gabriella marzia rapisarda

Le Torri del Silenzio

2019-06-21 04:51:41

Lo Zoroastrismo è una religione, nonché una filosofia, basata sugli insegnamenti del profeta Zarathuštra (o Zoroastro) ed è stata in passato la religione più diffusa dell’Asia. Ad oggi i seguaci del zoroastrismo nel mondo sono circa 100.000. Molti vivono nell’India occidentale e sono chiamati Parsi.

I loro antenati fuggirono dall’Iran (la Persia) quando questo divenne un Paese islamico. 

Questa religione concepisce tradizionalmente la morte come un trionfo temporaneo del male sul bene: entrando in un corpo, il demone cadavere contamina tutto ciò con cui entra in contatto.

La carne di un corpo morto così diventa impura, una sorta di agente inquinante che corrode  ciò che lo circonda. Doveva quindi essere creato un insieme di regole per smaltire questi cadaveri nel modo più sicuro possibile.

Dal momento che gli elementi naturali come la terra, l’aria e l’acqua sono sacri, i cadaveri non potevano essere affidati alle acque né tantomeno seppelliti. Anche la cremazione è fuori discussione, dal momento che il fuoco è l’emanazione più pura e diretta della divinità.

Quindi venne sviluppato un complesso rituale, che prevedeva l’esposizione dei cadaveri agli uccelli rapaci ( i quali non toccando mai terra o acqua non avrebbero corrotto la purezza dell’elemento), che in un ultimo e misericordioso atto di carità, avrebbero spogliato l’anima dei suoi poveri resti mortali.

Dopo la morte ogni differenza si appiana, quindi per tutti i defunti era previsto lo stesso trattamento.

Venne anche elaborata una corretta tipologia architettonica al solo scopo di ritualizzare questo tipo di “sepoltura”.

e spoglie mortali vengono trasportate nel deserto dai cosiddetti nasellars (in pratica i tradizionali portatori del feretro, in questo caso del corpo), fin su delle colline di arenaria, per essere poi sistemati in costruzioni cilindriche dette Torri del Silenzio

Chiamate Dakhmeh, queste torri sono delle strutture di solito abbarbicate sulla cima di una collina, composti da piani concentrici che circondano un pozzo centrale. I corpi vengono disposti ad anello: gli uomini, nell’anello più esterno, poi donne e bambini.

Un guardiano, tradizionalmente, abitava vicino alla Torre del Silenzio, ed era l’unica persona autorizzata a gestire le procedure cerimoniali, mentre i parenti del defunto alloggiavano in un’abitazione sotto la costruzione ed era loro proibito entrare.

In Iran questo cerimoniale affascinante seppur parecchio macabro venne messo nel dimenticatoio, e le Dakhmeh vennero vietate negli anni ’70.

Al contrario, i moderni Parsi di MumbaiKarachi mantengono ancora la tradizione della sepoltura a mezzo esposizione, attraverso l’uso di proprie Torri del Silenzio, le Cheel Ghar.

Sulla Malabar Hill di Mumbai se ne trova una e l’ingresso alla collina è severamente vietato a tutti i non Parsi.

In India, il termine Doongerwadi (usato per designare appunto questi luoghi) entrò in uso dopo che una torre venne costruita su una collina con quel nome. La parola dagdah (il fuoco sacro dei zoroastriani) invece compare sia nei testi indiani che iraniani anche se con un’accezione diversa, in quanto per i primi designa una sorta di divinità.

Il termine “Torre del Silenzio” è un neologismo attribuito a Robert Murphy, che, nel 1832, lavorava come interprete per il governo coloniale britannico in India, mentre il primo riferimento all’esposizione rituale viene da Erodoto(Storie i.140), che descrive i segreti di alcuni riti sebbene in maniera piuttosto vaga. 

Inoltre, i Magi (termine biblico che alla fine è stato storicamente ricollegato ai sacerdoti zoroastriani) praticavano apertamente questo tipo di sepoltura, imbalsamando in seguito le spoglie rimaste con la cera e sistemandolo in una sorta di trincea.

Secondo la leggenda (incorporata da Ferdowsi nel suo Shahnameh), Zoroastro stesso è interrato in una tomba di Balkh (nell’attuale Afghanistan).

In seguito alla rapida espansione delle città indiane, queste torri adesso si ritrovano nei centri abitati, ma rimangono separati dal trambusto metropolitano da giardini e vere e proprie foreste.

Ma nel corso degli anni si sono presentati dei problemi legati allo, chiamiamolo un po’ crudamente così, smaltimento. Ad oggi la popolazione di uccelli rapaci nel subcontinente indiano è  drasticamente diminuita, principalmente a causa di avvelenamento da farmaci, come il Dicoflenac, che cominciarono ad essere usati per il bestiame a partire dal 1990, i pochi uccelli sopravvissuti sono spesso incapaci di consumare completamente i corpi, quindi la comunità Parsi in India sta attualmente valutando l’allevamento in cattività di avvoltoi e l’uso di “concentratori solari” (sostanzialmente dei grandi specchi) per accelerare la decomposizione.

Il diritto di utilizzare le Torri del Silenzio è una questione molto dibattuta tra la comunità Parsi ed il resto del Paese.

Le strutture sono generalmente gestite dagli Anjumans, provenienti prevalentemente da associazioni zoroastriane locali.

In accordo con gli statuti indiani, queste associazioni hanno autorità nazionale sui diritti di proprietà e hanno finanche il diritto di concedere o limitare l’ingresso e l’uso delle torri, con il risultato che spesso ne viene vietato l’utilizzo ad un figlio di “matrimonio misto”, cioè progenie di unioni in cui un genitore è Parsi e l’altro non lo è.

Sebbene sia piuttosto difficile concepire l’usanza della scarnificazione dei cadaveri per noi “occidentali”, una Torre del Silenzio ce l’abbiamo anche in suolo italico: il prenuragico Complesso archeologico di Sa Figu ad Ittiri, in Sardegna. È un recinto costituito da otto megaliti, vicino a delle domus de janas, ipogei che in questo caso non venivano però previsti come luoghi sepolcrali principali.

fonte: https://bollyrama.altervista.org/le-torri-del-silenzio/