gabriella marzia rapisarda

Il piacere del silenzio

2019-06-21 05:30:31

Sempre più persone decidono di staccare con una vita piena di rumori alla ricerca di un'oasi silenziosa. Dove? Da una tenda in mezzo al nulla ad hotel specializzati.

Fare silenzio 

Per rigenerarsi. Lo scrive il Wall Street Journal, dando conto di una serie di libri tutti dedicati al silenzio. E alla solitudine, che del silenzio è condizione ineludibile. Fuggire dal rumore del mondo, isolarsi, trovare un proprio cantuccio e lì stare: solo così mente e corpo ritrovano se stessi, le infinte possibilità di benessere che hanno al proprio interno. Non sono necessarie scelte di vita estreme. Non tutti hanno la vocazione all’eremitaggio. Seppure gli insegnamenti dei grandi solitari possono servire. Fra questi Catherine de Hueck-Doherty, che nel suo indimenticato “Pustinia” (Jaca Book) insegna come ognuno in casa propria possa dedicare una stanza, o anche un semplice angolo, al silenzio. È sufficiente una tenda a chiudere fuori il mondo circostante. Entrare in quel cantuccio e stare. Dopo un iniziale smarrimento, qualcosa inizia a parlare, la parte più vera di sé, la voce del silenzio. Parole che ricentrano, donando quiete e piacere spirituale. 

Le tecniche sono tante. Fra queste Vipassana, che nell’antica lingua indiana Pali significa «vedere le cose in profondità, come realmente sono». È praticabile da tutti — a Lutirano presso Marradi, in provincia di Firenze, esiste l’unico centro italiano attivo — e mira al totale sradicamento dalle impurità mentali e alla conseguente felicità della piena liberazione. Ma in Italia c’è anche Ermito, Hotelito del Alma, vicino a Terni, eremo laico dove trascorrere del tempo lontano dai rumori della quotidianità. Le stanze sono dette “Celluzze”. Ricalcano il modello delle antiche celle utilizzate dai vecchi padri eremiti. 

Ogni professione può essere praticata coltivando il silenzio. La conditio sine qua non è avere il coraggio di staccare almeno un’ora ogni tanto dal rumore. Anzitutto da Internet, dagli smartphone, dai collegamenti col mondo esterno. Erling Kagge, esploratore norvegese di cinquantaquattro anni, ha staccato col mondo fuggendo fra i ghiacci, primo uomo a raggiungere il Polo Sud in solitaria: «Se si ascolta, il silenzio ti parla», dice. Insieme a lui, tanti altri. Fra questi un giornalista di The Verge, Paul Miller, che ha deciso di trascorrere un anno senza Internet. Il 30 aprile del 2012, alle 23.59, staccò il cavo Ethernet. Spense il router Wifi e vendette lo smartphone. Settimanalmente, per posta, mandava un resoconto della sua vita al giornale. Scoprì il piacere di fare ciò che amava veramente, come scrivere, o incontrare delle persone in carne e ossa. Poco dopo, tuttavia, dovette ammettere che nonostante in tanti abbiano scritto «contro l’amico su Facebook, io vi posso garantire che è meglio un amico su Facebook che niente». Michael Finkel è un americano che ha vissuto per ventisette anni da solo nei boschi. Ascoltare le piante, il rumore dell’acqua, e soprattutto tacere, è stata per lui una possibilità unica di benessere e intimo piacere. Nella vita di tutti i giorni, sono tanti i professionisti che si ricavano momenti di silenzio. Il più gettonato è andare a correre. Mezzora di puro silenzio anche nel mezzo della città. 

fonte: http://www.repubblica.it/rclub/piaceri/2017/04/28/news/il_piacere_del_silenzio-163924882/#gallery-slider=101025882