Giusy Gil Mammana Parisi

Il bibliotecario francese: cap. XLIV

2020-01-03 05:06:07

"Il torneo scatenò l'odio profondo di un Grande Maestro di scacchi che non sa arrivar secondo".

CAP. XLIV 

Il rinfresco era davvero degno di un re, l'organizzazione del torneo internazionale di La Copa non aveva risparmiato sforzi. C'erano molti tipi di bevande, dolcetti e cocktail a base di frutta di ogni varietà, piccoli pani di mandioca e noci dell'Amazzonia, il tutto contornato da verdure fresche. Peccato che proprio i due principali protagonisti dell'evento avessero una fretta indiavolata di andarsene! Il dottor McCallister aveva appena dato al presidente dell'organizzazione le coordinate del conto in cui i diecimila dollari della vincita sarebbero stati versati, quando comunicò di avere un impegno urgente. Quanto al professor Podger, si stava già incamminando verso l'uscita dello stadio. La commissione organizzatrice non fu esattamente felice della doppia defezione, ma dopotutto si trattava di due medici, i cui impegni dovevano certo essere più complicati rispetto a quelli di un funzionario amministrativo. Ma si fermò il maestro di scuola di Habanita, felice come un bambino. Si era guadagnato la stima dei suoi avversari con il suo fare allegro e sportivo e tutti ora gli stavano facendo i complimenti. Tutti, tranne uno, il Maestro Fide messicano Estéban Torres. Ma quello era conosciuto come un giocatore dal naso perennemente all'insù. Estéban Torres, da un lato disprezzava chiunque non vantasse titoli e dall'altro invidiava i giocatori più abili di lui, pur non raggiungendo i livelli di alterigia del Grande Maestro Internazionale Archibald Podger.

Dopo aver percorso metà dell'arena, Trent rallentò il passo, aspettando che il suo direttore sanitario lasciasse definitivamente lo stadio. Meglio non correre il rischio di incontrarlo fuori da solo a solo. Podger, lo capiva, era fin troppo indignato e furibondo, pur nascondendolo abilmente agli organizzatori del torneo. Poteva essere in vena di litigare, accampando qualche trascurabile minuzia riguardante gli aspetti burocratici del Centro Arcoiris, trattenendolo oltre il dovuto. Malinka lo aspettava già sulla nave, l'unico mezzo che li avrebbe portati a Estrella del Sur, paese che non possedeva alcun aeroporto. Con gli ultimi spiccioli del suo conto corrente americano aveva comprato due biglietti di terza categoria, affittando due cabine, una per sé e una per la sua ragazza, che neanche a dirlo, non avrebbe gradito la collocazione niente affatto di prim'ordine. Ma in quel momento era l'unica sistemazione possibile. Il viaggio sarebbe durato almeno una settimana, se non più, per lei di certo un lasso di tempo interminabile. Se Malinka voleva però andare a Estrella del Sur, doveva per una volta accontentarsi di una sistemazione priva di lusso. Ma Trent le aveva promesso che tutto sarebbe cambiato non appena messo piede nella nuova patria. 

Guardando verso il posto in tribuna in cui era seduto Augustus Lafayette, vide quest'ultimo toccare significativamente il proprio orologio da polso. Trent capì e si diresse prontamente verso di lui, mentre Lafayette scendeva i gradini che lo separavano dall'arena. Quando s'incontrarono, il bibliotecario gli fece cenno di appartarsi nel sottoscala con lui, per non essere ascoltato da nessuno.

-Se non ti sbrighi, perdi la nave. E quand'anche, farei la mia consegna senza guardare in faccia nessuno.

-Ha ragione, signor Lafayette, è giusto che sia così. Volevo solo che Podger uscisse e si allontanasse da qui. Se lo dovessi incontrare fuori potrebbe trattenermi, si vedeva che è troppo infuriato.

-Già.

Trent prese poi una busta, che doveva presumibilmente contenere una lettera e la porse al bibliotecario. La sua espressione sembrava addolorata.

-La prego, dia questa ad Adriana. Mi creda, non avrei mai voluto farle del male. Se non dovessi partire così alla svelta correrei ai suoi piedi e le chiederei perdono in ginocchio. Le direi quanto sono indegno di lei, ma vede...

-Lascia perdere- tagliò corto Lafayette con fare impassibile, prendendo in mano la lettera. Capiva che Trent McCallister era davvero pentito per gli illeciti commessi, neppure era in lui la minima punta di orgoglio per la vittoria che aveva riportato in quel giorno. E impercettibilmente e inconsciamente, amava la signorina Mascarenhas, non la cacciatrice di fortuna che lo stava rovinando. Ma non era ancora libero dal giogo che lo schiavizzava. Non del tutto.

-Adesso vai, sbrigati.

-Signor Lafayette...

-Che c'è ancora? Le mie ore sono preziose.

-Grazie. Non soltanto per la mia vincita al torneo. 

Mentre il giovane s'incamminava verso l'uscita con la tristezza che gli si leggeva in volto, il bibliotecario cominciò a meditare. Fissò a lungo la busta che Trent gli aveva dato, indeciso sul da farsi.