Francesco Maccioni

Founder Junior

L’Empatia

2020-07-12 17:55:00

Cari amici e membri della community di Cam.TV desidero tra la giornata di oggi e quella di domani affrontare ed approfondire insieme il tema riguardante l’empatia.

Cari amici direi che l’empatia riunisce ben tre caratteristiche in sé: è una capacità, un’abilità ed un’abilità sociale approfondendo esse troviamo:

- L’empatia è la capacità di “mettersi nei panni dell’altro” o come sostiene la dottrina buddista “indossare i guanti dell’altra persona” percependo, in questo modo, emozioni e pensieri.

Empatia è’ un termine che deriva dal greco en-pathos ossia “sentire dentro”, e consiste nel riconoscere le emozioni degli altri come se fossero proprie, calandosi nella realtà altrui per comprenderne punti di vista, pensieri, sentimenti, emozioni e “pathos”.


- L’empatia è un’importante competenza emotiva grazie alla quale è possibile entrare più facilmente ed efficacemente in sintonia con la persona con la quale si interagisce e ci si relaziona.


- L’empatia rappresenta essere anche un’abilità sociale di fondamentale importanza e rappresenta uno degli strumenti di base di una comunicazione interpersonale efficace e gratificante.

Nelle relazioni interpersonali l’empatia costituisce una delle principali “porte d’accesso” agli stati d’animo e quindi in termini generali al “mondo” dell’altra persona. Grazie a essa si può non solo afferrare il senso di ciò che asserisce l’interlocutore, ma si può cogliere anche il significato più recondito psico-emotivo; questo ci consente di espandere la valenza del messaggio, cogliendone elementi che spesso vanno al là del contenuto semantico della frase, esplicitandone la metacomunicazione, che è quella parte veramente significativa del messaggio, espressa dal linguaggio del corpo, la quale è possibile decodificare proprio grazie all’ascolto empatico.


L’empatia secondo le scienze umane designa un atteggiamento verso gli altri caratterizzato da un impegno di comprensione del prossimo, escludendo ogni attitudine affettiva personale (simpatia, antipatia) e ogni giudizio morale. Fondamentali  in questo contesto sono sia gli studi pionieristici di Darwin sulle emozioni e sulla comunicazione mimica delle emozioni, sia gli studi recenti sui neuroni specchio scoperti da Giacomo Rizzolatti, che confermano che l’empatia non nasce da uno sforzo intellettuale, è bensì parte del corredo genetico della specie.

Mentre nell’uso comune, empatia è l’attitudine a offrire la propria attenzione per un’altra persona, mettendo da parte le preoccupazioni e i pensieri personali.

L’ Empatia secondo la sua definizione :


Con il termine empatia si intende la capacità di immedesimarsi con gli stati d’animo e con i pensieri dell’altra persona, sulla base della comprensione dei suoi segnali emozionali, dell’assunzione della sua prospettiva soggettiva e della condivisione dei suoi sentimenti (Bonino, 1994).

A livello neurobiologico, la comprensione della mente e dei vissuti dell’altro è sostenuta da una particolare classe di neuroni, definiti neuroni specchio: partecipare come testimoni ad azioni, sensazioni ed emozioni dell’altro individuo attiva le stesse aree cerebrali di norma coinvolte nello svolgimento in prima persona delle stesse azioni e nella percezione delle stesse sensazioni ed emozioni (Gallese, 2005).


Cenni storici riguardo l’empatia :


Il termine empatia era usato già nell’antichità ed indicava il rapporto emozionale di partecipazione che legava nell’antica Grecia l’autore – cantautore (aedo) al suo pubblico.

Empatia pertanto significava sentirsi dentro l’altro, sperimentare il modo in cui l’altra persona vive un’esperienza.

Il concetto di empatia in filosofia è stato introdotto alla fine dell’ Ottocento dallo studioso di arti figurative Robert Vischer nell’ambito della riflessione estetica per definire la capacità della fantasia umana di cogliere il valore simbolico della natura. Egli faceva uso del termine “Einfühlung” che, successivamente è stato tradotto in inglese come “empathy”.


Empatia e Neuroestetica:


A partire dalla fine del 19°secolo, i cosiddetti filosofi “empatisti” sostenevano che la principale fonte di godimento estetico sia “l’Einfuhlung”, ossia l’empatia con l’opera d’arte, nella convinzione che l’uomo sia un “animale empatico” derivante da una sorta di risonanza simpatetica che il corpo è in grado di instaurare con l’immagine.

Nel 2007  David Freedberg, professore di Storia dell’Arte del Dipartimento di Storia dell’Arte e Archeologia presso la Columbia University di New York e Vittorio Gallese, neuroscienziato dell’Università di Parma grazie ai progressi della moderna neuroscienza hanno dato una risposta scientifica alla relazione empatia-arte figurativa. A seguito dei loro esperimenti sul sistema neuronale specchio essi hanno concluso che nell’uomo anche l’osservazione di un’opera d’arte sia in grado di attivare il sistema motorio, per via  della sua abilità di attivazione dinanzi ad azioni finte, ambigue o mimate.

L’empatia in psicologia :

Agli inizi del Novecento il filosofo e psicologo tedesco Theodor Lipps introdusse la dimensione dell’empatia in psicologia, parlando di partecipazione profonda all’esperienza di un altro essere, introducendo così il tema dell’alterità, che verrà poi ripreso dalla scuola fenomenologica. Per egli l’osservazione dei movimenti altrui suscita in noi lo stesso stato d’animo che è alla base del movimento osservato, tuttavia questo stato non viene percepito come una propria esperienza, ma viene proiettato sull’altro e legato al suo movimento; si tratterrebbe di empatia come partecipazione o imitazione interiore non perdendosi nell’altro


Alcune teorie sull’Empatia e Modelli:

nel 1921 Sigmund Freud afferma che noi possiamo conoscere l’esistenza di una vita psichica diversa dalla nostra solo attraverso l’empatia , egli non considera l’empatia come un metodo terapeutico, solo lo psicoanalista  austriaco naturalizzato statunitense Heinz Kohut farà questo passaggio parecchi anni dopo.

Heinz Kohut infatti considera l’empatia, non solo come uno strumento di conoscenza, ma anche come un importante strumento terapeutico: secondo lui  l’esposizione ripetuta a esperienze di comprensione empatica, da parte dell’analista, serve a riparare i “difetti del Sé” del paziente.

George Herbert Mead un filosofo, sociologo e psicologo statunitense, considerato tra i padri fondatori della psicologia sociale nel 1934 aggiunge al costrutto di empatia una componente cognitiva.
Secondo la teoria dei neuroni specchio, elaborata dal gruppo del neuroscienziato italiano Giacomo Rizzolatti, l’empatia nascerebbe da un processo di simulazione incarnata (Gallese, 2006) che precede l’elaborazione cognitiva.
Nel 2009 il Fassino evidenziò come nell’attivazione dell’empatia si realizzi” un processamento delle emozioni dal basso verso l’alto, nell’esperienza di condivisione delle emozioni altrui, e un processamento delle emozioni dall’alto verso il basso, attraverso il controllo delle funzioni esecutive, che permette di regolare e modulare l’esperienza di condivisione”.

L’Empatia e i Neuroni Specchio :

Per il docente di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica Vittorio Gallese, uno degli scienziati italiani scopritori dei neuroni specchio, alla base dell’empatia vi sarebbe un processo di ‘simulazione incarnata’ (Gallese, 2006), ossia un meccanismo di natura essenzialmente motoria molto antico dal punto di vista dell’evoluzione umana caratterizzato da neuroni, i quali  agirebbero immediatamente prima di ogni elaborazione più propriamente cognitiva.


La teoria di Martin Hoffman psicologo americano, professore emerito di psicologia clinica e dello sviluppo ( Empatia e Sviluppo) :

Il modello elaborato dal Professor Hoffman fornisce una descrizione dello sviluppo dell’empatia articolata e complessa; egli infatti estende la definizione di empatia a una serie più ampia di reazioni affettive coerenti con il sentimento provato dall’altro e colloca le prime manifestazioni di empatia nei primissimi giorni di vita. Egli inoltre non ha un concetto “unitario” di empatia ma l’articola in diverse forme, le quali man mano che procede lo sviluppo diventano più mature e sofisticate propone un modello a tre componenti: affettiva, cognitiva e motivazionale.
Secondo Il Professor Hoffman l’empatia si manifesta fin dai primi giorni di vita e questa considerazione riflette la maggiore autonomia e rilevanza che egli attribuisce alla dimensione emotiva dell’empatia: nelle primissime manifestazioni empatiche, infatti è la dimensione affettiva ad avere il ruolo di maggior rilevanza, mentre la dimensione cognitiva sarebbe pressoché assente; procedendo nello sviluppo la componente cognitiva acquisirebbe un’importanza crescente compenetrandosi sempre di più con quella affettiva, permettendo cosi’ lo sviluppo di forme più evolute di empatia.
Oltre alla componente cognitiva e a quella affettiva sempre secondo il Professor Hoffman interviene nell’esperienza empatica un terzo fattore: la componente motivazionale. 

L’esperienza di empatizzare con una persona sofferente infatti rappresenterebbe una motivazione per mettere in atto comportamenti di aiuto. L’effetto motivante dipenderebbe dal fatto che il condividere l’emozione dell’altro, soccorrendolo, fa provare a chi aiuta uno stato di benessere, mentre la scelta di non confortare l’altra persone porterebbe con sé un senso di colpa.

L’empatia nella sua forma più matura pertanto si caratterizza come una risposta a un insieme di stimoli comprendenti il comportamento, l’espressività e tutto ciò che si conosce dell’altra persona e l’acquisizione di questa funzione, dato l’alto livello di complessità dei meccanismi cognitivi implicati, ha un’evoluzione graduale che trova, in gran parte delle persone, pieno compimento intorno all’età dei 13 anni.
 

Empatia e Mentalizzazione :


  Un lavoro abbastanza recente e di notevole interesse è quello di Choi-Kain & Gunderson (2008) i quali dell’empatia  riportano tre aspetti che accomunano le varie definizioni e concezioni:    

  •     una     reazione affettiva che comporta la condivisione di uno stato emotivo     con l’altro;

        
  •     la     capacità cognitiva di immaginare la prospettiva altrui;

        
  • una capacità di mantenere in modo stabile una distinzione sé-altro.

       

        

         L’empatia è     stata oggetto di diverse modalità di studi, da quelli più     neuroscientifici di neuroimmaging fino a alle     misure     self-report. Le sovrapposizioni e differenze con     la teoria della  mentalizzazione toccano     diversi aspetti. In primo luogo entrambi implicano l’apprezzare     gli stati mentali altrui, a cui però l’empatia aggiunge     la condivisione e la preoccupazione. Inoltre l’orientamento     dell’empatia è     rivolto più verso gli altri mentre     nella     mentalizzazione  sarebbe     equamente     distribuito. Entrambe operano sia a livello implicito che esplicito     ma l’empatia viene     considerata in     modo particolare     nella sua modalità più implicita. Infine il contenuto     dell’empatia, come per la mentalizzazione, comporta l’uso di abilità cognitive ma è focalizzato soprattutto sugli affetti.

    Infine desidero proporvi brevi cenni riguardanti l’Empatia e     la Psicopatologia:

        

    I disturbi di personalità del cluster B, i quali sono caratterizzati da tratti di drammaticità e impulsività, comportano una alterazione delle relazioni interpersonali e una disregolazione emotiva, che può almeno in parte essere ricondotta ad un deficit a livello empatico

       

        

        Cari     amici desidero terminare il tale trattato     scientifico     sull’Empatia     riportandovi e     condividendo il     pensiero del psicologo     statunitense Carl Ramson Rogers, fondatore della terapia non     direttiva e noto per i suoi studi sul counseling e la psicoterapia     all'interno della corrente umanistica della psicologia:

        

        “  La     più alta espressione dell’empatia è nell’accettare e non     giudicare ” un pensiero che seppur molto breve esprime tanta saggezza e     bellezza in sé, è un pensiero che io personalmente condividendolo     amo e ritengo che ci conduce     ad     una profonda riflessione invitandoci al tempo stesso ad educarci     all’accettazione e nel non esprimere giudizi, che     non è altro che un'invito ad elevarci.


       

        

        


Francesco Maccioni - ricercatore indipendente





Fonti : State of Mind  Web Page

            La Finestra sul Cielo Interiore  Facebook Page


Immagine tratta da(by) La Finestra sul Cielo Interiore  Facebook Page