Francesco Maccioni

Founder Junior

Come sono cambiati la nostra dieta ed il nostro stile di vita durante la quarantena

2020-05-20 15:30:44

Durante questo periodo un italiano su due ha alleviato l’ansia assumendo cibi ricchi di zucchero per poi pian piano riscoprire la nota dieta mediterranea.

Gli esperti sembrano nel concordare che la pandemia ha cambiato il nostro modo di vivere anche per quanto riguarda le abitudini alimentari e quelle legate all’attività fisica, la riscoperta dell’habitat domestico ha infatti portato a modificare la dieta e l’attitudine alla pratica dello sport.

Finora ognuno ha elevato a sistema l’esperienza personale ed ora cominciano ad emergere dati più robusti.Le evidenze seppur preliminari svelano il doppio volto che il periodo di quarantena ha presentato, se nelle prime settimane siamo stati propensi nel concederci qualche “strappo alla regola” di troppo, con il decorso del tempo abbiamo sviluppato una “forma di adattamento” che in parecchie persone ha determinato un miglioramento delle proprie scelte alimentari ed è da qui che occorre ripartire per evitare il crescere della quota di italiani alle prese con i chili di troppo.

E’ quanto è emerso riguardo alle abitudini della popolazione italiana durante il periodo di lockdown  secondo un’indagine condotta da dei ricercatori dell’Università di Roma Tor Vergata i quali hanno chiesto per due settimane ad oltre 5000 italiani di rispondere ad una serie di quesiti mirate a valutare i cambiamenti dei consumi alimentari e dello stile di vita durante la Fase1 della pandemia causata dal Virus Covid-19.

E’ emerso uno spaccato che rappresenta uno scenario frastagliato.




La Dottoressa  Laura Di Renzo, docente di nutrizione clinica e nutrigenomica dell'ateneo capitolino e coordinatrice dell'indagine, i cui risultati saranno presto pubblicati su una rivista scientifica afferma “Sicuramente siamo tornati a mettere le mani in pasta.Nel nostro campione, quasi 1 persona su 2 si è dilettata preparando i dolci e 1 su 3 impastando pizzefocacce in casa”

Ciò rappresenta un aspetto che nelle prime fasi ha portato molti di noi a eccedere con i carboidrati. Il 48 per cento degli intervistati ha dichiarato di aver alleviato l'ansia con alimenti che ne erano ricchi, per certi versi rapprsenta una ricaduta inevitabile visto che la voglia di alimenti ricchi in zuccheri semplici può scattare in particolare in periodi caratterizzati da un forte stress come quello di questo periodo di quarantena da quanto sembra emergere.

Questa evoluzione dei comportamenti abbinata alla ridotta attività fisica ed al crescente ricorso allo smart working ( a quanto pare rituale per un terzo degli intervistati), ha portato quasi la metà dei partecipanti all'indagine (una cifra del 48 per cento) a registrare un aumento del peso corporeo.Quello che è emerso è un aspetto che preoccupa la Società Italiana di Nutrizione Umana (Sinu), la quale stima che si sarebbe registrato un incremento del 3-4 per cento dei chili in eccesso, emerge pertanto l'identikit di un uomo adulto poco o nulla attivo in una situazione così particolare. Ad arrecare i danni maggiori in questi frangenti  è stata la sedentarietà in aggiunta alla dieta dato che è venuta meno la frequentazione delle palestre e la pratica di sport di gruppo.Quanto all’abitudine all’attività fisica negli appartamenti a crescere, tra il pre e post periodo del VirusCovid-19 è stata soltanto la quota di italiani che si è allenata in casa cinque o più volte alla settimana (per una percentuale dal 6 al 16 per cento), ciò equivale a dire che le abitazioni si sono trasformate in luoghi di benessere soltanto per chi praticava attività fisica già precedentemente con frequenza.

All’indagine in questione hanno partecipato  per lo più donne, per una percentuale del 76 per cento del campione tra i 16 e gli 85 anni, ma sembra che la quarantena abbia modificato anche le abitudini dei bambini in una Nazione la nostra che vede già avanzre i tassi di sovrappeso e obesità infantile rappresentando i dati i secondi In Europa dopo quelli della Grecia, il timore è pertanto che questi fattori possano presto diventare delle piaghe sociali.

La Dottoressa Maria Rosaria Licenziati, direttore del centro obesità e patologie endocrine correlate dell'azienda ospedaliera di rilievo nazionale Santobono-Pausilipon di Napoli i una sua analisi del fenomeno sostiene “La quarantena potrebbe aumentare la quota di bambini in eccesso ponderale.La supposizione nasce dal maggior consumo di alimenti elaborati e ricchi di calorie che avviene in larga parte degli appartamenti, oltre alla mancanza di attività fisica.

La scuola è il luogo ideale per dare ai bambini le informazioni riguardanti gli stili di vita e per fornire almeno un pasto equilibrato al giorno, grazie alle mense scolastiche. Tutto ciò, purtroppo, è mancato in questi mesi.Mi auguro che, nelle lezioni a distanza, sia stato dato ampio spazio anche all'educazione fisica. Molti bambini, a causa del lockdown e vivendo in case con spazi ridotti, sono stati costretti a fermarsi da un giorno all'altro».

Sembra che ad incidere maggiormente sul giro vita sia l’inattività fisica, a confermare tale fattore sarebbe un altro dato svelato dall'indagine; con il passare delle settimane gran parte degli italiani ha imparato infatti a dare anche più spazio ad alimenti salutari, probabilmente segno che, una volta adattatici alla nuova ordinarietà, complice il maggior tempo da dedicare alla cucina e l'impossibilità di «rifugiarsi» in barpizzerie e ristoranti, essi hannoo riscoperto il valore della dieta mediterranea.Si evince ciò dal lavoro condotto dai ricercatori dell’Università Tor Vergata dato che il 63 per cento dei partecipanti ha messo in atto i dettami dello schema portato all'attenzione da Ancel Keys.Dall’indagine è emerso che la risposta migliore proviene dagli abitanti delle regioni del Nord Italia rispetto a coloro che vivono nelle aree in cui poggiano le fondamenta dello schema alimentare elaborato studiando la longevità degli abitanti del Cilento. Accanto ai prodotti freschi come il pane e gli ortaggi di stagione, nei mesi di  Marzo ed Aprile pare siano aumentati i consumi di legumipescevegetali formaggi sia conservati o surgelati. 

La Dottoressa  Elena Dogliotti, biologa nutrizionista della supervisione scientifica di Fondazione Umberto Veronesi in una sua analisi sostiene “ Questi sono comportamenti che dovremmo portarci anche oltre l'esperienza della quarantena”: il nodo sembra sia nelle porzioni dato che muovendoci di meno ognuno di noi ha  visto calare il proprio fabbisogno energetico,un aspetto questo da tenere sempre presente a tavola, a maggior ragione se si consumano alimenti ricchi in zuccheri grassi

Il progressivo abbandono del junk food è un segno di come il comportamento dei nostri connazionale non è cosi’ negativo, cucinando di più abbiamo infatti ridotto i consumi di snack salati, bevande gassate e zuccherate, carne lavorata, prodotti da forno e dolci confezionatiè quanto emerge dall’analisi  della Dottoressa  Laura Di Renzo.

I ricercatori,alla luce dei dati riportati, raccomandano di seguire una dieta sana ed equilibrata privilegiando le materie prime salubri e genuine e riducendo quanto più possibile i prodotti confezionati e processati.

“I consigli non cambiano: ogni pasto che portiamo a tavola deve contenere cereali, meglio se integrali, verdure e una fonte proteica - conclude Dogliotti -. Per le proteine, meglio prediligere quelle di origine vegetale, poi quelle del pesce, delle uova, della carne bianca e della carne rossa. Il bilancio giornaliero dovrebbe prevedere, complessivamente, il consumo di cinque porzioni di verdura (400 grammi, ndr) e  frutta (250 grammi, ndr).L'avvicinarsi dell'estate ci offre la possibilità di consumare frutti ricchi di acqua quali le fragole, le ciliege, i kiwi, le nespole e le albicocche” è quanto sosstiena la Dottoressa  Elena Dogliotti mentre la Professoressa Annamaria Colao, ordinario di endocrinologia e malattie del metabolismo all'Università Federico II di Napoli, nel webinar di Fondazione Umberto Veronesi dal titolo «Come seguire stili di vita corretti ai tempi del Covid-19» ha sostenuto quanto sia importante riprendere l’attività fisica durante la Fase2 visto il rilevante impatto determinato dalla sedentarietà, in maniera graduale se negli ultimi due mesi la si è messa da parte e che praticare sport, oltre che per sentirsi in forma e apprezzarsi di più, è un fattore importante anche per rafforzare il sistema immunitario



Fonte : Fondazione Umberto Veronesi  Web Page

Immagine tratta da(by) Fondazione Umberto Veronesi  Web Page