gabriella marzia rapisarda

Pericolo “permafrost”: il ghiaccio perenne si scioglie e fa resuscitare batteri sconosciuti

2019-04-19 14:51:53

Il riscaldamento globale progredisce in Russia a ritmi velocissimi. Gli scienziati che lavorano in Siberia hanno scoperto che si stanno liberando nell’aria organismi e spore congelati da secoli

Il riscaldamento globale progredisce in Russia a ritmi due volte e mezzo superiori a quelli del resto del mondo, ha ammonito il presidente Vladimir Putin in un convegno a San Pietroburgo. Questo non gli ha impedito di annunciare nuovi finanziamenti per industrializzare maggiormente l’Artico e dotare di moderni rompighiaccio le flotte che presto attraverseranno il Passaggio a nord-est libero dai ghiacci: anche dalle tragedie globali si possono trarre nuovi profitti.  Ma gli scienziati russi che studiano il problema sono molto preoccupati. Lavorando a Jakustk, la città della Siberia nella quale d’inverno il termometro scende fino a – 60 gradi centigradi, hanno scoperto che lo scioglimento del permafrost sta liberando nell’aria spore e batteri rimasti congelati per migliaia di anni. Tutto è nato per caso, quando si è discusso che cosa fare di un’area della città nella quale erano stati condotti esperimenti con l’antrace. L’idea di realizzare una pista di pattinaggio è stata respinta proprio perché si è scoperto che il batterio Bacillus Anthracis era rimasto per anni congelato nel ghiaccio e si era riattivato con lo scioglimento del permafrost che lo conteneva.  L’antrace si sta diffondendo nella Jakuzia proprio a causa del riscaldamento globale che ne libera le spore nell’atmosfera. Nelle regioni del Nord è conosciuto come la Peste siberiana che stermina gli animali e colpisce anche l’uomo. La sua diffusione è facilitata dal fatto che la Jakuzia ha quasi 14 mila cimiteri di renne lungo i percorsi delle migrazioni. Dalle carcasse scongelate si liberano batteri che tornano in vita, diffondendosi nell’aria  Il permafrost della Jakuzia è spesso qualche centinaio di metri, ma si sta assottigliando di 5 centimetri l’anno. Nel 2006, durante l’estate, la temperatura ha toccato i 35 gradi, liberando dal suolo batteri, metano e altri gas serra. A causa dello scioglimento del permafrost il terreno è diventato cedevole, le case crollano e persino le tubature di gas e petrolio si spezzano con frequenza. La regione è inoltre bucherellata da crateri creati da esplosioni spontanee di metano, il più grande dei quali, lungo 800 metri, è stato chiamato Porta dell’inferno.  

«Se l’area di queste emissioni – ha detto Boris Kershengolts, biologo di Jakutsk - si sovrappone a quella dei cimiteri di animali o di umani che sono morti per infezioni nei secoli passati, le spore e gli agenti patogeni potrebbero spargersi per una zona molto vasta. Potrebbe trattarsi di un disastro non solo per l’Artico: la catastrofe potrebbe essere superiore a quella di Chernobyl».

C’è preoccupazione anche in altre zone dell’estremo Nord, dove sono tornati in vita virus del vaiolo e dell’influenza Spagnola. Dai resti di un mammut è stato riattivato un batterio vecchio di 20.000 anni e dal ghiaccio antartico ne sono stati recuperati altri dormienti da otto milioni di anni, che il nostro organismo non riconosce e potrebbe non essere attrezzato a combattere.

Il riscaldamento globale già ci preoccupava per quello che osservavamo ogni giorno, ma visto al microscopio appare molto più devastante di quanto credessimo. 

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