da parte nostra che non sia per comprarvi un biglietto aereo di sola andata per Lisbona- avevano gridato. 

-Non abbiamo alcun bisogno dei vostri soldi, siamo in grado di lavorare onestamente e guadagnare per vivere- avevano coraggiosamente risposto i ragazzi.

-Da operai!

-No, da infermieri.

-E rinuncereste ai vostri privilegi per un’umile serva?-. Erano allibiti.

-Un’umile serva che ha fatto quanto solo una madre avrebbe potuto fare. 

Nessuno quanto Augustus Lafayette sapeva il vero significato di quelle parole. 

CAP. XLV parte seconda

A dispetto del consueto riserbo che lo contraddistingueva, chiese ad Alberta se oramai si fosse risolta a raccontare la verità ai suoi ragazzi: che era la loro vera madre.

-No, signor Lafayette, giammai. Non permetterò che soffrano più di quanto abbiano già patito. Non smonterò le poche certezze che gli restano. Non sarò certo io a destabilizzare il loro equilibrio mettendoli davanti a una verità per loro nuova, che metterà in forse tutta la loro vita. Lasci che considerino padre e madre coloro che li hanno adottati e come tali continuino ad amarli, anche se non toneranno in Portogallo da loro. I Mascarenhas hanno dato ai ragazzi un futuro che io non avrei mai potuto permettermi. Una casa, cibo sulla tavola e studi nelle migliori scuole, grazie ai quali ora potranno andare avanti. Gliene sarò sempre profondamente riconoscente. Le ho raccontato la mia storia, signor Lafayette.

-Lei è una donna coraggiosa, signora Moreira. Ama così tanto i suoi figli da essere perfino disposta a rinunciare a loro.

-I miei figli non sono di mia proprietà. Sono esseri umani adulti e coscienziosi e per la loro serenità preferisco che continuino a considerarmi la loro vecchia tata. L'amore è fatto anche di rinunce, signor Lafayette.

Lo so perfettamente, venne da pensare al bibliotecario, ma non proferì parola e non interruppe la donna. Nascondendo uno sguardo di dolore dietro i suoi impenetrabili occhiali scuri, mantenne invece la sua calma austerità, senza mutare minimamente d'espressione. Era fin troppo addestrato a non cedere ad alcuna emozione.

-E poi i miei figli mi vogliono sinceramente bene, me ne hanno sempre voluto. Lo vede, signor Lafayette, come  si sono rifiutati di abbandonarmi? Che preferiscono ricominciare una vita da zero, lontani dal lusso che i Mascarenhas hanno sempre garantito loro? E conoscendoli, quando li pregherò di tornare alle loro comode vite portoghesi, so che opporranno un netto rifiuto. 

Il bibliotecario tacque per un momento, rimanendo impassibile dietro quei suoi occhiali scuri. 

-Così è- rispose poco dopo.