gabriella marzia rapisarda

Nascere, vivere, morire e ... rinascere

2019-09-22 08:10:27

La trasmigrazione dell'anima è davvero possibile? Ecco cosa ne pensano le più grandi religioni e uomini della storia.

La reincarnazione nella filosofia occidentale viene indicata con il termine metempsicosi (dal greco antico μετεμψύχωσις metempsicosis, "passaggio delle anime") intendendo la trasmigrazione dell'anima o dello spirito vitale dopo la morte in un altro corpo di essere umano, animale o vegetale.
Erodoto riferisce di una credenza nella metempsicosi presso gli egizi e ritiene che da questi si sia trasmessa ai greci. Gli storici hanno dimostrato che quanto riporta da questo autore non sia attendibile in quanto non è stata rinvenuta nessuna concezione simile alla metempsicosi nella religione egiziana. È una delle credenze più diffuse in ambienti legati all'Induismo, al Giainismo, al Sikhismo e al Buddhismo, anche se in quest'ultimo caso non appartiene in alcun modo alle sue dottrine le quali rigettano l'ipotesi della reincarnazione di un'anima ma è solo diffuso popolarmente, di alcune religioni africane, così come di altre filosofie o movimenti religiosi. 

La maggior parte dei pagani contemporanei crede nella reincarnazione.
Nell'antichità occidentale questa credenza era molto diffusa nelle scuole filosofiche, si ricorda lo stesso Platone.
Divenne poi fondamentale nel misticismo neoplatonico pagano con Plotino, Giamblico e Proclo

Nel secolo scorso, uno dei più importanti propugnatori della reincarnazione in Occidente è stato il filosofo austriaco Rudolf Steiner (1861-1925), nell'ambito della sua corrente di pensiero denominata antroposofia

Più di recente, la dottrina della reincarnazione ha formato parte integrante del movimento New Age.
La reincarnazione è inoltre riconosciuta principalmente nelle società che praticano o praticavano la cremazione dei defunti, basata sulla convinzione che lo spirito del defunto dopo la morte si distaccasse dal corpo, ragion per cui quest'ultimo non avrebbe avuto alcun valore e poteva per questo essere cremato.

Nell'ambito della filosofia occidentale, Pitagora e la sua scuola sembrano essere stati fra i primi a sostenere la dottrina della reincarnazione o metempsicosi seppure sulla base di culti orfici preesistenti.

Aristotele cita la metempsicosi come un "mito" della scuola pitagorica mentre Platone, il più noto per la sua dottrina della trasmigrazione delle anime non nomina mai Pitagora ma piuttosto indica Filolao, membro della scuola pitagorica. 

Alcuni versi di Senofane, riportati da Diogene Laerzio alludono alla metempsicosi riferendola a un aneddoto con protagonista Pitagora: « Si dice che un giorno, passando vicino a qualcuno che maltrattava un cane, [Pitagora], colmo di compassione, pronunciò queste parole: "Smettila di colpirlo! La sua anima la sento, è quella di un amico che ho riconosciuto dal timbro della voce." » 

Oltre a questo riferimento lo stesso Diogene Laerzio scrive: « Si narra che Pitagora sia stato il primo presso i greci ad insegnare che l’anima deve passare per il cerchio delle necessità e che veniva legata in vari tempi a diversi corpi viventi...» Nell'orfismo e nella scuola pitagorica la metempsicosi era collegata alla loro cosmologia poiché essi sostenevano che questa avvenisse ciclicamente al compimento di un corso astronomico dell'universo.
L'uomo secondo i pitagorici è precipitato sulla terra a causa di una colpa originaria, per via della quale è costretto a trasmigrare da un corpo a un altro, non solo di umani ma anche di piante e animali. Per liberarsi da questa catena di morti e rinascite occorre ritornare allo stadio di purezza originaria dedicandosi alla contemplazione disinteressata della verità, praticando dei rituali esoterici di iniziazione e di catarsi, di purificazione.
I pitagorici ritenevano che la vita del matematico fosse quella che più si avvicinasse alla condizione libera e divina in cui l'anima si trovava prima della sua caduta.
Empedocle nelle sue Purificazioni riprenderà la dottrina orfico-pitagorica della metempsicosi, sostenendo sulla scia di Parmenide che nulla si crea e nulla si distrugge, aggiungendo però che tutto si trasforma sulla base di due forze soprannaturali, Amore Odio, le quali determinano l'aggregazione o la disgregazione dei quattro elementi.

L'anima dunque è immortale, e la sua nascita e la sua morte sono solo aspetti passeggeri dovuti all'intervento di quelle due forze. L'uscita dal ciclo dipende per ognuno dal comportamento tenuto in vita.

Riappropriandosi della tradizione orfica e pitagorica, Platone fece della reincarnazione il perno della sua dottrina della conoscenza, basata sul concetto di reminiscenza o anamnesi. L'esistenza della reincarnazione, secondo Platone, è testimoniata dal fatto che le nostre conoscenze del mondo sensibile si basano su forme e modelli matematici che non trovano riscontro in esso, ma sembrano provenire da un luogo iperuranio dove il nostro intelletto doveva averli contemplati prima di nascere.
Nel mito del carro e dell'auriga, da lui esposto nel Fedro, egli immagina che l'anima, in seguito alla morte, sia simile a una biga che cerca il più possibile di risalire al cielo iperuranio, dimora delle Idee, per assorbirne la sapienza. A causa della propria concupiscenza però, simboleggiata da un cavallo nero, l'anima è facilmente soggetta a precipitare nuovamente verso il basso, cioè a reincarnarsi.
Chi è precipitato subito rinascerà come una persona ignorante o comunque lontana dalla saggezza filosofica, mentre coloro che sono riusciti a contemplare l'Iperuranio per un tempo più lungo rinasceranno come saggi e come filosofi. 

La reincarnazione consente secondo Platone di spiegare anche l'innatismo della conoscenza, concezione secondo la quale l'apprendimento consiste propriamente nel ridestarsi di un sapere già presente in forma latente nella nostra anima, ma che era stato dimenticato al momento della nascita ed era perciò inconscio: conoscere significa dunque ricordare

Dopo Platone, la dottrina della reincarnazione o metempsicosi passerà nei neoplatonici e in varie correnti gnostiche, esoteriche ed ermetiche, proprie del tardo ellenismo. 

Filone di Alessandria fu tra i primi a conciliare la religione ebraica con la reincarnazione platonica.
Plotino, Giamblico, Proclo, ripresero sostanzialmente da Platone la concezione che l'anima si reincarni e ritorni sulla terra a causa di una colpa originaria, per espiare la quale occorre compiere un lungo cammino di ascesi, liberandosi dagli affetti terreni che altrimenti potrebbero indurre l'anima a restare vincolata alla materia.

Più che di reincarnazione, nel Buddhismo sarebbe corretto parlare di "rinascita".
Il Buddhismo infatti sostiene che non ci sia alcun sé, anima, spirito individuale o ātman e tantomeno che trasmigri di corpo in corpo.
Nella scuola Yogacara del Buddhismo Mahayana ha avuto origine la dottrina dell' ālāyavijñāna, la "coscienza deposito", l'ottava delle "coscienze", Vijñāṇa, quale responsabile del trasferimento dei semi, o impressioni, che gli atti volitivi lasciano sul loro autore, anche alle rinascite successive.
Questa coscienza successivamente venne identificata da alcuni autori yogacara come uguale al concetto del Tathāgatagarbha, la "Matrice dei Così-Venuti/Andati", e pertanto è ritenuta assolutamente identica alla Vacuità.
È da tener presente che la dottrina dell' ālāyavijñāna fu tuttavia criticata e rigettata dagli autori madhyamaka, un'altra importante scuola mahayana, come "sostanzialista" in quanto sostanziava la vacuità.
La legge che regola il ciclo di reincarnazioni o samsara è il karma, altrimenti conosciuto come legge di causa ed effetto, in virtù della quale ciò che l'uomo semina raccoglierà. Diverse tradizioni buddhiste, in luoghi e tempi diversi, hanno posto l'accento sulla raggiungibilità del nirvana in modo istantaneo, in questa vita, o come processo lentissimo da compiersi in numerose vite, accentuazioni che dipendono anche dalle diverse culture e società in cui il buddhismo si è radicato. 

Il Manusmṛti (Leggi di Manu) afferma esplicitamente: «Considera attentamente le trasmigrazioni degli uomini, cagionate dalle loro azioni colpevoli… lo spirito vitale che esce dal corpo per rinascere nel grembo di una creatura umana… le sciagure che soffrono gli esseri animati a cagione delle loro iniquità e la felicità inalterabile che invece provano nella contemplazione dell’essere divino che conferisce ogni virtù».

E la scienza cosa dice in proposito? 

Nell'ambito dell'esercizio della professione medica, alcuni professionisti hanno riportato i risultati di estese ricerche basate sulla presunta regressione a vite passate, ottenuta con l'ipnosi o con tecniche di rilassamento guidato, nel corso delle quali i soggetti coinvolti descrivevano con notevoli dettagli esperienze di vita che si sarebbero svolte sino a diversi secoli, o anche millenni, anteriori alla loro nascita.
Tra questi studiosi si possono ricordare: Helen Wambach, che ha condotto studi su 1.088 soggetti; Brian Weiss, che ha pubblicato diversi best seller sulla sua attività di psichiatra basata sulla tecnica della regressione; lo psichiatra Ian Stevenson; Jim B. Tucker, direttore della clinica di psichiatria infantile della Virginia University.
Quest'ultimo ha effettuato uno studio in particolare sui bambini che affermano di ricordare vite precedenti. Nel suo saggio Life before Life: a scientific investigation of children's memories of previous life, egli descrive quarant'anni di ricerche compiute in tal senso.
I bambini da lui analizzati provengono da ogni angolo del pianeta e da diverse tipologie di famiglia. L'età di questi bambini varia dai due ai sei anni, dopodiché tali ricordi verrebbero dimenticati. I ricercatori, una volta raccolte le testimonianze, sono andati personalmente nei posti indicati dai bambini ad incontrare le persone di cui avevano parlato, riscontrando, a loro dire, che avevano detto la verità.

Psicologi come Tucker analizzano i casi di centinaia di pazienti, e spesso per verificare le informazioni che i bambini ricordano devono interrogare almeno una cinquantina di persone diverse.
Stevenson per primo fa notare che organizzare una truffa coinvolgendo più di cinquantamila persone è quantomeno difficile, se non impossibile.
Secondo la testimonianza di Jim B. Tucker, i bambini analizzati non usano mai l'espressione "vita precedente" pur descrivendo con chiarezza ciò che sarebbe loro avvenuto in passato.
Un bambino turco, per esempio, avrebbe fornito molti dettagli circa la sua famiglia passata residente nella città di Istanbul, che si trovava molto lontano dal luogo dove abitava adesso, aggiungendo particolari di parenti avuti in passato, citando i loro nomi armeni assieme ai relativi indirizzi di casa. Ricordava anche i nomi della moglie e dei figli.

Non tutti i bambini però ricorderebbero le vite precedenti. Tucker avrebbe notato che nel 70% dei casi i bambini ricordano morti avvenute soprattutto in circostanze non naturali, quali incidenti, episodi traumatici improvvisi e morte violenta. A fronte dei suoi vari esperimenti, che lo hanno portato a ritenere che la coscienza non sia un prodotto del cervello bensì dell'anima, e che quindi sia immortale, Jim B. Tucker non vuole usare il termine "reincarnazione", pur affermando che tale possibilità non possa essere esclusa del tutto; egli preferisce parlare di prove concrete sulla sopravvivenza delle emozioni umane in presenza di specifiche circostanze. 

http://www.zonaonirica.com/2011/05/nascere-vivere-morire-e-rinascere.html